Zingaretti a Controcampo: «Avanti uniti per il Lazio, i cittadini ci guardano»

Il governatore: «Pronto a dimettermi entro 2-3 settimane, voto a fine gennaio. L’alleanza Pd-M5S-Terzo polo-civiche la chiedono gli elettori, le Politiche sono passate»

Zingaretti a Controcampo: «Pd, M5S e Terzo polo avanti uniti per il Lazio. Voto entro fine gennaio»
di Massimo Martinelli e Barbara Jerkov
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Mercoledì 12 Ottobre 2022, 19:38 - Ultimo aggiornamento: 13 Ottobre, 12:18

Con l’apertura delle Camere, inizia la sua nuova vita da deputato, presidente Zingaretti. Letta ha chiesto al Pd di fare una opposizione quanto più unitaria con i 5Stelle. E’ un modo per ripartire dal campo largo?
«Enrico ha ragione, un’opposizione che si coordina è più forte. Starà alla sensibilità dei leader capire che si è più incisivi se, nel rispetto delle identità di ciascuno, si gioca una partita tutti insieme, perché l’opposizione deve avere la possibilità di segnare anche dei goal».

Conte sembra aver lanciato una vera e propria opa sul Pd, candidando il Movimento 5Stelle a fare “la vera sinistra”. Come rispondere a questa sfida?
«L’iniziativa di rafforzare i 5Stelle è assolutamente legittima, non dobbiamo demonizzare dei tentativi di costruzione del rapporto con il Paese che rafforzi l’opposizione. Noi, come Pd, dobbiamo rapidamente ora aprire una fase di nuovo radicamento sociale e politico raccogliendo il segnale che è venuto dalle elezioni. Siamo il secondo partito italiano, siamo una forza fondamentale della democrazia: la svolta sarà tornare di nuovo vicino alle persone. Le diseguaglianze sociali sono cresciute e chiedono una rappresentanza che noi possiamo dare molto più di una destra populista che sa solo raccontare i problemi anziché risolverli. E dobbiamo smetterla di pensare che gli avversari siano movimenti con cui abbiamo fatto pezzi di strada, e ricostruire un radicalmente partendo da quello che il voto del 25 settembre ci chiede di fare: opposizione sociale, culturale, parlamentare».

Aboubakar Soumahoro, il sindacalista di origini ivoriane appena eletto alla Camera nella lista Verdi-Sinistra, in una recente intervista ha usato parole durissime: “La sinistra si è arroccata su se stessa ed è diventata invisibile anche a se stessa. Non la si vede in giro”. Cosa risponde presidente?
«Lo interpreto come un incitamento a ritrovare una funzione che peraltro ci indica la Costituzione: riduzione delle diseguaglianze che la crisi ha accresciuto.

Noi come governo di centrosinistra del Lazio abbiamo dato alle famiglie con redditi sotto i 30mila euro, 200 euro per ogni figlio alle superiori e 150 per le medie. Un modo di essere vicino alle persone: più che parlarne bisogna farlo».

Se Giorgia Meloni avrà l’incarico di formare il governo, cosa si aspetta da questo esecutivo e come valuta le sue prime mosse, sul piano interno e internazionale?
«Da cittadino, prima che da esponente dell’opposizione, mi aspetto che venga data una soluzione ai problemi degli italiani, poi queste soluzioni le valuteremo, con spirito oggettivo. Perché non gioco allo sfascio e non considero Giorgia Meloni una nemica ma un’avversaria politica».

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Letta ha chiamato il Pd a manifestare contro l’aggressione di Putin in Ucraina oggi pomeriggio, davanti all’ambasciata russa. E i movimenti per la pace, con i 5Stelle e parte del Pd, si stanno mobilitando con un’altra manifestazione meno “anti russa” per metà novembre. Lei aderirà a una delle due, a nessuna, a entrambe?
«Andrò davanti all’ambasciata russa perché bisogna tenere unite le due dimensioni del problema. Perché ci sono, va detto con chiarezza, le responsabilità di Putin e l’aggressione contro un popolo che è stato invaso. E, dopo otto mesi, è giusto che si aprano anche tutte le iniziative diplomatiche per arrivare a una soluzione bloccando l’escalation. Il che non vuol dire mettere tutti sullo stesso piano, ma mettere in campo nuovi strumenti diplomatici per arrivare alla pace».

Ha già deciso quando si dimetterà da presidente della Regione? Perché da questa data dipenderà poi quella delle nuove elezioni nel Lazio.
«La legislatura regionale è conclusa. Abbiamo approvato in giunta un collegato che aiuta le famiglie, le imprese, promuove una devoluzione di poteri verso Roma senza precedenti, che sarà il più potente fattore di sviluppo della città. Quando sarà approvato dal consiglio, io penso entro due-tre settimane, subito dopo mi dimetterò. A quel punto la forbice credibile per votare è un’ipotesi tra il 18 dicembre e la fine di gennaio».

Ci sarà tempo per fare le primarie per la scelta del candidato del centrosinistra?
«Non è corretto che io intervenga su queste decisioni. Faccio però una riflessione come presidente di una Regione sostenuta da una maggioranza che coincide con l’opposizione al governo Meloni a livello nazionale. Questa maggioranza ha raccolto il 49,5% dei consensi dei cittadini del Lazio, il centrodestra il 44. Credo che sia, prima che una scelta politica, un’opera di buon senso fare di tutto per costruire una proposta per il Lazio che mantenga l’alleanza tra Pd, M5S, Terzo polo con Azione e Italia viva e liste civiche. Anche perché sono sicuro che se facessimo un referendum tra gli elettori di tutte le forze politiche di cui stiamo parlando - volete andare uniti o divisi? - il 90% direbbe uniti. Quindi tutto il rispetto per la dialettica delle forze politiche, ma io da presidente uscente dico: attenzione, gli elettori ci guardano».

Calenda ha già detto che se nella coalizione per il Lazio ci sono i grillini, non ci sarà Azione. Come pensa si possano tenere tutti insieme?
«Mettendo al centro l’interesse delle persone e del Lazio. Le elezioni politiche sono passate, ora c’è da pensare all’interesse di Roma e del Lazio».

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