Zona rossa, la mossa delle Regioni per evitarla: «Dati senza asintomatici». Stop dell'Iss

La richiesta di non calcolare parte degli ospedalizzati. L’Iss: così virus fuori controllo. I governatori puntano a rivedere i criteri che regolano i passaggi in arancione e rosso

Zona rossa, la mossa delle Regioni per evitarla: «Dati senza asintomatici». Stop dell'Iss
di Mauro Evangelisti
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Giovedì 13 Gennaio 2022, 23:59 - Ultimo aggiornamento: 15 Gennaio, 09:22

Le Regioni chiedono di non contare tra i ricoveri per Covid chi in ospedale finisce per cause differenti e poi risulta positivo, ma l’Istituto superiore di sanità frena. C’è il timore che sia un modo per evitare il cambio di colore che si basa proprio sul numero di posti letto occupati da pazienti positivi. Molte Regioni rischiano il passaggio a un livello di allerta più alto (arancione o rosso) se prosegue l’aumento dei ricoveri. Le Regioni chiedono anche di semplificare la fine dell’isolamento per un vaccinato con tripla dose positivo e asintomatico: «Liberiamolo dopo cinque giorni senza tampone». L’Istituto superiore di sanità, con una nota ufficiale, è perentorio nel dire no: «La sorveglianza deve contenere i positivi e non solo i casi con sintomatologia più indicativa di Covid-19 (sintomi respiratori, febbre elevata, alterazione gusto e olfatto)».
Cosa sta succedendo? La proposta di riforma della gestione del pacchetto Covid parte dai governatori. «Ci prendiamo 48 ore per completarla, quella che gira è solo la bozza dei tecnici. Bisogna semplificare le procedure per uscire dalla positività, favorire i vaccinati con tre dosi, altrimenti il sistema salta» dice il presidente della commissione sanità della Conferenza delle Regioni, l’assessore alla Sanità dell’Emilia-Romagna, Raffaele Donini.

REGOLE

Alessio D’Amato, assessore del Lazio: «Diffondere i dati su base giornaliera o settimanale cambia poco.

Serve un intervento per ridurre il peso sui servizi, in linea con quanto indicato anche da Ecdc. Una persona che risulti positiva, che è asintomatica e che ha ricevuto già la dose booster, dopo cinque giorni senza sintomi deve essere libera. Non ha senso sospendergli il Green pass, aspettare certificato di negativizzazione, costringerlo a sottoporsi a un test appesantendo ulteriormente l’impatto su questi servizi. Semplicemente dopo cinque giorni di isolamento un positivo asintomatico, vaccinato con tre dosi, deve essere libero». Secondo il governatore del Veneto, Luca Zaia, in linea con le indicazione dell’Ecdc (l’agenzia europea) «il paziente positivo ma senza sintomi non è un caso». E qui si arriva a un’altra proposta delle Regioni, che la Lombardia applicherà già da oggi («Ma nel bollettino nazionale comunque invieremo sempre i dati aggregati» precisano dalla Regione): distinguere, alla voce dei ricoveri, il numero di coloro che entrano in ospedale per gravi sintomi causati dal Covid da coloro che magari si sono rotti una gamba o hanno avuto un infarto, ma quando è stato eseguito il test antigenico prima del ricovero sono risultati positivi. «Le statistiche - dice Donini - ci dicono che coloro che sono positivi, ma in ospedale ci sono per altre ragioni, sono almeno il 30 per cento». Un intervento di quel tipo però ha controindicazioni: sembra una scorciatoia per rendere ancora meno efficace il sistema dei colori (che si basa sul numero dei ricoveri) e non tiene conto che in ospedale un paziente che finisce in ortopedia per un incidente stradale, ma è positivo asintomatico, deve comunque essere isolato dagli altri, con conseguenti problemi organizzativi.

 

CADENZA

Discorso differente è quello della diffusione quotidiana dei dati del numero dei positivi, uno degli argomenti all’ordine del giorno della riunione del Cts, fissata per oggi. Il Comitato è diviso. L’infettivologo Donato Greco ritiene che «sarebbe un’ottima idea». Altri fanno notare che la riduzione dei dati diffusi è sbagliata, bisogna invece puntare su una maggiore chiarezza. Uno dei componenti della prima ora del Cts, Fabio Ciciliano, osserva: «Decidere di cambiare il bollettino in una fase ancora delicata della pandemia è sbagliato, alimenterebbe la sfiducia». Nel governo c’è molta perplessità rispetto a questa svolta. Il Ministero della Salute chiude e ritiene che il bollettino debba restare a cadenza quotidiana.

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