Pichetto Fratin: «Più fondi e incentivi, trovate nuove aree per le fonti rinnovabili»

Il ministro: «In arrivo l'accordo con le Regioni per aumentare la potenza green installata»

Pichetto Fratin: «Più fondi e incentivi, trovate nuove aree per le fonti rinnovabili»
di Umberto Mancini
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Lunedì 2 Gennaio 2023, 06:07 - Ultimo aggiornamento: 07:29

Ministro dell'Ambiente e della Sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin, due settimane fa ha annunciato un decreto per individuare nuove aree idonee per la realizzazione di impianti per le energie rinnovabili. Ci anticipa di cosa si tratta? Ogni Regione avrà spazi dedicati alle rinnovabili e il 2023 sarà l'anno della svolta?
«L'Italia deve aumentare la potenza installata di energia rinnovabile altrimenti sarà impossibile raggiungere sia i target di riduzione delle emissioni fissati a livello internazionale che l'autonomia energetica. Negli ultimi anni si sono moltiplicati gli ostacoli a livello locale all'installazione di tali impianti. La grande sfida oggi è far coesistere esigenze che non possono essere contrapposte: la tutela del patrimonio culturale e paesaggistico, e gli obiettivi ambientali, climatici e di indipendenza energetica del Paese».

Ma come?
«Abbiamo intenzione di attuare rapidamente la direttiva Ue sulla promozione dell'uso dell'energia da fonti rinnovabili partendo proprio dalla definizione dei criteri per l'individuazione da parte delle Regioni delle aree idonee all'installazione degli impianti.

Il lavoro tecnico si è completato e il confronto si è svolto; adesso si tratta di tirare delle conclusioni sul piano politico, in modo che gli enti territoriali possano a loro volta procedere. Intendiamo garantire un quadro autorizzativo omogeneo e rapido che consenta lo sviluppo dei progetti in un arco temporale ben definito, convergendo verso la decarbonizzazione in condizioni di sicurezza».

Gli incentivi verranno estesi?
«Le rinnovabili si incentivano da sole se sono convenienti economicamente. Noi dobbiamo promuovere la produzione sia sul fronte industriale dei grandi impianti che su quello privato e di comunità. C'è l'incentivazione storica che avviene attraverso il sistema delle aste. Con il nuovo decreto incentivi sulle energie rinnovabili, consentiremo aiuti complessivamente per creare oltre 4500 megawatt di impianti, favorendo fonti e tecnologie non pienamente mature o con alti costi di esercizio quali ad esempio gli impianti di biometano».

Ma i cittadini che contributo possono dare e saranno supportati?
«C'è la promozione delle rinnovabili individuali, che ciascun cittadino può installare nella propria abitazione, conseguendo un risparmio significativo anche in bolletta. Con lo stesso Pnrr daremo sostegno alle Comunità Energetiche, che sono collettivi territoriali di cittadini o enti che si uniscono per l'autoproduzione e il successivo autoconsumo di energia. La Commissione europea proprio nei giorni scorsi ha concesso la possibilità che i 2,2 miliardi di euro destinati dal Pnrr a questo intervento possono essere a fondo perduto e non come prestito, aprendo potenzialmente a grandi opportunità».

Sul fronte della burocrazia state studiando altri interventi per tagliare i tempi delle autorizzazioni?
«Il maggiore limite allo sviluppo delle rinnovabili sono stati i colli di bottiglia burocratici che hanno rallentato fortemente gli iter autorizzativi, scoraggiando gli imprenditori. Nella farraginosità delle procedure si sono innescate poi le resistenze territoriali e istituzionali. L'effetto complessivo è stato paralizzante. Noi siamo intervenuti per velocizzare i lavori delle Commissioni che esprimono i pareri sugli impatti ambientali, anche attraverso un rafforzamento delle strutture: il risultato è stato un deciso aumento della produttività di questi organismi indipendenti, che sono andati ben oltre la soglia auspicata di pareri favorevoli, approvando nel 2022 oltre 7 gigawatt di potenza rinnovabile. L'obiettivo è raggiungere i 12 gigawatt di nuove installazioni annue, che rappresentano il target necessario per la decarbonizzazione e per raggiungere l'autonomia energetica».

