Migranti, arriva la stretta sulle protezioni speciali. Gli incentivi ai Paesi terzi

I ritocchi del Viminale al decreto Cutro. Accolte in parte le richieste della Lega

Migranti, arriva la stretta sulle protezioni speciali Gli incentivi ai Paesi terzi
di Francesco Bechis
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Venerdì 7 Aprile 2023, 07:17

La via è stretta. Da un lato lo sguardo vigile del Quirinale, dall'altro il pressing della Lega di Matteo Salvini. Giorgia Meloni, tuttavia, è decisa a percorrerla. Il governo è pronto a un giro di vite sulla protezione speciale per i migranti. Ovvero a riscrivere in parte i decreti sicurezza di stampo salviniano e restringere le maglie sui permessi allargate dai governi Conte bis e Draghi.

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LE NUOVE REGOLE

Un emendamento dell'esecutivo al decreto Cutro farà sintesi delle diverse richieste nella maggioranza. Mentre il provvedimento emanato all'indomani della strage calabrese prosegue il suo esame al Senato, a Palazzo Chigi e al Viminale si studiano nuovi ritocchi. Fra questi, un drastico taglio ai casi previsti per la protezione speciale. Cioè il permesso di soggiorno temporaneo che i migranti arrivati sulle coste italiane possono richiedere se viene loro negato lo status di rifugiato o la protezione sussidiaria. Nell'emendamento discusso in una riunione di maggioranza al ministero dell'Interno mercoledì sera i casi previsti per la protezione speciale sono ridotti all'osso. Resterà la protezione per "calamità naturale" - un terremoto, una grave alluvione che rende impossibile il ritorno nel Paese di origine - e per gravi motivi di salute. Per le altre fattispecie previste oggi dalla legge saranno introdotti paletti più severi. È il caso della protezione per "vincoli famigliari" o ancora per chi richiede un permesso dichiarando il suo orientamento omosessuale perché nel suo Paese rischia la persecuzione. Di più: con le nuove regole le protezioni speciali non saranno cumulabili né interscambiabili. Chi farà domanda per un motivo non potrà cambiare in corsa. A poco più di un mese dal dramma di Cutro, dal governo arriva una risposta al "blitz" della pattuglia parlamentare leghista che proprio nei giorni della rabbia e della commozione suscitate dal naufragio presentava a Palazzo Madama due proposte di legge per abolire tout-court la protezione speciale dei migranti e irrigidire le regole sulle espulsioni. Blitz neutralizzato da FdI che anche qui, come sugli altri dossier dell'emergenza migranti, dal decreto flussi alle trattative diplomatiche con la Tunisia al collasso, ha deciso di prendere le redini in mano. Senza rompere delicati equilibri.
Il Quirinale, dopotutto, ha già manifestato i suoi timori per la prima stretta ai permessi contenuta nel decreto Cutro.

Non sono isolati: Vaticano, Ue e Cedu osservano da vicino le modifiche in Parlamento.

GLI EQUILIBRI

Di qui la continua intermediazione di Alfredo Mantovano, sottosegretario a Chigi e "carta copiativa" della premier, come dice lui, sempre più vigile sulle politiche migratorie del governo. Niente blitz, pressing e bandierine. La linea sui migranti, è il messaggio da Palazzo Chigi, si detta e si scrive insieme. La stessa Meloni del resto ha espresso dubbi sull'istituto della protezione speciale.

Introdotto da Salvini nei decreti sicurezza ma limitato ad alcuni casi limitati, il salvacondotto per i migranti che non hanno diritto di asilo è stato ampliato con Luciana Lamorgese al Viminale. Fino a offrire un escamotage a gran parte dei migranti che arrivano sulle coste italiane e grazie alla protezione speciale non possono essere espulsi, lamentano nel centrodestra sussultando di fronte alle cifre degli sbarchi previste dagli apparati di sicurezza per il 2023: più di 300mila. «L'Italia non farà altro che adeguarsi alla normativa degli altri Paesi Ue», notano dunque da FdI.

Accanto alle restrizioni non mancano aperture. Un emendamento chiesto da Pd e Avs e approvato in una burrascosa seduta della Commissione affari costituzionali al Senato mercoledì notte prevede ad esempio che una quota del prossimo decreto flussi sia destinata ad «apolidi e rifugiati riconosciuti dall'Onu». Anche qui restano però le distanze tra maggioranza e opposizione. Il governo, tramite il sottosegretario agli Interni leghista Nicola Molteni, ha infatti aggiunto una previsione alla norma che prevede posti premio solo per i Paesi di origine che collaborano sui rimpatri.

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