Patto anti-inciucio, rivolta Forza Italia: «Speriamo Berlusconi si ravveda»

Patto anti-inciucio, rivolta Forza Italia: «Speriamo Berlusconi si ravveda»
di Mario Ajello
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Venerdì 21 Agosto 2020, 07:40 - Ultimo aggiornamento: 16:55

ROMA Bolgia azzurra. Nessuno, o quasi, osa criticare apertamente il Cavaliere per aver stipulato il patto anti-inciucio con Salvini e Meloni, ma quanti dissensi dentro Forza Italia. Quanti mugugni («Troppo appiattiti su Salvini»). Quanta voglia di andare a vedere le carte di Conte, in autunno, quando il premier sarà ancora più indebolito dalle contraddizioni interne alla maggioranza, da M5S sempre più stanco di lui e dal Pd in psicodramma simil-congressuale, quando insomma potrebbe - dottrina Letta - aver bisogno di un aiuto. Osvaldo Napoli ha rotto il finto unanimismo («Le coalizioni non sono gabbie») ma sarà almeno il 30-40 per cento del corpo parlamentare azzurro che ormai, a mezza bocca, dice: «Se siamo attaccati come ruota di scorta al carro di Salvini e Meloni non andiamo da nessuna parte».

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IMPLOSIONE
Lo stesso Berlusconi, da chi ci parla, viene descritto ora blindato - dottrina Ghedini e soprattutto convenienza pre-Regionali - nel patto del centrodestra a trazione leghista ma sempre affezionato alla sua natura da uomo concavo e convesso» e del resto da cultore e anche da editore di Machiavelli al Cavaliere ben si adatta questa formulazione del suo idolo: «Né mai a uno principe mancarono cagioni legittime di colorare la inosservanza della parola data». Silvio straccerà il patto appena firmato? Sono in molti a sperarlo dentro Forza Italia, che ormai si compone di un'area sempre più dialogante o almeno sempre più disposta a osservare con interesse e senza paraocchi l'evoluzione del quadro politico, senza congelarsi in un filo-salvinismo stereotipato. E c'è tutto questo mondo, nel mondo forzista un po' da fronda, che variamente comprende l'area di Mara Carfagna, i ragionamenti di Renato Brunetta, le aspettative di vita politica di giovani preparati come Cattaneo e Perego e tanta parte dei gruppi parlamentari. Che sono poco disposti a seguire Meloni e Salvini nel Sì al referendum - anzi un liberal come il senatore Andrea Cangini annuncia: «Voterò No contro la demagogia». E molti altri lo seguiranno - e ragionano un po' come ragiona Napoli. E Osvaldo lo fa così: «Con quel patto-gabbia di centrodestra, saremo costretti ad andare a elemosinare da Salvini e in molte parti d'Italia anche da Meloni i collegi, se non passa il proporzionale e resta questo sistema maggioritario. Bell'affare che abbiamo fatto!».
E così, tra i maggiorenti azzurri più moderati, e filo proporzionalisti a dispetto della linea del centrodestra, in queste ore è tutto un cercare di convincere il Cavaliere che così non va. E se però ora va così, la certezza dei più nel partitone è che i risultati delle Regionali saranno talmente disastrosi - numeri intorno al 2 per cento si prevedono in Veneto, e al Sud non ci si avvicinerà alle due cifre - che bisognerà ridiscutere tutto. Sperando che agisca nel Cavaliere il Principe che è in lui, sennò si rischia il liberi tutti.

 

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