Paolo Romani, la Guardia di Finanza sequestra 344 mila euro al senatore per «peculato»

L'inchiesta è partita da alcune segnalazioni per operazioni sospette sui conti azzurri

Paolo Romani, la Gdf sequestra 344 mila euro al senatore per peculato
di Claudia Guasco
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Lunedì 10 Ottobre 2022, 13:53 - Ultimo aggiornamento: 17:57

Il Nucleo speciale di polizia valutaria della Guardia di finanza, su delega della Procura di Monza, ha eseguito un sequestro preventivo «fino a 344.348,31 euro» nei confronti senatore Paolo Romani, ex ministro dello Sviluppo nel governo Berlusconi, indagato con l’accusa di peculato. Il provvedimento cautelare a carico del senatore di “Italia al centro” «ha interessato somme giacenti su conti correnti detenuti presso due istituti di credito», oltre a un immobile a Cusano Milanino intestato al senatore.

SEGNALAZIONI

L’inchiesta della Procura guidata da Claudio Gittardi, attualmente in fase di indagini preliminari, è partita da alcune segnalazioni per operazioni sospette sui conti azzurri.

Secondo gli elementi raccolti dalla gdf il senatore, tra il 2013 e il 2018, all’epoca capogruppo del Pdl e poi Fi, «avendo la disponibilità di somme di denaro giacenti» sul conto del partito in una banca di «Palazzo Madama e intestato al gruppo Forza Italia e con delega a suo favore», si legge nel capo di imputazione, avrebbe sottratto un importo «complessivo di 83 mila euro tramite tre assegni emessi a sua firma e a sé intestati» per poi depositarli sul proprio conto corrente in una filiale di Cinisello Balsamo. Le fiamme gialle avrebbero ricostruito altre due operazioni analoghe.

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La prima per oltre 180 mila euro spostati sul conto dell’imprenditore Domenico Pedico, e su quello della ‘CarontGraft D&K srl’, attualmente in liquidazione, sempre riferibile all’imprenditore. Denaro che sarebbe stato dirottato da Pedico sui suoi conti personali e poi restituiti a Romani, tramite altri assegni bancari. Infine, dal 2015 al 2018, avrebbe emesso altri assegni, per circa 95.300 euro, a «molteplici soggetti sempre con assegni emessi in relazione ad interessi personali» e per il pagamento di prestazioni o professionisti non conformi al regolamento del Senato della Repubblica. Lo scorso 8 luglio - assistito dagli avvocati Giammarco Brenelli e Daniele Benedini che sostengono l'utilizzo discrezionale dei soldi nell'ambito del vuoto legislativo che ha preceduto la regolamentazione dei fondi dei gruppi da parte del Senato - Romani era stato convocato in procura e non aveva risposto alle domande del sostituto procuratore di Monza Franca Macchia. Il senatore aveva consegnato una memoria e fatto delle dichiarazioni spontanee per spiegare di aver agito «in buona fede nella convinzione di utilizzare somme che erano nella mia personale disponibilità, infatti utilizzai assegni quindi pagamenti tracciabili». «Riconosco che da un punto di vista di estetica istituzionale si trattò di operazione non elegante ma comunque - precisò - attuata in buona fede e mi dichiaro disponibile a mettere a disposizione dette somme».


MAXWORK

Romani è indagato anche dalla Procura di Bergamo per l'ipotesi di reato di corruzione. Il suo nome è finito nell'inchiesta degli inquirenti sulla Maxwork, la società di lavoro interinale fallita a Bergamo nel 2015 e legata al presidente Massimiliano Cavaliere e all'imprenditore Giovanni Cottone, ex marito della showgirl Valeria Marini che lavorava come procacciatore d'affari. 

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