L'ex presidente della Consulta Mirabelli: «A rischio il dettato della Costituzione, non si può ledere una parte del Paese»

L'ex presidente della Consulta Mirabelli: «A rischio il dettato della Costituzione, non si può ledere una parte del Paese»
di Diodato Pirone
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Giovedì 14 Febbraio 2019, 08:25 - Ultimo aggiornamento: 12:00
Il professor Cesare Mirabelli, ex presidente della Corte Costituzionale, non nasconde le sue perplessità. «L'autonomia delle amministrazioni locali è un principio positivo - sottolinea - Ma serve una cornice unitaria, una direzione condivisa da tutti. Lo Stato non può risolvere solamente il rapporto con le Regioni più produttive».

Professore, le daranno del centralista vecchio stampo.
«Mah, a me pare che la Costituzione fissi dei paletti ben precisi che non vanno violati. L'autonomia in sé è positiva e va valorizzata ma poi bisognerebbe fare i conti anche con la realtà concreta. Mi chiedo: ci insegna qualcosa l'esperienza delle Regioni a statuto speciale che non sempre ha dato i risultati sperati?».

Resta il fatto che il governo ha aperto un tavolo con le prime tre Regioni che chiedono maggiori poteri su una serie di materie...
«Fin qui tutto legittimo anche se poi bisognerà vedere i dettagli di queste intese. E' una procedura prevista dall'articolo 116 della Costituzione. Ma vorrei sottolineare che il tema dell'autonomia regionale è un tema nazionale. Non si tratta solo di concedere più poteri all'una o all'altra Regione, si tratta di collocare le autonomie in un disegno unitario per capire che Italia vogliamo nel suo complesso. Prima di agire dovremmo avere ben chiara la cornice, sapere dove vogliamo andare come comunità, come italiani. Se scegliamo la strada dell'autonomia differenziata senza avere fissata e chiara questa cornice non rischiamo di frammentare il Paese? E' certa una maggiore efficienza ed economicità nell'azione della pubblica amministrazione? Ripeto: l'esperienza delle Regioni a Statuto Speciale è convincente? E' davvero feconda per gli abitanti di quelle Regioni e contemporaneamente per l'intera comunità nazionale?».».

Qual è il punto che la convince di meno?
«La Costituzione garantisce che non ci debbano essere squilibri fra i cittadini italiani, in qualunque Regione essi risiedano. Ora noi tutti sappiamo che già oggi vengono segnalate differenze profonde che è difficile comprendere».

Ad esempio?
«Esistono casi di persone che hanno cambiato residenza perché in alcune Regioni, faccio un esempio, vengono garantiti i rimborsi per alcuni prodotti farmaceutici o servizi sanitari costosi o innovativi, ma essenziali per la cura efficace di alcune malattie, che in altre aree del Paese non vengono assicurati dai servizi pubblici».

Lei sta dicendo che l'autonomia differenziata alla lunga finirebbe per dividere gli italiani in cittadini di serie A e cittadini di serie B?
«La Costituzione garantisce ai cittadini eguali livelli essenziali delle prestazioni, su tutto il territorio nazionale».

Dunque l'autonomia differenziata è anticostituzionale?
«A cosa serve l'autonomia? A trattare in sede locale i problemi che hanno rilievo e dimensione locale e ad avvicinare istituzioni e cittadini. In questo c'è la sua positività. Ma non a caso la Costituzione prevede anche che ci sia perequazione fra aree più ricche e aree più povere del Paese e che risorse aggiuntive siano destinate a rimuovere gli squilibri economici e sociali, promuovere lo sviluppo economico, la coesione e la solidarietà sociale. Dunque il complesso dell'operazione dovrebbe tendere a uniformare lo sviluppo del Paese non a sottolineare le divaricazioni esistenti magari aggravandole».

L'operazione di autonomia rafforzata ruota intorno alla proposta di lasciare sul territorio una quota di tasse prodotte dal territorio.
«Naturalmente prima di esprimersi compiutamente occorre vedere come verrebbe applicato in concreto questo principio. In questa sede mi preme affermare il principio costituzionale dell'uguaglianza fra i cittadini».

E cioé?
«Questo riferimento non può e non deve essere un elemento occasionale. Per favorire l'eguaglianza fra i cittadini italiani occorre garantire che chi è indietro possa disporre di investimenti sufficienti a permettergli di recuperare il terreno. Sono i principi costituzionali a indicare la necessità di sviluppare la coesione sociale dell'intera comunità nazionale. A mio giudizio è importante sottolineare che lo Stato non può risolvere solo il rapporto con le Regioni più produttive».
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