Migranti, permessi di soggiorno: braccio di ferro tra FdI e Lega. Maggioranza divisa sulla stretta alla protezione speciale

La perplessità dei meloniani: quella norma rischia lo stop nei tribunali

Migranti, permessi di soggiorno: braccio di ferro tra FdI e Lega
di Francesco Malfetano
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Lunedì 13 Marzo 2023, 00:04 - Ultimo aggiornamento: 10:20

Sui permessi di soggiorno per protezione speciale va profilandosi uno scontro all’interno della maggioranza. Se la Lega sembra infatti determinata a difendere la stretta varata durante il cdm a Cutro con l’eliminazione delle tutele per i vincoli familiari del richiedente asilo, Fratelli d’Italia e Forza Italia sono invece decisamente più perplesse sulla misura. Anche perché, come spiega una fonte di primo piano all’interno del governo in quota FdI, «quella formulazione che separa un padre con permesso di soggiorno da una madre irregolare potrebbe essere impugnata davanti a qualsiasi giudice». 


Per ora però l’esecutivo non interverrà direttamente, lasciando che sia il Parlamento a gestire la questione. «In sede di conversione ci sarà una discussione» è infatti la linea “ufficiale” che, intanto, rimanda tutto a mercoledì.

Cioè a quando il decreto Flussi già siglato da Sergio Mattarella dovrebbe essere assegnato alla commissione Affari costituzionali per poi andare, appunto, verso la conversione in legge. Un confronto in cui con ogni probabilità riaffioreranno le perplessità già evidenziate dal Quirinale durante il dialogo intrattenuto con palazzo Chigi in fase di redazione del decreto. Tant’è che, tra i ministri, c’è chi non esclude come «dopo aver già alleggerito la stretta, si arrivi ad un’ulteriore modifica». 


La partita è controversa. Seguendo anche i canali di contatto intrattenuti dal sottosegretario Alfredo Mantovano con il Colle e con il Vaticano, FdI pare disposta «a rimodulare il decreto in una versione più umanitaria». Anche comunicativamente del resto, Giorgia Meloni preferisce lasciar passare il messaggio che l’Italia contrasta i trafficanti e non i disperati che trasportano. Da qui la necessità di non far esplodere la questione. Anche perché, di fronte ha uno scenario con 900mila persone potenzialmente in fuga dal Nord Africa, e con la necessità di portare un pressing più efficace sull’Unione europea, è meglio che il governo resti compatto. Le possibilità di contrastare l’enorme ondata di arrivi prevista in primavera e autunno, sono convinti i più fidati della premier, passano tutte da Bruxelles. E in particolare da «uno sforzo finanziario» importante sul modello di quanto fatto con la Turchia per la rotta balcanica. 


Un pax construens che però non sembra arginare le mire del Carroccio. Anzi, al netto di un ordine di scuderia di mantenere il riserbo sulla vicenda per non creare inutili tensioni, a via Bellerio sarebbero anche intenzionati a rilanciare. L’idea infatti è presentare nuovamente gli emendamenti già pensati per il dl Ong (e poi stralciati per estraneità di materia), nonché alcune misure incluse nella proposta di legge del leghista Igor Iezzi per reintrodurre i decreti sicurezza, che è in commissione Affari costituzionali alla Camera. Per di più, dopo le considerazioni di Mantovano sulla «legge Arlecchino» che è diventata la Bossi-Fini e l’apertura ad una modifica del testo, la tensione tra FdI e Lega rischia di salire ulteriormente. 
In ogni caso per ora l’esecutivo è concentrato su altro. E cioè sui «salvataggi da compiere» - che secondo la strategia appuntata da Meloni verranno comunicati con maggiore puntualità rispetto al passato per evitare nuove polemiche - e «sulla gestione di chi arriva».


LA NOTA


Tant’è che, con una nota congiunta dei capigruppo di Fratelli d’Italia alla Camera e al Senato, Tommaso Foti e Lucio Malan, FdI punta il dito contro quei trafficanti che Meloni ha giurato di perseguire in tutto il globo. «Da quando il governo ha annunciato pene severissime contro i trafficanti di vite umane i viaggi e gli sbarchi sono triplicati - si legge nel comunicato - A nessuno viene in mente che sia un ricatto? Evidentemente no, molti considerano più intelligente schierarsi contro l’Italia di fronte all’aggressione che sta subendo». Una linea che riprende quella anticipata ieri dal ministro dei Rapporti con il Parlamento Luca Ciriani in un’intervista al Messaggero. «Non una parola contro i mafiosi che mettono a repentaglio centinaia di vite umane per soldi - proseguono Foti e Malan - che fanno morire annegate le persone legandole al timone di una barca che affonda, che si fanno pagare migliaia di euro per un viaggio su una carretta, che minacciano i passeggeri intimando loro di non fornire elementi sugli scafisti. Noi no. Noi non indietreggiamo mai di fronte alla mafia. Non indietreggiamo di fronte ai mercanti di uomini, e neanche di fronte ai loro, consapevoli o meno, utili idioti». 

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