Morisi, il ragazzo romeno: «Mi ha dato la droga dello stupro». L'ex spin doctor: «Pronto a chiarire tutto»

Morisi, caso droga. Il legale: «Pronti a chiarire tutto». Il procuratore di Verona: è l'unico indagato
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Mercoledì 29 Settembre 2021, 17:37 - Ultimo aggiornamento: 30 Settembre, 08:52

Luca Morisi è pronto a spiegare cosa è avvenuto a casa sua nella barchessa di Belfiore tra il 13 e il 14 agosto. È pronto a fornire una spiegazione sul perché ci fossero due grammi di cocaina nei piatti in bella vista e perché ci fossero due ragazzi romeni che ai carabinieri, dopo aver lasciato l'abitazione, hanno raccontato di aver ricevuto proprio da lui una boccetta di Ghb, la cosiddetta droga dello stupro. «C'è la piena disponibilità a chiarire tutti gli aspetti della vicenda» dice il legale dell'ex spin doctor della Lega Fabio Pinelli negando però che sia stato Morisi a cedere la droga e ribadendo «l'irrilevanza penale» della sua condotta. Parole che contrastano con la versione del ragazzo: «quella notte mi ha distrutto la vita, la droga dello stupro era sua», dice in un'intervista a Repubblica e al Corriere della Sera.  

 

«Nessuna violenza, nessuna costrizione, nessuna certezza sull'origine del flacone con il liquido, nessun quarto uomo: le parole del giovane intervistato da alcuni quotidiani confermano che Luca Morisi non ha commesso reati e ora è vittima di una campagna mediatica guardona e di pettegolezzi di un ragazzo che cerca pubblicità o soldi facili». Così fonti vicine alla famiglia di Morisi.

 

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Il ragazzo romeno accusa Morisi: «La droga dello stupro l'ho avuta da lui»

Il ragazzo, che sarebbe già tornato in patria, non dice però solo questo e nel suo racconto ci sono anche elementi in contrasto con la versione fornita dagli inquirenti e dagli investigatori. Lui e l'amico, racconta, sarebbero stati contattati da Morisi via web e il compenso pattuito per la serata era molto elevato: 4 mila euro scrive Repubblica, 1.500 ciascuno il Corriere. «Il patto è che voleva usare droga perché voleva divertirsi, per queste cose si paga». Ma quei soldi non sarebbero mai stati pagati: «la carta era bloccata o qualcosa del genere, c'era qualcosa che non andava». Il ragazzo aggiunge poi che di quella serata di agosto ha «prove, foto e messaggi che dimostrano che tutto ciò che dico è la verità». Il ventenne, stando al suo racconto, arriva con l'amico a Belfiore per passare la notte con Morisi. «Ad un certo punto - dice - mi sono sentito molto male a causa delle sostanze assunte, sono scappato dall'abitazione e ho chiamato i carabinieri». Dunque non ci sarebbe stato nessun controllo di routine lungo la strada da parte dei militari, come invece affermato dagli inquirenti. Quanto alla boccetta di droga trovata nel suo zaino, il ragazzo conferma che «viene dalla casa di Morisi, quella roba è sua». Ma aggiunge di non sapere come sia finita nello zaino. «Non so», ce l'ha messa «uno dei due che era a casa con me, direi».

 

 

La procura: nessun secondo indagato

L'inventore della macchina social leghista continua però a ribadire la sua versione - «quella boccetta non è roba mia» - e, secondo quanto si apprende, non dovrebbe presentarsi in procura. Dunque, è probabile che affidi la sua versione dei fatti ad una memoria o che lasci ai legali il compito di spiegare quello che, ha ripetuto l'avvocato, «è un fatto che attiene alla vita privata dell'interessato». E Pinelli è tornato a puntualizzare nuovamente un altro aspetto della vicenda che già ieri aveva smentito: non esiste nessun quarto uomo, nella cascina a Belfiore c'erano solo Morisi e i due ragazzi romeni. Versione confermata anche dagli inquirenti e dagli investigatori: a parlare di un'altra persona è stata una vicina di casa che, però, potrebbe essersi confusa. E ribadita anche dal ragazzo intervistato dai quotidiani.

