Sovranisti, Orban gela Salvini: «Improbabile un alleanza insieme in Europa»

Sovranisti, Orban gela Salvini: «Improbabile un alleanza insieme in Europa»
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Giovedì 30 Maggio 2019, 20:02
Il super-gruppo sovranista al Parlamento europeo, a cui stanno lavorando Marine Le Pen e Matteo Salvini, dovrà fare a meno del drappello dei tredici eurodeputati che fanno capo a Fidesz, il partito di Viktor Orban. A gelare le aspettative del leghista di veder transitare la formazione del premier ungherese dalle fila dei Popolari europei (Ppe) a quella della costituenda Alleanza europea dei popoli e delle nazioni è stato Gergely Gulyas, capo di gabinetto del leader magiaro, che a precisa domanda, ha risposto: «Vedo scarse possibilità».

Ma il partito di Orban, sospeso dal gruppo dei popolari a causa di un'accanita campagna contro il presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker, non esclude una collaborazione esterna con la Lega, ribadendo la disponibilità a lavorare con chiunque «voglia fermare l'immigrazione in Ue».

Già ieri Salvini e Le Pen - che sperano di far lievitare il numero dei partecipanti alla famiglia sovranista fino a quota cento - avevano dovuto incassare il no di Nigel Farage e del suo Brexit Party, al primo posto per europarlamentari, ben 29, al pari della Cdu-Csu tedesca. «Sono un leaver, ma in questo caso resto», aveva scherzato Farage spiegando di voler proseguire nella casa dell'Europa della libertà e della democrazia diretta (Effd) dove nella passata legislatura ha coabitato col Movimento 5 Stelle, i francesi di Debout la France e les patriotes, il Partito dei Liberi Cittadini ceco e l'ultradestra tedesca di Alternative fuer Deutschland (Afd).

Intanto, dopo la sberla elettorale, i Pentastellati si guardano intorno in cerca di nuovi amici. Dei quattro partiti con cui Luigi Di Maio aveva trovato un'intesa ufficiale prima delle Europee infatti, solo il croato Muro umano (Zivi Zid) ha superato la soglia di sbarramento, portando un solo eurodeputato a Strasburgo. Un'alleanza che per ora conta perciò solo su 15 eurodeputati di due Paesi, contro i 25 necessari, di almeno sette Stati membri dell'Ue.

A chiudere la porta ai Cinque stelle sono stati i Verdi, usciti vincenti dalle urne, e papabili ad un ingresso nella formazione di maggioranza. «Abbiamo un capitale politico da difendere, immaginarsi come appariremmo se li prendessimo a bordo», ha chiarito il co-presidente Philippe Lamberts, accusando la formazione di essere «un'autocrazia»: «Dovrei prendermi a bordo 14 europarlamentari la cui posizione è decisa da qualcuno a Milano? No, grazie»
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