Poteri speciali per Roma, Gelmini: «Il Parlamento acceleri, la Capitale ne ha bisogno»

La ministra agli Affari regionali: «Ci sono temi su cui la città deve darsi leggi proprie»

Gelmini: «Il Parlamento acceleri, la Capitale ne ha bisogno»
di Francesco Malfetano
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Mercoledì 3 Novembre 2021, 00:56 - Ultimo aggiornamento: 4 Novembre, 09:47

«Roma ha bisogno di strumenti per essere all’altezza delle altre Capitali mondiali». Serve una «legge costituzionale» che conceda al Campidoglio il potere di deroga rispetto alla Regione, «per esempio in materia di valorizzazione dei beni culturali e ambientali», e serve subito. «Ora si può e si deve accelerare». Su Roma la ministra degli Affari Regionali Mariastella Gelmini, ha le idee chiare: per dotare la Capitale di poteri speciali «non si può più attendere». 

Ministro Gelmini, in audizione ieri ha presentato la relazione della Commissione guidata dal professor Marini e da lei voluta. Ma ora? Quali sono i tempi e l’iter per la legge?

«Per quanto mi riguarda la vetrina del G20 conferma che Roma ha una sua specialità, ma non dipende tutto da me. È la capitale di una delle sette economie più sviluppate del Pianeta, la sede della Cristianità e un serbatoio inesauribile di storia, arte e cultura. Per passare dalle parole ai fatti occorre la volontà politica. La commissione di studio che ho insediato ha concluso i lavori e li ha messi a disposizione del Parlamento. Per dare a Roma poteri più pervasivi occorrerebbe intervenire o con modifiche di rango costituzionale o con legge ordinaria, attuando l’articolo 114 della costituzione, e queste cose si fanno in Aula. È la conclusione a cui sono giunti i costituzionalisti che ho coinvolto ed è la strada che sembrano prediligere in commissione alla Camera.

Ci sono i presupposti per passi in avanti decisivi».

Sui tempi? 

«Si può e si deve accelerare: le forze politiche hanno progetti compatibili e se la legislatura va a scadenza naturale, c’è lo spazio per approvare la riforma».

Lei fa intendere che il governo interverrà se sarà necessario. 

«Lasceremo al Parlamento il tempo per mettersi d’accordo sui pochi punti divisivi. Ora non è un tema. Al netto di ciò che ha definito auspicabile la Commissione di studio bisogna decidere se la riforma è costituzionale o ordinaria. E stabilire le competenze ricorrendo a un principio di leale collaborazione da declinare o con una commissione paritetica o con l’intesa fra Stato, Regione e Comune. Poi c’è da capire come rafforzare i municipi. Accordati su ciò non servirà sostituirsi al Parlamento».

Dopo le comunali e il successo del Pd non si rischia che la volontà politica del centrodestra o della Lega, che non ama la Capitale, si attenui? 

«La Lega si è data da anni un profilo nazionale: i tempi di ‘Roma ladrona’ sono passati. Si fanno le cose che servono al Paese e una Capitale all’altezza dei tempi è una esigenza del Paese. Chiunque la governi».
Non è che la Lega ha chiesto che l’intesa su Roma sia legata all’autonomia differenziata?
«Non c’è uno scambio politico. Il ragionamento che faccio è che, soprattutto ora, abbiamo il compito di rammendare il divario tra i territori. Non solo quello Nord-Sud, ma anche fra centro e periferie, metropoli e aree interne, pianura e montagna. E dobbiamo quindi rispondere a quelle regioni che hanno chiesto più autonomia». 

Nascerà una nuova Regione, la regione di Roma Capitale?

«L’Italia non ha bisogno di nuove regioni. Potrebbe invece nascere un ente con poteri specifici, compreso quello legislativo. Ma non in sostituzione di quello della Regione: il modello preferibile per la commissione di studio è quello della cosiddetta “legislazione per differenza”, o “derogatoria”. A Roma si applicherebbero le norme della Regione Lazio a meno che la Capitale non escluda tale applicazione o non ne deroghi le prescrizioni».

Può fare un esempio? Quali materie regionali coinvolge?

«A Roma si applicherebbero le norme legislative della Regione per esempio in materia di valorizzazione dei beni culturali e ambientali, salvo che l’ente Roma Capitale non decidesse di adottare una disciplina sua, in tutto o in parte diversa. Sulle materie mi pare che razionalità ed economia vorrebbe che alcune - penso alla salute e ai trasporti - restassero di competenza regionale. E in questo senso si è espressa la commissione. Ma sono ipotesi sulle quali si deve esprimere il Parlamento».

Il rafforzamento della Capitale passa anche per maggiori funzioni e poteri ai Municipi?

«È un altro elemento di convergenza in tutte le proposte come nello studio dei costituzionalisti. Le dimensioni inusuali della Capitale la rendono una necessità imprescindibile: dobbiamo pensare ai cittadini romani e ai loro disagi e per questo il decentramento è fondamentale».

Ciò non è in contraddizione col fatto che nel Pnrr Roma ha ricevuto poche attenzioni?

«Il Pnrr cambierà in meglio anche Roma: l’infrastrutturazione materiale e immateriale, gli investimenti per la transizione digitale e green, per la sanità e l’istruzione, e anche gli interventi per giovani e donne. Ciò evidenzierà ancora che Roma necessita di una nuova ‘infrastruttura’ normativa per far fruttare al meglio i propri talenti. Dobbiamo farlo subito per essere pronti al Giubileo del 2025».

Con Gualtieri Roma ha solidi rapporti internazionali. Ma con la riforma li si potrà sfruttare meglio, con più autonomia per accedere ai fondi Ue?

«Il punto ora non sono le risorse ma l’efficienza nell’amministrarle. È chiaro che se trasferisci al sindaco le competenze gli darai risorse, ma ora dobbiamo pensare al buon governo della città. Roma non può essere solo una cartolina e non può più attendere».

 

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