 

 

Un botta e risposta tra la procura e la difesa c'è stato invece sull'iscrizione nel registro degli indagati del ragazzo romeno che nel corso della perquisizione è stato trovato con la boccetta di presunta droga liquida. «Dagli atti nella legittima disponibilità della difesa, risulta sottoposta ad indagine un'ulteriore persona» ha detto Pinelli dopo che il procuratore Angela Barbaglio aveva sostenuto che «l'unico indagato è Luca Morisi. Non c'è nessun altro per questo procedimento». Il capo della procura ha però chiarito poco dopo: «Nell'indagine su Morisi io ho riferito solo ciò che ricordavo quando mi è stata comunicata la notizia di reato, un mese e mezzo fa: e in quel momento riguardava solo la cessione di una sostanza liquida, che i due ragazzi asserivano essere droga. Cosa sia successo dopo - aggiunge - ovvero se il collega Aresu, nel proseguo delle indagini, sia arrivato ad iscrivere una o altre persone, non lo so. Se l'avvocato Pinelli sostiene che oltre a questi c'è un secondo indagato, uno dei due ragazzi, immagino che lo faccia a ragion veduta, avendo contattato il pm per approfondire gli atti dell'inchiesta».

 

Certo è che nel decreto di nomina del difensore d'ufficio e di convalida della perquisizione e sequestro è scritto che «il pm Stefano Aresu, visti gli atti del procedimento numero...» procede «nei confronti di Luca Morisi» e del ragazzo romeno ai sensi «dell'articolo 73 comma 4» del testo unico sugli stupefacenti (Dpr 1990/309), vale a dire per detenzione e cessione di sostanze stupefacenti. Barbaglio, nell'intervista al Corriere, dice però anche un'altra cosa: dal 14 agosto, data della denuncia di Morisi e del romeno, la procura ha effettuato gli accertamenti necessari, a partire da quelli sui tabulati per capire che tipo di frequentazione ci fosse tra i tre, «e nulla è emerso». Resta dunque una «storia banale», almeno dal punto di vista giudiziario, con il romeno che accusa Morisi e l'ex spin doctor della Lega che nega di avergli ceduto la presunta droga. E resta da attendere l'esito delle analisi sulla boccetta, per le quali ci vorranno ancora giorni.

 

Salvini: «Stufo del vostro guardonismo»

Sulla vicenda è tornato anche Salvini, che però ha risposto con un laconico "no" a chi gli chiedeva se avesse sentito Morisi nelle ultime ore: «Io del vostro guardonismo sono stufo», ha detto il leader della Lega nel corso di un incontro con i cittadini milanesi del quartiere San Siro in vista delle prossime elezioni amministrative, rispondendo ai giornalisti sul caso Morisi. 

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Da Conte a Renzi: le reazioni 

«Per quanto riguarda Morisi, ho già detto che è una vicenda personale, se c'è un accertamento giudiziario si vedrà - ha detto il leader M5S Giuseppe Conte a «Oggi è un altro giorno», su Raiuno -. Noi facciamo politica. Discutiamo della linea politica di Salvini, che non credo risponda per l'operato personale di Morisi. Auguro a lui, nel caso fosse confermato che abbia problemi di droga, di venirne presto fuori. Io non mi permetto di attaccare Salvini per la vicenda personale di Morisi. Salvini risponde del tuo operato politico che secondo me è assolutamente inadeguato. Non si capisce ancora oggi qual è la posizione vera, ufficiale della Lega». Sulle campagne aggressive passate del M5S Conte sottolinea di «non fare autocritica perché rispondo della linea politica di adesso. Oggi c'è un nuovo corso, molto differente rispetto al passato. Il M5S è una forza che si prospetta al futuro, non giudicatelo con gli albori della sua azione. All'inizio doveva entrare nel Palazzo, le sedimentazioni della vecchia politica non gli lasciava spazio». 

Per Renzi invece «Morisi è l'uomo che ha creato la macchina social della Lega, quella che ha sparato violenza verbale addosso a tante persone - le parole del leader di Italia Viva a Rainews24 -. Io sono stato vittima della macchina social, lo stesso hanno fatto i 5 stelle e Casalino. Hanno inquinato il dibattito politico, se dovessi usare lo stesso stile di Morisi dovrei attaccarlo sul piano personale, non lo faremo. Noi abbiamo una cultura garantista. Da me arriverà solo l'auspico che ci possa essere più civiltà nel confronto politico, quella che Morisi e Casalino non hanno mai avuto contro di noi».

 

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