Meloni, l'inedito video da Palazzo Chigi e la mancata conferenza stampa: la scelta comunicativa e l'attacco delle opposizioni

Il premier si affida a un filmato di tre minuti girato nella sede del governo per illustrare il decreto Lavoro, ma non convoca i giornalisti

Il momento conclusivo del video, nella sala del Consiglio dei ministri a Palazzo Chigi
di Andrea Bulleri
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Martedì 2 Maggio 2023, 12:37 - Ultimo aggiornamento: 15:31

Poco più di tre minuti, per illustrare i provvedimenti contenuti nel decreto varato il primo maggio e annunciare «il più importante taglio alle tasse sul lavoro degli ultimi decenni». Ma senza le domande dei giornalisti. È polemica per l'ultima trovata comunicativa di Giorgia Meloni: un video di tre minuti e mezzo, registrato a Palazzo Chigi subito prima dell'avvio del Consiglio dei ministri che ieri avrebbe dato il via libera al cosiddetto decreto Lavoro. Con gli ultimi secondi del filmato che immortalano l'ingresso della premier nella sala dove sono già riuniti i suoi colleghi di governo, in attesa dell'arrivo di Giorgia per dare inizio alla riunione. 

«Figuranti»

Una scelta che, sommata alla decisione di non convocare una conferenza stampa per illustrare il provvedimento, ha mandato su tutte le furie le opposizioni, a cominciare dal Pd.

Che accusa Meloni di aver trasformato la sede del governo «in un set» e aver trattato i ministri alla stregua di «figuranti». Il video si apre con Giorgia Meloni che spiega: «Nel giorno della festa dei Lavoratori, il governo sceglie di lavorare per dare loro risposte». La premier cammina tra gli stucchi e gli arazzi di Palazzo Chigi, attraversando ben quattro sale. Tra cui il suo ufficio, recentemente ritinteggiato di bianco (fino a qualche mese fa le pareti erano coperte da tappezzeria damascata) dove si scorge un ritratto che la immortala appoggiato su un tavolino. Poi la scrivania, con le tre pigne bianca rossa e verde, e di fianco a una stampante la prima pagina di Libero il giorno del suo insediamento al governo: «È successo davvero». 

Il filmato

Mentre attraversa le stanze, Meloni illustra il decreto che il governo avrebbe varato di lì a poco. «Io sono fiera che il governo abbia scelto di celebrare il 1 maggio con i fatti e non con le parole - osserva - e credo fosse dovuto un ulteriore sostegno a un'economia che pure in un momento di grande difficoltà ci sta dando grandi soddisfazioni». Poi passa a illustrare i vari punti del decreto: dalla riforma del reddito di cittadinanza all'aumento del taglio del cuneo fiscale per i redditi fino a 35mila euro. 

Infine, la chiosa: «E ora, al lavoro». Prima di aprire la porta della sala dove di svogle il Consiglio dei ministri (i colleghi sono tutti già seduti, ad attenderla). Un ultimo sguardo in camera, la campanella che dà inizio alla riunione e via, si comincia, mentre il filmato si chiude. Una scelta di comunicazione spiegata dall'entourage della premier col fatto che una conferenza stampa avrebbe avuto poco senso, in un giorno in cui le edizioni cartacee dei giornali non sarebbero state in edicola il mattino successivo. Ma che comunque non è piaciuta alle opposizioni. 

Le critiche

«Lei, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, pur di non rispondere alle domande dei giornalisti, ha trasformato palazzo Chigi in un set», attacca il responsabile Cultura e Informazione dem Sandro Ruotolo. «Il gobbo dietro la telecamera per leggere il testo, tutto in movimento tra le stanze di palazzo Chigi che si conclude con un piccolo taglio video prima di aprire la porta del salone del Consiglio dei Ministri dove si intravedono i ministri riuniti e pronti ad approvare il decreto che aumenta la precarietà nel giorno del Primo Maggio. Neanche Silvio Berlusconi si era spinto a tanto. Le sue videocassette le spediva da Arcore», osserva critico. Così come la vicepresidente del Pd Chiara Gribaudo, che bolla tutto come «una scena da Repubblica delle banane»: «La premier #Meloni - twitta Gribaudo - sceglie di fare un video, con figuranti i membri del #Governo, invece di fare una conferenza stampa. Probabilmente ha paura di una stampa libera che smonti le bugie che ha raccontato su lavoro e taglio delle tasse». Critico anche Osvaldo Napoli, di Azione:  «La presidente Meloni ricorda un altro presidente del Consiglio allergico non ricordo se più alle domande o proprio alla vista di una sala stampa: Massimo D'Alema. Un comportamento decisamente irriguardoso verso l'informazione», punge. 

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