Pnrr, garanzie del governo. Meloni a Londra: «Spenderemo tutti i soldi»

Pnrr, garanzie del governo. Meloni a Londra: «Spenderemo tutti i soldi»
di Francesco Malfetano, inviato a Londra
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Sabato 29 Aprile 2023, 06:11 - Ultimo aggiornamento: 10:06

«C'è una ripresa dell'ottimismo, non si può sempre fare il Tafazzi di turno». Quando il programma della sua visita ufficiale a Londra sta per terminare, la premier Giorgia Meloni si sente di rassicurare tutti (mercati compresi) sulla situazione dell'economia italiana e, soprattutto, sulla gestione del Piano nazionale di ripresa e resilienza da parte del suo governo. Sul Pnrr «stiamo facendo un lavoro molto produttivo e serio» spiega Meloni, allontanando almeno per il momento lo spettro di una spesa inferiore rispetto a quella preventivata e ai fondi messi a disposizione da Bruxelles. «È una grande sfida» aggiunge, tirando nuovamente in ballo chi ha redatto il Piano includendo «ipotesi che non sono realistiche» e rendendolo, quindi, «da correggere». Un lavoro che il ministro degli Affari Ue Raffaele Fitto sta portando avanti da mesi ma su cui, garantisce sempre la premier ignorando alcuni dei segnali inviati dalla Commissione europea, «non c'è da essere preoccupati».
Anzi, per la premier ci sono indicazioni su una totale affinità di vedute con palazzo Berlaymont: «Perché, signori, lo stadio di Firenze non c'è l'ho messo nel Pnrr io e potrei anche essere d'accordo con quanto detto dalla Commissione» europea, che l'ha voluto fuori dal Pnrr insieme a quello di Venezia. «Non alimentiamo un racconto che non esiste perché la fase è delicata», ha quindi aggiunto. Il riferimento è con ogni probabilità anche al Mes, su cui l'Italia - unico Paese tra i Ventisette a non aver ratificato il trattato - al netto delle pressing continuo da parte delle istituzioni Ue non sembra intenzionata ad arretrare, convinta di utilizzare il Meccanismo come elemento di trattativa nei tanti dossier aperti con Bruxelles.

L'AMBASCIATA
D'altro canto Meloni si trova a Londra - dove resterà fino a questa sera per una breve visita con la famiglia - in primis per rafforzare la posizione economica italiana all'estero.

Tant'è che mentre si prepara ad una nuova serie di viaggi internazionali («l'agenda è in aggiornamento ma ci saranno sorprese» spiega lo staff), ieri la premier ha rilanciato anche la partnership con le imprese del Regno Unito, in primis per aumentare le esportazioni dei prodotti made in Italy sull'altra sponda della Manica. «Il sistema agroalimentare italiano è forte e sano - sottolinea - ha superato i 60 miliardi di euro di export nel 2022, ma può raggiungere traguardi ancora più alti, promuovendolo attraverso i mercati internazionali».

Dopo il memorandum of understanding siglato giovedì a seguito del faccia a faccia con l'omologo britannico Rishi Sunak tenuto a Downing street (con tanto di condivisione totale della politica migratoria inglese, anche per quanto riguarda la discussa politica di respingimento degli irregolari, di fatto deportati in Ruanda), Meloni ha incontrato industria, finanza e istituzioni del Paese. L'occasione è un ricevimento organizzato in mattinata da Inigo Lambertini, ambasciatore italiano nella capitale britannica, al termine del "Workshop on Italian Agribusiness". Un evento a cui hanno partecipato circa 400 invitati, tra cui il ministro dell'Agricoltura italiano, il Segretario di Stato per gli Affari esteri del Governo britannico James Cleverly,(con cui si è tenuto un ulteriore bilaterale, con al centro il sostegno a Kiev e la rinnovata richiesta di appoggio per la nomina dell'ex ministro Ben Wallace a capo della Nato), il Segretario di Stato per gli Affari economici, l'energia e la strategia industriale, Kemi Badenoch, e gli ambasciatori a Londra dei paesi del G20 e della Ue.

Tante anche le imprese presenti (Eni, Trenitalia, Pirelli, CNH Industrial, Campari, Ferrero), così come gli esponenti del mondo della finanza: da Black Rock a Morgan Stanley, Goldman Sachs, Lazard e HSBC. Tuttavia palazzo Chigi precisa che non si è trattato di un evento ad hoc pensato per rassicurare il mercato finanziario londinese sulla bontà delle scelte e delle strategie adottate dall'esecutivo. Esecutivo che ieri ha intanto archiviato il «brutto scivolone» compiuto sulla risoluzione di maggioranza sul Def bocciata giovedì alla Camera. «È stata una svista» conclude Meloni spiegando che in ogni caso non verranno sostituiti alcuni dei componenti dell'esecutivo per stabilizzare la partecipazione della maggioranza in Parlamento, «ma non deve succedere più». In seconda battuta lo scostamento di bilancio previsto, è stato approvato da Camera e Senato, consentendo ora di intervenire sul lavoro con l'atteso provvedimento che da un lato taglierà ancora il cuneo fiscale per i redditi medio-bassi e dall'altro riformerà il reddito di cittadinanza.

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