Migranti, Salvini: «In Libia non c'è guerra ma scontri». Scontro sulla direttiva, ira Difesa: «Superata linea rossa»

Migranti, Salvini: «In Libia non c'è guerra ma scontri». Scontro sulla direttiva, ira Difesa: «Superata linea rossa»
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Martedì 16 Aprile 2019, 10:06 - Ultimo aggiornamento: 27 Febbraio, 02:49

Salvini: «In Libia non c'è guerra ma scontri». «Al momento non c'è guerra, ci sono scontri e noi stiamo lavorando affinché non ci sia la guerra». Lo ha detto il vicepremier e ministro dell'Interno Matteo Salvini a 'Di Martedì' su La7 parlando della situazione in Libia sostenendo dunque che chi parte oggi non è un profugo. In ogni caso, ha ribadito «siccome sui barconi c'è la possibilità che ci siano dei terroristi, rischio dei processi ma non mi interessa: se è a rischio la sicurezza italiana, io non do l'autorizzazione allo sbarco neanche ad un barcone».

Nel frattempo si apre un vero e proprio scontro istituzionale sulla direttiva del Viminale sulla «Mare Jonio». Casus belli il fatto che il ministero dell'Interno abbia indirizzato «l'intimazione» - questo il nome del documento - oltre che ai vertici di Polizia, Guardia Di Finanza e Carabinieri, anche al capo di Stato maggiore della Difesa Enzo Vecciarelli e al capo di Stato maggiore della Marina, Walter Girardelli. Uno «sconfinamento» inaccettabile, secondo fonti della Difesa. E il caso arriva prima sul tavolo del ministro della Difesa Elisabetta Trenta e poi al Quirinale.

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Al Colle, peraltro, in mattinata si reca il premier Giuseppe Conte per un colloquio con il presidente della Repubblica Sergio Mattarella. L'incontro, secondo fonti parlamentari, è l'occasione per un punto generale sui dossier più d'attualità: ritardi e contenuti del dl crescita e dello sblocca-cantieri, ma anche la questione dei porti. Fonti del Quirinale smentiscono che in quell'incontro con il premier Conte si sia parlato della direttiva Salvini. Ma l'attenzione del Colle è altissima sul documento, il cui impianto potrebbe preoccupare anche Mattarella: e non solo perchè il capo dello Stato, come recita la Costituzione, è anche capo delle Forze Armate.

E, secondo alcune fonti parlamentari, la direttiva Salvini sarebbe stata anche al centro di una telefonata tra Mattarella e Trenta (il ministro era tra l'altro con Conte, e la collega Barbara Lezzi al funerale del Carabiniere ucciso a San Severo). Tra Viminale e Difesa lo scontro è apertissimo e potrebbe emergere ulteriormente nel Comitato interministeriale per la sicurezza dei trasporti marittimi e dei porti convocato dal ministro Toninelli. Fonti della Difesa spiegano che la direttiva supera «una linea rossa», si dicono «scioccate» e definiscono il documento come degno di un «regime». L'ira dei vertici militari è subito comunicata a Trenta. Ma, dietro lo scontro istituzionale c'è la costante tensione politica tra M5S e Lega sulla linea da tenere sui porti.

Con il premier Conte e il vicepremier Luigi Di Maio ormai decisi a mantenere una posizione di «responsabilità» rispetto a un Paese in guerra. Una linea, quindi, distinta da quella dei «porti chiusi» di matrice leghista. Ma Salvini non arretra di un passo. «Finché ci sono io i porti restano chiusi», è la secchissima replica del titolare dell'Interno a chi, in serata, gli chiede di eventuali ingerenze su Trenta. «È la legge che stabilisce che le navi della Marina possono essere utilizzate per concorrere alle attività di polizia in mare», aggiungono fonti del Viminale. Conte, nelle prossime ore, è chiamato a trovare una quadra, anche perché lo scontro sui porti ingarbuglia ulteriormente il lavoro dell'esecutivo. Il decreto sblocca cantieri dovrebbe essere spedito al Quirinale in settimana: la Ragioneria ha apposto diversi rilievi sulle coperture, in particolare delle norme sul sisma, che si dovranno superare. Tempi più lunghi invece per il decreto crescita e i suoi numerosi i nodi, dalle norme per Alitalia a quelle per il debito di Roma, dai rimborsi ai risparmiatori, fino a un pacchetto sul turismo che, secondo fonti leghiste, è a costo zero. Tempi troppo lunghi? Bisogna chiedere a Palazzo Chigi, dicono i parlamentari leghisti mentre Salvini punta a portare in Cdm un decreto sicurezza «bis». Anche perché il rischio di un'ondata migratoria si incrocia, pericolosamente, con la campagna per le Europee. Rischio che nella Lega non viene sottovalutato anche per l'asse che potrebbe crearsi tra il premier e Luigi Di Maio.

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