Parigi e Madrid contro Roma, il partito di Macron attacca sui migranti, Madrid sul lavoro. Meloni: «Regolano i loro conti»

La risposta dell’esecutivo: «Toni offensivi, non accettiamo lezioni»

Parigi e Madrid contro Roma, il partito di Macron attacca sui migranti, Madrid sul decreto lavoro. Giorgia Meloni: «Regolano i loro conti»
di Mario Ajello
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Mercoledì 10 Maggio 2023, 12:16 - Ultimo aggiornamento: 11 Maggio, 12:50

Una sorta di tenaglia, macroniana e socialista. È quella che sembra riguardare il governo italiano. Una leva la muove la Francia e l’altra la muove la Spagna dell’esecutivo Sanchez. Il nuovo affondo d’Oltralpe è firmato Stephane Séjourné, presidente di Renaissance, il partito di Emmanuel Macron. «L’estrema destra francese prende per modello l’estrema destra italiana. Dobbiamo denunciare la loro incompetenza e la loro impotenza», così ha detto Séjourné, mentre il governo di Parigi in questi ultimi giorni ha cercato di ricucire lo strappo consumatosi dopo le dichiarazioni del suo ministro dell’Interno, Gerald Darmanin, che ha definito la premier italiana «incapace» in materia d’immigrazione.

Migranti, il capo del partito di Macron contro il governo italiano: «Inefficace». Meloni: «Usano noi per regolare conti interni». E la Spagna attacca sui contratti
 

«Meloni fa molta demagogia dinnanzi all’immigrazione clandestina. La sua politica è ingiusta, inumana e inefficace», incalza Séjourné. Questo tipo di posizioni sembrano confermare la tesi che vedrebbe il recente attacco di Darmanin al nostro governo come una mossa per colpire Marine Le Pen, principale rivale di Macron. Giorgia Meloni reagisce infatti così: «I francesi ci usano per regolare i loro conti interni. Questa non mi sembra una cosa ideale sul piano della politica e del galateo». E ancora: «Il governo di Parigi evidentemente ha problemi di consenso, se la prendono con noi per questioni tutte loro. Non sono preoccupata. I rapporti bilaterali Italia-Francia funzionano». Meloni, non ha comunque chiamato l’Eliseo per protestare: «Non mi interessa mettermi a battibeccare con Macron. Mi preme di più sapere che cosa dicono gli italiani». Con Macron si vedrà al G7 in Giappone e al Consiglio d’Europa e «ci saranno tante altre occasioni per parlarci». 
Se dai macroniani arrivano bordate sul tema dell’immigrazione, dalla Spagna socialista piovono fulmini di altro genere. «Con l’ultimo decreto ad hoc, l’esecutivo di Meloni ha mostrato di voler governare contro lavoratori e lavoratrici, per tornare al modello dei contratti spazzatura»: parole di Yolanda Daz, vicepremier, ministra nel governo di Sánchez e amica dell’ex ministro de Lavoro italiano, Andrea Orlando, uno dei massimi sponsor di Elly Schlein.

L’accusa riguarda anche gli ultraconservatori spagnoli di Vox, che si starebbero ispirando al modello italiano nel loro programma. In Italia, ha aggiunto Daz, «hanno anche abolito il reddito di cittadinanza. E’ quello che volete fare voi qui», incalza la vicepremier rivolgendosi in Parlamento alla deputata di Vox, Inés Caizares: «Ma tanto, al governo non andrete mai!». 
 

Meloni è esterrefatta anche per questo attacco. Mentre il ministro e vicepremier Tajani, che conosce bene la Spagna e da ex commissario europeo all’industria gode di una sua popolarità da quelle parti, replica a stretto giro: «Spiace che il vicepremier spagnolo Diaz interferisca nella vita politica italiana dando giudizi inaccettabili sulle nostre scelte del governo. Le difficoltà elettorali del suo partito non giustificano offese ad un partner e alleato europeo». 
 

Si è aperto dunque un doppio fronte. Su quello francese combatte - insieme al sottosegretario a Palazzo Chigi, Giovan Battista Fazzolari - l’altro vicepremier, Matteo Salvini, e dice: «Toni inaccettabili e offensivi. Parigi non può dare lezioni a nessuno. Portino rispetto al nostro governo». 
 

PRETESTI
 

Questa tenaglia franco-spagnola, questa convergenza dei liberal-democratici modello macron e dei socialisti alla Sanchez, si spiega con le elezioni Europee in vista nel 2024. Ovvero: la sinistra e il centro riformista di quei due Paesi temono il successo dei partiti della destra modello Meloni e una saldatura tra i Riformisti e Conservatori europei, di cui è presidente proprio Giorgia, con il Ppe: per andare a governare insieme a Bruxelles rompendo lo storico abbraccio tra popolari e socialisti. L’operazione in atto è questa e serve, agli avversari, dipingere il melonismo come una sorta di lepenismo e di estremismo alla Vox per spaventare quel pezzo di Ppe ancora affezionato a Merkel e impersonato da von der Leyen che non vede di buon occhio il ribaltone al vertice della Ue, a cui stanno lavorando anche Tajani (potrebbe essere lui il post Ursula?) e il leader democristiano tedesco, Manfred Weber. 
 

E comunque: ancora una volta potrebbe essere il presidente Mattarella a suggellare la riconciliazione tra Italia e Francia. Il Capo dello Stato è invitato a Parigi l’8 giugno per l’inaugurazione della mostra «Naples à Paris», uno dei grandi eventi culturali dell’anno, con il prestito dei capolavori del museo di Capodimonte. Da qui ad allora, si augurano intanto a Palazzo Chigi «che Macron e tutti gli altri la smettano con gli attacchi pretestuosi».

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