Paola Severino: «Negli atenei della Capitale la fucina dei talenti per la Pubblica amministrazione»

Paola Severino: «Negli atenei della Capitale la fucina dei talenti per la Pubblica amministrazione»
di Claudia Guasco
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Lunedì 7 Settembre 2020, 00:38 - Ultimo aggiornamento: 12:49
È a Roma che «sono radicate le istituzioni centrali del Paese» ed è quindi nella Capitale che si possono formare le eccellenze per le istituzioni, afferma Paola Severino, giurista, ministro della Giustizia nel governo Monti e ora vicepresidente dell’università Luiss. Ritrovare il baricentro è fondamentale non solo per la Capitale ma per tutto il Paese, sempre meno attraente per gli investitori stranieri come si evince dalla mappa delle 144 economie del mondo presentata ieri al forum Ambrosetti. Servono una riforma fiscale, consiglia il rapporto, e il rilancio del Mezzogiorno attraverso un vasto programma di perequazione infrastrutturale, edilizia e digitale. Ma è necessario anche il vero investimento sul futuro che è quello sui giovani, dice Paola Severino.
 

Forum Ambrosetti a Cernobbio


«I giovani ci guardano e giudicheranno il risultato di quello che abbiamo fatto e faremo in questi mesi», avverte nel suo intervento davanti alla platea di imprenditori e politici riuniti a Cernobbio.

«Se sapremo sfruttare bene i fondi che ci verranno assegnati, monitorando la correttezza delle procedure di spesa, lasceremo un’eredità di interventi strutturali capaci di risanare l’economia italiana, compensando il debito che graverà sui nostri figli e sui nostri nipoti. La giustizia avrà un ruolo fondamentale per assicurare che le risorse del recovery fund vengano correttamente destinate e utilizzate».

Professoressa Severino, al Forum lei ha dato voce con maggior forza degli altri ai problemi dei giovani.
«In primo luogo, per i motivi che ci ha cosi significativamente indicato il Presidente della Repubblica. Il nostro Paese si appresta ad affrontare la più grande crisi economica dal dopoguerra, contraendo un immenso debito. È vero che questo debito viene erogato a interessi pari o vicini allo zero e rappresenterà, se speso bene, un’incomparabile occasione per la ripresa della nostra economia. Ma è altrettanto vero che il peso della restituzione graverà sui nostri figli e nipoti».

Qual è la possibile soluzione?
«Innanzitutto dobbiamo avere la consapevolezza che i sussidi, pur necessari nel momento di massima crisi per aiutare le famiglie più bisognose e le imprese maggiormente danneggiate dalle conseguenze della pandemia, rappresentano solo un pronto soccorso emergenziale. Per consentire ai nostri ragazzi di contare su risorse stabili è necessario progettare rimedi strutturali e riforme innovative».

La collocazione della Luiss a Roma è un vantaggio per chi deve progettare il futuro delle nuove generazioni?
«Credo senz’altro di sì. Roma è la città in cui sono radicate le istituzioni del Paese. I benefici che possono ricevere gli studenti universitari da questa vicinanza sono tanti. Penso alla possibilità di frequentare la Corte di Cassazione o la Corte Costituzionale per lo svolgimento di stage programmati. Oppure alla possibilità di avere tra gli insegnanti nei corsi di specializzazione sulla sicurezza informatica i rappresentanti delle istituzioni centrali che ne tracciano il percorso. O ancora alla opportunità di accedere, sulla base di accordi stipulati con il ministero dell’Interno e con il ministero della Giustizia, nei dipartimenti e nelle direzioni, per comprendere i complessi meccanismi che governano la gestione di vertice degli apparati dello Stato. O infine alla possibilità di fruire di stage presso le Commissioni giustizia o affari costituzionali della Camera e del Senato per meglio comprendere il complesso meccanismo di formazione ed approvazione delle leggi».

Come avviene all’estero, insomma.
«Da anni la Francia ha collocato la più prestigiosa scuola di formazione pubblica, l’ENA, a Parigi, proprio ritenendo che l’alta burocrazia di un Paese vada formata, con caratteristiche di eccellenza, nella Capitale in cui risiedono le Istituzioni pubbliche centrali. È tempo che le Università romane si pongano tra gli obiettivi principali quello di contribuire al reclutamento delle nuove generazioni per la creazione di un modello di amministrazione pubblica snello, meno burocratico e più moderno. Si tratta di un compito formativo essenziale per lo sviluppo economico del Paese, dal momento che un buon modello di imprenditoria privata richiede un adeguato livello di interlocuzione con istituzioni pubbliche capaci di comprenderne e valutarne le esigenze».

Il miglioramento del sistema giustizia, anche attraverso l’assunzione di nuove leve, richiede però ingenti investimenti.
«Credo che questo risponda a esigenze fortemente avvertite dai cittadini, ma rappresenti anche un investimento apprezzabile. Alcuni analisti hanno rilevato che un miglioramento delle performance giudiziarie potrebbe portare a un beneficio economico, in termini di minori costi, compreso tra l’1,3% e il 2,5% del Pil, equivalenti a 22-40 miliardi di euro. D’altra parte, risulta anche che la spesa per il sistema giudiziario ci posiziona all’undicesimo posto in Europa e rappresenta il 61% della spesa sostenuta dalla Germania, il 68% di quella della Gran Bretagna e il 76% di quella dell’Olanda. Se dunque si investisse di più in Italia, non solo ci si avvicinerebbe alla media dei Paesi europei, ma si realizzerebbe un vero e proprio beneficio economico. Se poi questo investimento fosse destinato alla assunzione di giovani e a un ricambio generazionale volto a favorire l’informatizzazione del sistema giudiziario, si potrebbe risolvere con un rimedio strutturale il problema di una generazione che rischia di dover pagare i danni, anche economici, della pandemia».

Risorse preziose, dunque.
«Certamente sì, perché dobbiamo migliorare la performance giudiziaria anche attraverso una massiccia immissione di giovani nel sistema della giustizia. La formazione delle nuove classi dirigenti e giudicanti, ma anche dei nuovi segretari e cancellieri, dovrà avvenire secondo metodi innovativi, che tengano conto della necessità di ridurre i tempi della giustizia. L’Università nella quale insegno da anni, la Luiss, ha varato da tempo corsi di informatica giuridica e di cybersecurity che certamente contribuiranno a costruire una nuova classe di avvocati, pubblici ministeri, giudici e ausiliari di giustizia capace di sfruttare al meglio le risorse della rete per ampliare le potenzialità del processo telematico».
 
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