Pd, ipotesi primarie online spacca il partito: contrari i supporter di Bonaccini. Incertezza sulla data del voto

Il nodo dovrà essere sciolto nella direzione dem convocata per mercoledì alle 12

Elly Schlein propone di aprire al voto sul web, e i dem si dividono. Probabili urne il 26 febbraio, ma deciderà la direzione
di Andrea Bulleri
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Sabato 7 Gennaio 2023, 16:54

Primarie soltanto ai gazebo, primarie (anche) online. Si consuma intorno a questo dubbio l'ultima divisione interna al Partito democratico, condita da polemiche e accuse reciproche tra i due schieramenti interni. Da un lato, chi spinge per consentire soltanto a chi si recherà fisicamente ai gazebo di eleggere il nuovo segretario dem, che dovrà venir fuori dal voto previsto per metà febbraio. Dall'altro, chi ritiene che per allargare la partecipazione si debba aprire (per la prima volta nella storia delle primarie democratiche) anche al voto sul web, così da portare più simpatizzanti possibile alle urne. 

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Pd, scontro sulle primarie

Alla prima fazione si sono già iscritti quasi tutti i supporter di Stefano Bonaccini, il governatore dell'Emilia Romagna finora indicato come favorito per la conquista del Nazareno.

Ma contrari all'ipotesi di primarie online si è già detta anche l'outsider Paola De Micheli. E se l'ultimo arrivato nella corsa alla segreteria, Gianni Cuperlo, per ora si limita soltanto a invocare il cessate il fuoco della polemica («almeno sulle regole troviamoci d'accordo»), chi spinge per aprire ai gazebo virtuali è l'ala dem vicina alla rivale numero uno di Bonaccini, la sua ex vice in Regione Elly Schlein. 

Per i critici, si tratterebbe di uno stratagemma per pescare clic fra i non iscritti e gli elettori che gravitano nell'area di sinistra (o a quella dei Cinquestelle), più vicini al bacino di consensi della deputata bolognese. Giovani e meno giovani che, difficilmente, si metterebbero in coda ai gazebo, è il ragionamento che si fa nel quartier generale di Schlein. «In questo momento il rischio maggiore è la disaffezione e io credo che per combatterla sia necessario ampliare gli strumenti di partecipazione», è il mantra dell'ex europarlamentare di sinistra. 

La posizione di Bonaccini

E se Bonaccini ufficialmente non entra nel merito della discussione, a stoppare ogni ipotesi di voto web ci pensa la sua numero due nella corsa alla segreteria, Pina Picierno. «Un partito che non ha radicamento sul territorio, che non ha circoli dove i militanti si ritrovano e discutono e non fa le feste dell'Unità ma che vota on line c'è già, ma non è il nostro - critica la vicepresidente del Parlamento europeo - Noi vogliamo partecipazione e coinvolgimento dei nostri iscritti e dei nostri elettori: ma che sia reale, non virtuale». Dunque, conclude Picierno, «la proposta di voto online lanciata da Elly Schlein è  sbagliata e oltretutto irrealistica e inapplicabile a poche settimane dal voto: significherebbe non garantire un voto sicuro alle iscritte e agli iscritti».

I DUBBI

Sono in molti a pensarla così, dentro e fuori le file dei supporter del governatore. «In linea di principio nessuna contrarietà al voto online - premette ad esempio Dario Nardella - ma dobbiamo essere seri: non possiamo cambiare le regole del gioco in pieno congresso. È come se a fine primo tempo della finale dei Mondiali di calcio si decidesse di non fischiare più il fuorigioco nel secondo tempo», osserva il sindaco di Firenze (e coordinatore della mozione Bonaccini). Dal fronte opposto, insiste invece Francesco Boccia: «E' evidente - sostiene Boccia - che la proposta prevede un voto aggiuntivo a quello dei gazebo e non alternativo, come già fatto con successo nelle amministrative a Torino, Roma, Bologna e in Sicilia. Paradossalmente quel voto sarebbe più sicuro e certificato, perché si potrebbe votare solo dopo una pre-iscrizione in una data condivisa, e tutto sarebbe fatto con Spid. Non vedo davvero il problema».

LA DIREZIONE

Un nodo che dovrà essere sciolto nella direzione dem convocata per mercoledì alle 12, che già si annuncia infuocata. Anche perché lo stato maggiore del Pd dovrà esprimersi in quella sede sull'ipotesi (di fatto già avallata da tutti i candidati in corsa) di far slittare le consultazioni di una settimana, al 26 febbraio, rispetto alla data originariamente prevista del 19. Un secondo cambio di calendario, in realtà, perché la prima proposta del segretario uscente Enrico Letta (approvata dalle assise dem) era stata quella del 12 marzo. Non stupisce, insomma, che proprio Letta si sia detto contrario a un nuovo spostamento. «Ma - ha precisato - sarà la direzione a decidere». 

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