Sul fronte invece dei risparmi energetici, non crede che le città siano un po' troppo illuminate? Non sarebbe opportuno stringere sugli orari per evitare di sprecare risorse?
«L'Italia esce da due anni di sacrifici che hanno condizionato la vita di tutti i cittadini, non me la prenderei con le luminarie che danno il senso della festa ritrovata e durano pochi giorni. Certamente occorre misura e attenzione ai consumi, oggi più di ieri, con la pubblica amministrazione che deve dare per prima il buon esempio. E infatti già oggi i criteri ambientali minimi fissati dal Ministero, cui devono attenersi tutte le stazioni appaltanti quando si fanno affidamenti pubblici, individuano standard per l'illuminazione delle città che rispondono a prerogative ambientali. Non dimentichiamoci inoltre, quando parliamo di luci nelle città, che questo tema si incrocia con il primario bisogno di sicurezza dei cittadini: sui marciapiedi, come per le strade e le grandi arterie di scorrimento».

Sono in arrivo nuove tariffe del gas, cosa si aspetta dopo l'introduzione del price cap fortemente voluto dall'Italia?
«La battaglia sostenuta e vinta dall'Italia nel contesto europeo va a vantaggio dei cittadini e delle imprese. Dovevamo mettere il Paese a riparo da speculazioni ed eccessi di rialzo del prezzo dell'energia che si sono verificati durante questo ultimo anno. Le conseguenze dell'adozione del price cap si sono viste sui mercati, con un sostanziale abbattimento del prezzo. È il segnale che il meccanismo di difesa, prima ancora di entrare in funzione, sta avendo un forte impatto in termini di deterrenza. Inoltre nel Milleproroghe abbiamo prorogato lo stop alle modifiche unilaterali dei contratti elettrici per i prossimi sei mesi. Un altro elemento di protezione per gli utenti».

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A che punto siamo con i rigassificatori? Piombino sta rispettando la tabella di marcia?
«I rigassificatori di Piombino e Ravenna sono necessari per garantire la sicurezza energetica al Paese. Su Piombino il Tar del Lazio ha dato ragione al governo, che si è impegnato in ogni caso per un uso temporaneo della struttura, non oltre i tre anni. Dobbiamo tenere presente che esiste un problema di transizione ecologica e di autonomia energetica nazionale, nell'ambito del quale il tema rigassificatori va affrontato con massima attenzione all'ambiente e riguardo dell'opinione pubblica, anche rispetto alle particolari esigenze di quei territori che si fanno carico di un bisogno di tutto il Paese».

Il suo ministero ha raggiunto tutti gli obiettivi del Pnrr per il 2022. E' soddisfatto?
«Molto. Ora dobbiamo lavorare di più per concretizzare il grande sforzo amministrativo messo in campo e per proseguire nella realizzazione delle altre milestone in programma. Dobbiamo investire sulla competenza amministrativa e aiutare gli enti locali, penso soprattutto ai sindaci dei piccoli comuni, nella realizzazione di progettazioni e gare che potrebbero vedere come ostacoli insormontabili. Stiamo lavorando per rafforzare le istituzioni locali, dotandole di team di esperti e tecnici che li aiutino nella predisposizione degli atti necessari».

La premier Meloni ha detto che non è ragionevole per l'Italia l'uscita dai motori a combustione nel 2035. E' un passo indietro sul fronte ambientale?
«Assolutamente no. Abbiamo in tutte le sedi internazionali ribadito la nostra intenzione di rispettare il 2050 come data/obiettivo per raggiungere la neutralità carbonica. Il percorso per arrivare a quel traguardo deve tener conto delle diverse realtà nazionali. In Italia dobbiamo riconvertire con gradualità e intelligenza la filiera dell'automotive, in cui siamo un'eccellenza mondiale, in chiave di sostenibilità. Ci sono varie strade e le stiamo percorrendo. Penso ad esempio ai biocarburanti, all'idrogeno e alle tecnologie in evoluzione in questi settori. L'auto senza emissioni inquinanti e climalteranti è il futuro. Dobbiamo arrivare a questo obiettivo, essenziale anche per migliorare la qualità dell'aria delle nostre città, con una strategia di consenso, non contrapponendo ambiente e lavoro, ma traghettando con misura e qualità tecnologica il settore verso uno sviluppo sostenibile».
 

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