Migranti dalla Germania, il viceministro Molteni: «Con noi nessun accordo. Fanno campagna elettorale»

Migranti dalla Germania, il viceministro Molteni: «Con noi nessun accordo. Fanno campagna elettorale»
di Valentina Errante
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Lunedì 8 Ottobre 2018, 07:19 - Ultimo aggiornamento: 07:29

Solo un problema di comunicazione. Per il Viminale la notizia che i dublinanti torneranno in charter in Italia è fuorviante e dà l'idea di sbarchi di massa. Così Nicola Molteni, sottosegretario all'Interno, spiega la provocazione di Matteo Salvini, che ieri mattina minacciava di chiudere anche gli aeroporti. I 40mila migranti, che sono riusciti ad attraversare le frontiere e ad arrivare in Germania dopo essere approdati sulle nostre coste, in base al trattato di Dublino, continueranno ad arrivare, ma con voli di linea. E non con charter ad hoc, almeno per il momento. L'unica novità, rispetto al passato è che saranno in 50 ogni trenta giorni ad atterrare, anziché 40.

Perché la minaccia di chiudere gli aeroporti, qual è la differenza se i cosiddetti dublinanti arriveranno con voli di linea anziché con i charter?
«Se si parla di un charter collettivo sembrano numeri paurosi. Sembra trasferimento di massa. In realtà si tratta solo dell'applicazione di Dublino e gli accordi sono chiari. Non ci saranno charter. Perché ci possano essere modalità diverse, rispetto a quelle già previste, serve un accordo bilaterale che al momento non c'è. Abbiamo chiesto disponibilità sulla ridistribuzione e non è arrivata. Se la Germania vuole ipotizzare un numero superiore a quello previsto, che prevede la restituzione di un massimo di 50 migranti al mese, deve firmare un accordo che apra sul fronte della cooperazione nell'accoglienza. Per cui parlare di charter è solo un modo per giocare con le parole».
 



Ritiene che questo messaggio abbia a che vedere con le imminenti elezioni in Baviera, che sia in qualche modo una mossa prelettorale?
«Penso proprio di sì, nel fine settimana si vota in Baviera e l'idea di un charter fa pensare al fatto che 40mila persone ci possano essere restituite in pochi mesi. Invece nulla è mutato negli accordi, la richiesta deve essere inviata entro sei mesi dall'arrivo del migrante in territorio tedesco e ci devono essere le prove che l'Italia fosse il Paese di primo approdo. Non c'è un altro accordo, non ci sono charter non ci sono trasmigrazioni di massa».

Ma sono davvero 40mila?
«La cifra è più o meno questa. Il dato è che sono 25 che diventano 50 al mese».

Oggi c'è un'altra polemica in corso e riguarda i presunti tagli alle forze dell'ordine. Il Viminale ha smentito eppure ci sarebbe un piano che lo prevede.
«Non ci sono tagli, anzi, la settimana scorsa, abbiamo convocato i sindacati per un piano di riordino. Abbiamo fatto uno studio sulle 106 questure su parametri oggettivi e scientifici. E la conclusione è che alla fine ogni questura avrà bilancio in positivo sul personale rispetto alle cifre attuali».

Ma le assunzioni sono sparite dal decreto sicurezza, perché il Mef non ha trovato le risorse.
«Non è vero. Abbiamo presentato un piano di riordino delle forze di polizia mai fatto dall'89 a oggi. Un piano su parametri di riferimento (denunce, reati, interventi, popolazione, manifestazioni sul territorio) questi numeri portavano alcune questure ad avere segno meno, come Genova e Reggio Calabria, ma era solo uno studio. Invece per una scelta precisa, anche quelle questure che in base ai calcoli avevano un segno meno, per una valutazione ponderata avranno segno più».

E la copertura?
«Sono già a bilancio, sono previsti 400 milioni. Anzi rispetto agli altri governi che pensavano di sopprimere le polizie ferroviaria, postale e stradale noi abbiamo cambiato rotta e deciso di potenziarle. Fa ridere che Forza Italia dica che presenterà gli emendamenti, visto che la spesa sarà nella legge di Bilancio, nel Def è addirittura indicato un miliardo».
 

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