Morisi in caserma con i due escort: così rifiutò di rispondere sulla droga

Morisi in caserma con i due escort: rifiutò di rispondere sulla droga
di Giuseppe Scarpa
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Sabato 2 Ottobre 2021, 09:28 - Ultimo aggiornamento: 20 Febbraio, 18:37

Da una parte Luca Morisi. Dall'altra i suoi due accusatori, gli accompagnatori romeni che pretendono dall'ex spin doctor della Lega di Matteo Salvini di saldare il conto della serata. Il ferragosto del 47enne informatico è ad una svolta decisiva. Mentre litiga con i due ventenni sul compenso arrivano i carabinieri della compagnia di San Bonifacio, sotto la casa a Belfiore, paese in provincia di Verona. A questo punto Morisi cambia atteggiamento. Cala nel più totale mutismo. Intuisce, evidentemente, il tragico epilogo per la sua vita professionale. Non ha droga con sé. L'unico ad averla è Petre. Ha il flaconcino di Ghb. Nell'appartamento dell'ex fedelissimo di Salvini invece c'è della cocaina, due grammi, una quantità irrisoria che non vale l'accusa di spaccio.

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LA SERATA
Diverso il quantitativo dello droga dello stupro in possesso del modello-escort. Quest'ultimo però - non è chiaro se con l'appoggio del connazionale - punta il dito contro Morisi. In pratica sostiene che la sostanza è la sua. Il social media manager di Salvini, inventore della Bestia, non commenta. Non risponde, non dice alcunché agli uomini in divisa.
Quando i militari dell'Arma gli chiedono di firmare il decreto di perquisizione, appena eseguito nel suo appartamento, si rifiuta di siglarlo.

Intanto Petre, nel suo verbale, fa mettere per iscritto che il ghb gliel'ha dato Morisi. Ribadisce le prime accuse. Per Morisi, professionalmente, è la fine. I carabinieri non possono fare altro che denunciare il trio per detenzione ai fini di spaccio.

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Una contestazione che sarà poi la procura a dover soppesare con un'imputazione, per quanto riguarda lo stesso Morisi non affatto scontata. Da un lato perché la droga l'aveva il suo accompagnatore e dall'altro perché lo stesso ex spin doctor di Salvini, tramite il suo legale, dopo che è venuto alla luce tutto l'affaire, ha rispedito al mittente ogni accusa. Ad ogni modo, però, l'indagine sancisce la fine della folgorante carriera del 47enne dentro la Lega che a un mese dai fatti si dimette da ogni incarico e poi viene travolto dalla pubblicazione sui giornali del caso.
LA POLEMICA
Intanto la procura di Verona interviene sull'accusa di aver fatto veicolare la notizia poco prima di importanti elezioni comunali in diverse città d'Italia: «La circostanza che questa notizia sia stata da noi, o dalle forze dell'ordine, tenuta nascosta per essere utilizzata in periodo pre-elettorale - sottolinea il procuratore capo di Verona, Angela Barbaglio - francamente mi pare del tutto ridicola». «Ribadisco - ha aggiunto - che l'informazione non è uscita dal mio ufficio e non è uscita dalle forze dell'ordine. Noi l'abbiamo incamerata più di un mese fa». Sulle tesi quindi di una giustizia ad orologeria, Barbaglio ha concluso: «Bisognerebbe che chi afferma questo spieghi quali siano le intenzione della Procura della repubblica di Verona o del reparto provinciale dei Carabinieri di Verona per tenere un simile comportamento».

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«Non ho sentito Morisi, non lo disturbo. Lo avete disturbato già voi abbondantemente. Se ti infamassero senza uno straccio di prova, probabilmente non rispondereste al telefono neanche voi», ha spiegato ieri il leader della Lega Salvini.
Giuseppe Scarpa
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