Premier e M5S per la linea dura: ora dobbiamo essere compatti

Premier e M5S per la linea dura: ora dobbiamo essere compatti
di Simone Canettieri
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Domenica 27 Gennaio 2019, 09:02 - Ultimo aggiornamento: 11:55
ROMA Il «non intervento» di Palazzo Chigi, e in particolare il silenzio del premier Giuseppe Conte, viene visto, questa volta, come un sostanziale placet alla linea dura di Matteo Salvini. Nessuno deve sbarcare. Nemmeno i minorenni. Nonostante le pressioni della Chiesa e le richieste della procura. Il fronte migranti è così caldo, per via della grana Diciotti e dell'autorizzazione a procedere piombata in Senato nei confronti del titolare del Viminale, che la maggioranza gialloverde è più che compatta. Almeno per ora. La novità è rappresentata dai grillini. L'unico che dietro le quinte è per una soluzione rapida della vicenda è naturalmente Roberto Fico, ma anche il presidente della Camera evita al momento uscite pubbliche, anche informali. Tutto si tiene in queste ore. E le elezioni europee incombono.

Dopo l'incidente diplomatico delle settimane scorse sui migranti sbarcati a Malta, la lezione è stata capita. In quell'occasione Conte si disse pronto ad «andarli a prendere personalmente in aereo», nonostante lo stop di Salvini. Che in quell'occasione perse le staffe: «La competenza è la mia, non accetto ingerenze, altrimenti...». Ecco, nonostante la complessità del caso, è proprio «l'altrimenti» che si vuole evitare a Palazzo Chigi, proprio perché la tensione è altissima. E basta un altro casus belli per far saltare il banco.

L'ATTESA
Raccontano dal palazzo del governo che Conte ieri abbia messo la testa sulla situazione del Venezuela e che dunque non abbia affrontato ancora il dossier. Un modo, elegante, per prendere tempo. Per cercare di non far sbandare ancora una volta la maggioranza.

La copertura a Salvini, da parte del M5S, per ora è totale. E molto forte. Una blindatura, a prima vista.
In serata è il ministro Danilo Toninelli a tracciare una linea che sembra invalicabile: «La SeaWatch 3 piuttosto che cercare riparo per il maltempo incombente puntando verso la Tunisia «ha deciso di sfidare il mare, puntando verso le coste siciliane che si trovano a oltre 100 miglia da Lampedusa. E dunque mettendo irresponsabilmente a repentaglio la salute e la vita dei naufraghi. Siamo di fronte a una violazione della legge del mare, secondo cui chi naviga in quelle condizioni dovrebbe fare rotta verso le acque più vicine dove trovare ridosso. Ripeto, più vicine». Toninelli esce allo scoperto con una linea dura e condivisa: «C'è qualcuno che favorisce la partenza dei barconi della morte, ma il Governo del cambiamento non è più disposto ad accettare questo stato di cose. L'Olanda conosceva da subito i reali intendimenti della SeaWatch3?».

IL FRONTE
E anche questo sembra un modo più che altro per placare le acque interne. Il ministro dei Trasporti aveva fatto notare l'assenza del vicepremier alla commemorazione delle vittime della tragedia ferroviaria di Pioltello, e ieri Salvini gli ha risposto, in maniera un po' sprezzante, spiegando che ognuno «fa il suo».

Una maniera per ribadire appunto anche le competenze (e i confini invalicabili). E quelle sui migranti sono in capo al Viminale. In uno scenario così, il premier si trova costretto a prendere tempo. Sapendo dentro di sé che prima o poi dovrà intervenire. Anche perché al momento una soluzione netta non c'è. Ma la delicatezza del passaggio è chiara a tutti: arretrare sulla Sea Watch3 e mostrarsi arrendevoli potrebbe mandare in tilt la maggioranza. Compatta ormai nel cercare un incidente diplomatico con l'Olanda e con la Francia.
Salvaguardando però la pax interna. Il tutto nonostante le pressioni - da parte della Chiesa e della magistratura - in queste ore si facciano sempre più forti. Alfonso Bonafede, ministro della Giustizia, si sta facendo comunque portatore di questo malessere: «I diritti di tutti vanno rispettati, nessuno può pensare di negarli». L'ennesimo fronte interno si sta per aprire. Basterà aspettare.
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