Pillola Ru486 per l'aborto, Stefano Bonaccini: «In Emilia-Romagna sarà distribuita nei consultori»

Lo ha detto Stefano Bonaccini riferendosi ai consultori regionali

Pillola Ru486 per l'aborto, Stefano Bonaccini: «In Emilia-Romagna sarà distribuita nei consultori»
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Venerdì 30 Settembre 2022, 07:35 - Ultimo aggiornamento: 13:17

Pillola  Ru486 per l'aborto, il presidente della regione Emilia-Romagna accelera: «Il farmaco verrà distribuito dalla prossima settimana». Lo ha detto Stefano Bonaccini riferendosi ai consultori regionali.

La pillola abortiva Ru486 - diversa dalla pillola «del giorno dopo» - si può al momento prendere solo in strutture sanitarie: in Emilia-Romagna in day hospital dal 2005 e da fine 2021 in ospedale anche in regime ambulatoriale. 

Con la distribuzione della pillola abortiva Ru486 nei consultori della regione «si parte la prossima settimana - ha spiegato Bonaccini, ospite di Otto e mezzo su La7 - da Parma, poi Modena, Bologna, la Romagna e tutto» il territorio. «Ci son regioni che ho l'impressione non vogliano farlo - aggiunge - Questo è il punto.

Noi dobbiamo discutere di questioni che riguardano i cittadini, i loro diritti, le loro preoccupazioni».

Abruzzo, pillola RU486: disponibile solo negli ospedali e non nei consultori

Nel febbraio 2021 sotto la forma di «forte raccomandazione alle Asl regionali», l'Abruzzo aveva inviato una circolare «affinchè l'interruzione farmacologica di gravidanza con utilizzo di mefipristone e prostaglandine (Ru 486) fosse effettuata preferibilmente in ambito ospedaliero e non presso i consultori familiari». La disposizione era stata firmata dall'assessore alla Sanità Nicoletta Verì e del Dg della Sanità Claudio D'Amario. Tra i motivi addotti c'era la necessità di dare «indicazioni terapeutiche dei prodotti utilizzati». Non solo: le donne alle quali viene somministrato il farmaco devono «disporre nella stessa sede di strutture mediche adeguate, così da poter far fronte ad eventuali effetti collaterali». Immediate erano state le proteste delle opposizioni, dal M5S, Pd e Prc, che avevano parlato di «lesione dei diritti e criminalizzazione delle donne».

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