Open, a Renzi un prestito da 700 mila euro: la card della fondazione in uso a Lotti

Open, a Renzi un prestito da 700 mila euro: la card della fondazione in uso a Lotti
di Valentina Errante
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Giovedì 28 Novembre 2019, 07:41 - Ultimo aggiornamento: 20:29

Due inchieste parallele: quella sulla fondazione renziana Open e sui trasferimenti di denaro da parte dei donatori, e quella sull'acquisto della villa di Matteo Renzi, avvenuto grazie al prestito di 700mila euro fatto dalla famiglia Maestrelli, che pure risulta nell'elenco dei finanziatori di Open e che ha visto uno dei suoi esponenti, Riccardo, nominato proprio dal governo Renzi nel cda di Cassa depositi e prestiti. La procura di Firenze va avanti su due fronti, anche se l'orizzonte è sempre quello degli interessi di Matteo Renzi: quelli politici e quelli privati.

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LE CASSE
Le indagini su Open riguardano la gestione dei soldi che confluivano nelle casse della Fondazione e la disponibilità garantita anche ad alcuni componenti del cda, come Luca Lotti, l'ex ministro dello Sport ed ex sottosegretario alla presidenza del consiglio, oggi parlamentare del Pd, che aveva in uso le carte di credito di Open. Poi il ruolo di Marco Carrai, amico personale di Renzi, considerato dagli inquirenti il procacciatore di finanziatori. Carrai è indagato per finanziamento illecito dei partiti ed è stato perquisito dalla Guardia di finanza, con maggiori riguardi dal momento che da alcune settimane è diventato il console di Israele a Firenze e la sede diplomatica coincide con quella della sua società. Ma è sulle modalità dei versamenti che i magistrati vogliono fare chiarezza.

LA VILLA
È stata una segnalazione dell'Uif, l'Ufficio antiriciclaggio di Banca d'Italia, su alcune operazioni della Cassa di Risparmio di Firenze a portare all'apertura del fascicolo sulla villa di Renzi, acquistata nel giugno del 2018. Un passaggio di 700mila euro sui conti di Renzi datato 12 giugno, il giorno precedente alla richiesta da parte dell'ex premier e della moglie Agnese Landini di quattro assegni circolari da 400mila euro per versare la caparra della villa da 1,5 milioni. Il denaro è arrivato dal conto di Anna Picchioni, mamma dei tre fratelli Maestrelli, ma in particolare di Riccardo, nominato nel maggio 2015 nel cda di Cassa depositi e prestiti. Nella causale è stato annotato: «Prestito». E, anche se l'ex premier ha già restituito quel denaro, gli inquirenti vogliono fare chiarezza sul tipo di rapporti e sulle relazioni che hanno portato al passaggio di soldi. Tanto più che i Maestrelli, imprenditori dell'ortofrutta, risultano tra i finanziatori di Open.

LA CARTA
Sulla gestione del denaro che arrivava nelle casse di Open, il procuratore aggiunto Luca Turco e il pm Antonio Nastasi stanno ancora lavorando. Il sospetto è che, sia in entrata che in uscita, le leggi sul finanziamento dei partiti e quella sulle fondazioni non fossero rispettate. Il fascicolo, oltre che per traffico di influenze, finanziamento illecito, riciclaggio, autoriciclaggio, ipotizza anche l'appropriazione indebita. Sotto accusa i rimborsi ad alcuni parlamentari e l'uso di carte di credito e bancomat. Tra questi, appunto, Lotti, già nel cda della fondazione sciolta nel 2018. Ma il cuore dell'inchiesta riguarda anche le modalità di finanziamento.

Fondamentale la figura di Carrai. Nell'ufficio di Alberto Bianchi, ex presidente di Open e primo indagato, sarebbero stati trovati gli elenchi dei donatori individuati da Carrai. Undici esponenti del mondo finanziario italiano che sarebbero poi diventati clienti dell'avvocato Bianchi. Sono questi i «significativi intrecci» tra prestazioni professionali rese dell'ex presidente della Fondazione e dai suoi collaboratori, e le donazioni a cui fanno riferimento gli inquirenti nel decreto di perquisizione.

LOTTI: «NESSUN BANCOMAT, SOLO INDENNIZZI PER SPESE»
«Come ho già spiegato ieri, non ci sono carte di credito o bancomat intestati a parlamentari e la Fondazione ha sempre agito nella totale correttezza». Lo dice Luca Lotti, a proposito dell'inchiesta sulla Fondazione Open. «Nello specifico: per quanto riguarda la mia attività, esistono soltanto semplici e regolari indennizzi delle spese che ho sostenuto nello svolgimento del mio ruolo di membro del cda della Fondazione Open. Tutto, ribadisco, si è sempre svolto nell'assoluta trasparenza, tutti i costi sono tracciati, dettagliati e messi nero su bianco, oltre ad essere indicati nei bilanci della Fondazione stessa e per questo vagliati dai sindaci revisori», spiega l'ex ministro. «Questa è la verità e tutte le ricostruzioni che negano questa realtà sono false e lesive della mia reputazione. Resto, infine, convinto che sia giusto attendere la conclusione del lavoro degli inquirenti e non alimentare questo squallido gioco al massacro di celebrare processi sommari sui giornali», conclude Lotti.

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