Migranti, Urso: «Flussi regolari collegati alle richieste delle imprese. Così fermiamo i trafficanti»

Il ministro: «Necessaria una programmazione con i Paesi d’origine. Premi a chi rispetta le regole. Abbiamo risolto molte crisi aziendali»

Migranti, Urso: «Flussi regolari collegati alle richieste delle imprese. Così fermiamo i trafficanti»
di Umberto Mancini e Ernesto Menicucci
5 Minuti di Lettura
Lunedì 13 Marzo 2023, 23:56

Ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso, il governo sta preparando il decreto flussi, si parla di almeno 100 mila immigrati regolari. È questo il numero corretto e, soprattutto, quanta manodopera serve alle aziende italiane?
«Le nuove norme che sono state approvate nell’ultimo Consiglio dei Ministri sono tese da un parte a rafforzare gli strumenti di contrasto ai flussi migratori illegali e all’azione delle reti criminali che operano la tratta di esseri umani, dall’altra a semplificare le procedure per l’accesso, attraverso canali legali, dei migranti qualificati. Per quanto di nostra pertinenza, stiamo procedendo a un censimento dei fabbisogni e delle competenze che interessano il nostro sistema d’impresa, in modo da avere una visione aggiornata su quali tipologie di lavoro c’è maggior bisogno nel nostro Paese anche al fine di realizzare la formazione direttamente nei paesi d’origine. A breve avremo un quadro chiaro della situazione, anche dal punto di vista numerico».

Migranti, le partenze con lo sconto dai territori dei mercenari della Wagner. E Haftar chiude un occhio


Ma che obiettivo avete?
«L’obiettivo è arrivare a un andamento di flussi regolari in corrispondenza con le esigenze delle imprese e del settore produttivo in generale.

Le nuove disposizioni vanno proprio in tal senso: una programmazione che si realizzerà con i Paesi di origine, introducendo anche un sistema di premialità per chi maggiormente rispetta le regole». 


In quali settori c’è maggiore carenza o bisogno di manodopera specializzata?
«La richiesta di manodopera specializzata riguarda sia il mondo delle nuove tecnologie e delle professioni innovative - basti pensare a sfide come quella dell’intelligenza artificiale, della meccatronica, delle biotecnologie - sia le attività più tradizionali, a cominciare da quelle stagionali del sistema agricolo e del turismo, sino a quelle inerenti il settore delle costruzioni e in alcune regioni anche delle aziende manifatturiere che non riescono a soddisfare gli ordini per mancanza di manodopera».


Ma sul piano economico l’Italia e l’Europa cosa dovrebbero fare per difendersi dall’Ira degli Stati Uniti e dalla sfida asiatica? 
«Esattamente quello che ha fatto Washington. Una vera politica industriale che si regga su quattro pilastri: aumento della produzione energetica, autonomia sulle materie prime critiche, grandi risorse pubbliche a supporto dei settori strategici e misure di reshoring. Dobbiamo farlo insieme, e non contro gli Stati Uniti, per rispondere alla grande sfida sistemica della Cina».


L’incontro tra Biden e von der Leyen è stato risolutivo in tal senso?
«È di buon auspicio per la strada comune che dobbiamo intraprendere. Abbiamo sostenuto sin dall’inizio che sbagliava chi cercava scorciatoie, intese separate, interlocuzioni bilaterali, così come chi sollecitava a contrapporsi agli Stati Uniti. Su questi dossier così importanti per il futuro del Continente, l’Italia ha svolto un ruolo assertivo per unire e non dividere l’Europa in una logica Atlantica. Abbiamo interpretato meglio di altri i valori di solidarietà e di coesione che sono a fondamento della Casa comune». 

 


Ieri ha incontrato gli ambasciatori dei Paesi Ue in Italia, quali sono stati gli argomenti di discussione? 
«Ho apprezzato l’iniziativa della presidenza svedese, che sta dimostrando leadership. Hanno voluto ascoltare la nostra posizione perché ne riconoscono la prospettiva strategica. Peraltro, su molti dossier, a cominciare dall’automotive, stiamo indicando noi la strada. E pensiamo che sia necessario raggiungere una nuova e più significativa intesa che tenga conto delle esigenze produttive e sociali. L’elettrico non è una religione ma una tecnologia, come l’e-fuel, il biofuel e l’idrogeno. Dobbiamo avere una visione di neutralità tecnologica».


Passiamo ai temi più strettamente nazionali. A che punto siamo con i numerosi tavoli di crisi aziendali che sono aperti al suo ministero?
«Abbiamo cambiato strategia: piuttosto che aspettare le crisi, per poi nominare gli amministratori straordinari, abbiamo messo in campo un’azione preventiva, confrontandoci con le associazioni e i sindacati, monitorando i settori in difficoltà, interloquendo con le aziende. Così abbiamo realizzato il decreto Lukoil, riassestato l’ex Ilva, risolta l’annosa questione Sider Alloys, affrontato la vertenza Wartsila. Abbiamo convocato i tavoli di moda, automotive, tlc e insediato quello sul riordino del settore dei carburanti. Nei prossimi giorni saranno insediati i tavoli su chimica, farmaceutica, agroindustria. Prevenire è meglio che curare».


Nella scorsa settimana i lavoratori Almaviva in Sicilia sono tornati in piazza. Qual è la situazione attualmente?
«Anche questo caso si avvia a soluzione: nel decreto legge sul personale abbiamo predisposto una norma per garantire l’occupazione sino al 31 dicembre. Sarà approvato nelle prossime ore. In Sicilia, inoltre, abbiamo indicato ai commissari di attivare le procedure per Termini Imerese: siamo convinti che vi siano le condizioni per il rilancio del polo industriale con nuovi e significativi investitori. Abbiamo avviato un percorso comune con la Regione. Sono positivo». 


Anche alle acciaierie di Piombino c’è agitazione…
«Ci siamo confrontati con le aziende, sia con Jindal sia con Agarwal. Ho incontrato sia il sindaco Ferrari, che mi ha presentato un progetto di grande respiro, sia il governatore Giani. Nel piano siderurgico nazionale che stiamo predisponendo il sito di Piombino avrà un ruolo significativo. Vi è rinnovato interesse e credo che l’area industriale tornerà ad essere un polo di sviluppo anche logistico e portuale. Ovviamente dobbiamo superare una serie di errori compiuti da altri. Basti ricordare che gli operai sono in cassa integrazione da otto anni!».


Su Ansaldo Energia vi siete fatti garanti della ricapitalizzazione, come procede il tavolo?
«Abbiamo fatto tre cose in poche settimane: garantito la ricapitalizzazione, nominato il nuovo ceo, firmato 4 contratti in Azerbaijan che garantiscano la produzione. Ora dobbiamo proseguire in questo senso: i nuovi contratti dimostrano come Ansaldo Energia abbia tecnologie e competenze riconosciute proprio nei Paesi a più alta crescita».


Altra strada anche in Piaggio Aerospace?
«Noi non molliamo. Abbiamo nominato altri due commissari con grande esperienza specifica per predisporre la nuova gara, con la certezza che stavolta vi sia una soluzione industriale. L’amministrazione straordinaria è per sua definizione temporanea: diversi player hanno manifestato interesse, nazionali e internazionali, sarà valutato quello più attinente per il rilancio di una azienda strategica per il nostro Paese».
 

© RIPRODUZIONE RISERVATA