Pd cambia nome? Da Movimento democratico, a partito laburista fino a PadeL: tutte le proposte

Per il cambio di nome si schierano Peppe Provenzano e Andrea Orlando (che propone "partito del lavoro" e dice: «Il nome non è una questione di forma ma di sostanza»)

Pd cambia nome? Da Movimento democratico, a partito laburista fino a PadeL: tutte le proposte
di Andrea Bulleri
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Martedì 24 Gennaio 2023, 16:12

Partito del lavoro, partito laburista. O magari "movimento democratico". Continua il dibattito nel Pd tra chi vorrebbe cambiare nome e chi pensa che invece la "sigla" dem vada bene così com'è. E c'è anche chi, come il vignettista Makkox, ci scherza su: «Dobbiamo parlare come al bar - fa dire a una caricatura di Stefano Bonaccini - Serve un partito ristretto schiumato e senza cacao». Tanto che un utente twitter gli risponde: «In poche parole, un Prs: hai trovato il nuovo nome del Pd». 

Ma il nodo, per quanto si possa prestare a scherzi e sberleffi social, non smette di animare la discussione. Per il cambio di nome si schierano Peppe Provenzano e Andrea Orlando (che propone "partito del lavoro" e dice: «Il nome non è una questione di forma ma di sostanza»). Qualcuno però gli fa notare che l'acronimo sarebbe Pdl: in pratica, lo stesso del Popolo della Libertà, il partito fondato da Silvio Berlusconi nel 2008 e archiviato nel 2013. Meglio, allora «Padel»? La proposta, un po' faceta un po' no, arriva dal sindaco di Bologna Matteo Lepore.

E sui social è un'altra ondata di sberleffi («ma sì, datevi al padel!»). 

Pd cambia nome? Le proposte

Ma il dibattito è tutt'altro che messo da parte. Perché Elly Schlein, sfidante di Bonaccini alle primarie, è favorevole a una consultazione degli iscritti per decidere se tenere o cambiare il nome Pd. Chiudono, invece, sia Bonaccini («Mi piace così com'è») sia Paola De Micheli: «Il nome non lo cambiamo, tranquilli - assicura - Ci dobbiamo concentrare a cambiare le cose che contano. Non serve un'operazione di cosmesi: è una discussione lontana dalla realtà». Nella discussione intervengono altri due esponenti dem: per Cesare Damiano, ex ministro del lavoro, il Pd deve diventare un «partito laburista», sul modello di quello britannico. Obiettivo: rimettere al centro «il diritto a un lavoro stabile, tutelato e con una giusta retribuzione». E il nome, anche quello dovrebbe arrivare da oltremanica? Non è chiaro. 

Altri, come il deputato romano Roberto Morassut, si concentrano invece sulla prima parte del sostantivo: «È la parola partito che non è più al passo coi tempi», ripete l'ex sottosegretario all'Ambiente. «Bisogna costruire un movimento democratico». Il nome potrebbe essere proprio quello, oppure - preferisce Morassut - semplicemente «I democratici». 

A far sentire la propria voce interviene anche il segretario della svolta della Bolognina, Achille Occhetto. l'ultimo a guidare il Pci, il primo a capo della nuova formazione di sinistra, il Pds, all'inizio degli anni Novanta. Uno, insomma, che di cambi di nome se ne intende. Ma il problema, dice Occhetto intervistato dalla Stampa, «non è il nome ma l'identità del partito». Il Pd «non è stato in grado di cogliere la novità culturale della Svolta, cioè la domanda di una contaminazione culturale alta tra tutte le forze democratiche alla ricerca di un'identità comune. È frutto, invece, di una fusione a freddo tra due apparati. E i risultati sono, purtroppo, sotto gli occhi di tutti». Se proprio «vogliono cambiare nome - propone Occhetto - allora è necessario trovarne uno che leghi in un'unica prospettiva ecologia, lavoro e società». Missione, pare, più facile a dirsi che a farsi. 

 

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