Dipendenti dei gruppi in Parlamento e alle Regioni, addio al posto fisso: 5 anni la durata massima del contratto

Se la modifica dovesse passare verrebbero meno molti dei paletti previsti dal Jobs Act

Dipendenti dei gruppi in Parlamento e alle Regioni, addio al posto fisso: 5 anni la durata massima del contratto
di Francesco Bechis
4 Minuti di Lettura
Lunedì 12 Dicembre 2022, 17:55 - Ultimo aggiornamento: 18:31

Addio posto fisso. Benvenuto spoil system. Tra le pieghe della manovra c'è una notizia per le migliaia di dipendenti assunti presso i gruppi parlamentari di Camera e Senato, ma anche all'interno dei venti Consigli regionali italiani. Da ora in poi, niente contratti a tempo indeterminato. In altre parole, per scomodare il Poeta, «lasciate ogne speranza (di un lavoro sicuro) voi ch'intrate».

Bonus cultura, Meloni: nessuna abolizione, andrà solo ai redditi più bassi

 

La novità in manovra

L'emendamento è apparso nel fascicolo dei segnalati, quelli che hanno superato la prima tagliola durante la discussione della legge di bilancio.

E attira subito l'occhio, perché è sottoscritto da tutti i gruppi parlamentari. In calce all'articolo (64-bis), firme di peso: Schullian, Foti, Serracchiani, Molinari, Silvestri, Cattaneo, Richetti, Zanella, Lupi. Non manca nessuno. Titolo: «Deroga alla disciplina dei contratti a tempo determinato». 

Di che si tratta? In sostanza l'emendamento riprende in mano una serie di articoli del Jobs Act - la riforma-bandiera del governo Renzi sul mercato del lavoro - e dice una cosa semplice: non si applicano a chi lavora per i gruppi in Parlamento e nelle Regioni. Gli articoli modificati sono tre - 19, 21 e 23 - e battono tutti sullo stesso punto: la trasformazione dei contratti a tempo determinato in contratti a tempo indeterminato.

I contratti degli "onorevoli" dipendenti, d'ora in poi, avranno «una durata massima pari alla durata della legislatura nel corso della quale sono stipulati». Cinque anni, se tutto fila liscio. Meno, se c'è un incidente di percorso che riapre la corsa alle urne. L'effetto è doppio. Da una parte garantisce i portaborse precari costretti a lasciare dopo pochi mesi o anni davanti all'obbligo - previsto dal Jobs Act - per il datore di lavoro di assumerli a tempo indeterminato. Dall'altra però fa del contratto a tempo la norma per chi lavora in Parlamento o in Consiglio regionale.

 

Addio Jobs Act

Se la modifica dovesse passare - è probabile, visto il consenso unanime - verrebbero meno molti dei paletti previsti dal Jobs Act. Il termine massimo di trentaseimesi per i contratti di lavoro subordinati. Il tetto di cinque rinnovi di un contratto determinato nell'arco di tre anni, superato il quale, per il Jobs Act, scattava l'indeterminato. E ancora, va da sé, il vecchio limite di un contratto determinato su cinque indeterminati fissato dalla legge targata Renzi. 

Insomma, portaborse, consiglieri e speechwriter che ogni giorno varcano il portone di Montecitorio e Palazzo Madama sono avvisati: prima o poi, dovranno trovarsi un altro mestiere. Di più: le nuove regole - si legge nel testo dell'emendamento - si potranno applicare anche «ai contratti già in essere alla data in vigore della presente legge», purché intervenga un «accordo tra lavoratore e datore di lavoro». E quindi varranno per chiunque abbia firmato un contratto a tempo determinato con un gruppo. Compresi ex illustri dell'aula, come i neo-consulenti del gruppo del Movimento Cinque Stelle Paola Taverna e Vito Crimi, 70mila euro l'anno a testa. 

Va detto che la norma spuntata in manovra ha una sua logica. Chiusa la legislatura, si chiude il gruppo parlamentare e così i contratti di chi ha lavorato a stretto contatto, magari con un rapporto fiduciario, con il deputato o senatore di turno. E in più la modifica del Jobs Act, in un certo senso, stabilizza i collaboratori. Se prima dopo trentasei mesi i precari del Parlamento rischiavano di tornare a casa (di fronte all'obbligo, per il datore, di stabilizzare il contratto), adesso potranno sperare in un rinnovo per l'intera durata della legislatura. Una certezza, però, rimane inscalfibile: è un lavoro a termine. Meglio tenerne conto..

© RIPRODUZIONE RISERVATA