Primarie Pd, Renzi: «Vittoria bella e netta per Zingaretti, lo aiuterò. In coda ai seggi pure i delusi M5S»

Matteo Renzi
4 Minuti di Lettura
Lunedì 4 Marzo 2019, 00:05 - Ultimo aggiornamento: 07:40
«Il milione e mezzo ai seggi, il lungo fiume di persone di sabato a Milano, i pienoni alle presentazioni del libro», sono per Matteo Renzi «splendidi segnali di una comunità viva e di una stagione politica, quella del M5S, che volge al termine». 

L’augurio ai tre candidati alla segreteria Pd, l’ex presidente del Consiglio lo aveva dato prima dell’apertura dei seggi. In serata l’abbraccio al vincitore con il riconoscimento di «una vittoria bella e netta». Successo scontato quello di Zingaretti, «quasi uguale al mio», e dovuto al «fatto che la gente non ne può più». «Ora abbiamo un segretario forte» al quale l’ex premier rinnova l’impegno scritto nel suo ultimo libro: «Chiunque vincerà avrà il nostro sostegno». Quindi, «nessuna guerriglia da parte mia» - come quella che è convinto di aver subito sin dal primo giorno - perchè con le primarie di ieri si cambia pagina. La “strategia dei popcorn”, che tante critiche gli valse, sembra dare i suoi frutti anche prima del previsto perché il M5S è «in forte crisi» e «il governo sovranista in pieno marasma».

IL BIS
Ieri mattina Renzi al seggio in piazza Tasso a Firenze è andato in Vespa e la fila si era già formata. «In coda anche molti elettori grillini» spiega soddisfatto. Non dice l’ex premier per chi ha votato, ma non c’è dubbio che tra i tre Roberto Giachetti mostra grinta renziana quando dice «no» al rientro nel partito dei fuoriusciti della «ditta», e «no» ad intese future con i grillini. Due punti fermi che piacciono a Renzi. Soprattutto il secondo, perchè è convinto che «in qualche modo il governo e questa maggioranza arriveranno a maggio». E dopo? L’ex segretario sospira, «la partita vera inizia dopo». Quali siano i giocatori della «partita» l’ex segretario non lo dice, ma poichè in gioco ci sono 40 miliardi da trovare per fare la legge di Bilancio, toccherà a Zingaretti evitare di fare il bis di Bersani del 2011. «Darò una mano», assicura, «come tutti gli ex, ma non voglio incarichi» anche se, proprio in qualità di ex, è membro di diritto dei principali organi del partito. 

Dai dati usciti dai gazebo non ne esce bene il tentativo di molti renziani o ex renziani, di condizionare il segretario. Vittoria schiacciante, quella di Zingaretti, «in una giornata splendida dove ha vinto la democrazia». La soddisfazione per l’affetto ricevuto mentre era in fila al seggio, si somma a quella per aver visto giusto sui grillini e l’assoluta necessità di non stringere accordi con un movimento gestito da una srl, da una piattaforma privata e che spinse il Pd a mandare in streaming le riunioni e direzioni di partito, salvo poi rispolverare riti da “conclave”. «Sono contento che tutti e tre abbiano detto no all’accordo con il M5S», ripete Renzi quasi a ricordare al vincitore l’impegno preso. Sul tema delle alleanze possibili, non si sbilancia anche se con i suoi ammette che «è stata una mia passione». «Ma ora è tutta materia del nuovo segretario», precisa sollevato.
La recessione, i cantieri fermi, la Tav bloccata, gli investimenti al palo, la disoccupazione in aumento, lo spread sempre alto, l’aumento del debito pubblico, l’isolamento dell’Italia in Europa, sono per Renzi la conferma dell’azzardo che ha fatto il Paese affidando il proprio destino ai partiti sovran-populisti che compongono l’attuale governo. Ma se la Lega rappresenta per Renzi una forma un po’ più brutale della destra sempre presente in Italia, la soddisfazione più grossa è veder «sgonfiarsi come un palloncino» il M5S con il quale solo un anno fa c’era chi pensava nel Pd di stringere un’alleanza. Il paletto del «mai con Di Maio» è ora ben piantato, ma poichè in Italia si governa alleandosi, è facile pensare che il problema si riproporrà. Magari dopo un nuovo passaggio elettorale, o magari anche prima qualora l’attuale esecutivo non riesca a mangiare un altro panettone.

LE COLPE
Scenari che non sembrano interessare l’ex segretario quasi euforico per «il festival della democrazia» che c’è stato ai gazebo-Pd. «C’è un pezzo di Italia che guarda con interesse a ciò che facciamo», aggiunge soddisfatto, «godiamoci questa giornata» anche perché loro «stanno morendo e noi torniamo in pista». In quel «noi» c’è tutta la voglia dell’ex premier di rientrare. Anche perché è convinto che la fine del grillismo è irreversibile e che su molte questioni tornerà a vedersi riconosciute quelle ragioni negate sinora. Ed in effetti qualche mea culpa è già risuonato.
© RIPRODUZIONE RISERVATA