Ue, il premier: una delega di peso, così il Carroccio non potrà più sfilarsi

Ue, il premier: una delega di peso, così il Carroccio non potrà più sfilarsi
di Marco Conti
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Sabato 27 Luglio 2019, 10:59
Un nome non lo ha ancora fatto. Ha spiegato che «sarà un politico e non un tecnico», punto. Nemmeno se sarà uomo o donna, come invece sperano a Bruxelles. Matteo Salvini continua a tenere le carte coperte con l'alleato e con il presidente del Consiglio Conte che venerdì prossimo incontrerà la von der Leyen. La presidente della Commissione europea arriva a Roma, tappa di un tour che la porta in diverse capitali europee. E' probabile che possa chiedere a Conte se l'Italia ha già un nome, ma il premier prima di esporsi vorrà capire se c'è intenzione di confermare la delega economica promessa all'Italia durante le trattative al Consiglio europeo.

IL GIOCO
A Conte interessa portare a casa una competenza importante proprio per sottolineare al vicepremier leghista - al quale spetta proporre il nome - l'importanza di offrire un candidato politico di peso in grado di rappresentare per cinque anni il Paese. Resta però da vedere se la Lega ha intenzione di metterci la faccia proponendo un suo uomo che di fatto renderebbe complicato, al sovranismo e all'antieuropeismo in salsa leghista, continuare ad attaccare la Commissione Ue. L'incontro di venerdì non sarà quindi risolutivo. Il termine resta il 26 agosto, ma arrivare all'ultimo potrebbe risultare rischioso, visto che altri Paesi hanno già inviato alla presidente della Commissione la lettera con il nome. A Conte spetta comunque un compito non facile visto che dovrà cercare di spuntare una delega pesante e al tempo stesso tenere la Lega ferma all'impegno preso sulla nomina. Ritiratosi Giancarlo Giorgetti, restano i nomi di Giulia Bongiorno e di Lorenzo Fontana, da poco nominato ministro agli affari europei.

Ma uno dei problemi che ha palazzo Chigi è il clima che si respira al Parlamento europeo e che ha permesso la formazione di un sorta di cordone sanitario contro i partiti anti-Ue. Tra questi viene annoverata anche la Lega, i cui candidati al ruolo di commissario verranno quindi analizzati al microscopio e rischiano la bocciatura al momento del voto in aula. Resta il fatto che Conte e Di Maio spingono affinchè Salvini faccia una proposta con un nome impegnativo che, nel ruolo di commissario, possa anche sostenere le ragioni dell'Italia in seno alla Commissione Ue. In questo modo - è il ragionamento - quando si tratterà di discutere della legge di Bilancio, è possibile che l'Italia possa essere meglio sostenuta. I continui attacchi, ripetuti anche ieri, al ministro dell'Economia Giovanni Tria sulla manovra di bilancio - difeso invece da Di Maio - sembrano però spingere Salvini in una linea di opposizione a tutto ciò che riguarda Bruxelles. D'altra parte alle elezioni di maggio l'avanzata sovranista in Europa non c'è stata e ora a Strasburgo la Lega guida un gruppo di opposizione con la Le Pen, che è stato tagliato fuori da ogni nomina. In difficoltà anche il M5S, anche se i grillini hanno votato la von der Leyen e non disperano di accasarsi con i liberali. Lunedì Conte riprenderà gli incontri con le parti sociali proprio in vista della manovra di bilancio.

GLI SCACCHI
Il cannoneggiamento preventivo nei confronti del ministro dell'Economia, operato da Salvini, per ora non sembra produrre effetti sui mercati. Lo spread continua a scendere, ma quando si entrerà più nel vivo del confronto, non sono da escludere contraccolpi qualora M5S e Lega impongano di nuovo a Conte e Tria di presentare una manovra in deficit. Per ora siamo comunque ai preliminari, con la Lega che non vuole il salario minimo e i grillini che storcono il naso sulla flat-tax. Sullo sfondo restano anche le tensioni su alcuni ministri del governo. Nel mirino è soprattutto Toninelli, anche se il M5S lo difende inserendo tra i cattivi alcuni ministri in quota Lega. Qualora la Lega dovesse in qualche modo sfilarsi dalla scelta del Commissario Ue e il governo dovesse alla fine indicare Enzo Moavero Milanesi, si aprirebbe anche il tema di un mini-rimpasto di cui però il M5S non vuol sentir parlare. E' probabile che solo in questo caso, si tornerebbe a sfogliare per la Farnesina la margherita dei tecnici.
 
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