Meloni e Schlein a tu per tu: «Un giorno mi ringrazierai». Sorrisi, qualche frecciatina e abbraccio finale

Meloni: diamo stabilità ai governi futuri. E Schlein chiede: «Fermate l’Autonomia»

Giorgia a tu per tu con Elly: un giorno mi ringrazierai. Tra la premier e la segretaria Pd sorrisi e qualche frecciatina
di Mario Ajello
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Mercoledì 10 Maggio 2023, 00:07 - Ultimo aggiornamento: 13:00

Sorridente e sospettosa, Elly entra nella Sala della Regina, passando davanti alla foto di Nilde Iotti. E subito dopo arriva Giorgia. Nel tavolone, sono sedute al centro, l’una di fronte all’altra e intorno le rispettive delegazioni. Meloni capisce subito che Schlein ha un atteggiamento di chiusura, una diffidenza di tipo fondamentalmente ideologico. E se il capo del governo, nei vari incontri della giornata, è stata collaborativa e felpata, facendo parlare più gli altri che se stessa, a un certo punto s’irrigidisce davanti alla leader del Pd, un po’ si irrita al cospetto dei suoi no tutt’altro che dialoganti e duttili («No all’elezione diretta del Capo dello Stato, no all’elezione diretta del capo del governo»). «La questione - dice Meloni guardando negli occhi la controparte - non è il rafforzamento dell’esecutivo, ma il rafforzamento della stabilità dell’esecutivo». Risposta: «Ma insieme alla stabilità va rafforzata la rappresentanza: basta listini bloccati, servono una nuova legge elettorale e più referendum anche con il voto digitale e abbassando il quorum». 

E ancora Lady Nazareno, oltre a insistere sul Presidente della Repubblica come garante super partes anche dell’unità nazionale: «Il premierato è una formula che indebolirebbe il Parlamento». Meloni cerca di inchiodare la rivale: «Il premierato, o quello che sarà, non vogliamo farlo per noi stessi. Io immagino una riforma che varrà per tutti e per la quale domani potrei paradossalmente essere ringraziata da qualcuno». 
Traduzione: cara Elly, stacci, perché se al potere ci andrai tu potrai maneggiarlo meglio da premier eletta da tutti.

Schlein non raccoglie e contrattacca: «La vedo preoccupata della tenuta della sua maggioranza». Poi incalza: «Noi diciamo no all’uomo o alla donna soli al comando». 

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LA FRANCHEZZA

Meloni parla dei vari modelli, e non apprezza affatto la frecciata della rivale che la interrompe: «E allora perché no una monarchia illuminata?». Questo il tenore dell’incontro-scontro. All’insegna della franchezza. Toni felpati, pochi. La premier ha una giacchetta Chanel nera con bordi e strisce bianche. La leader dem, dopo il completo grigio destrutturato che ha indossato al mattino nella cerimonia per Moro a via Caetani, adesso secondo i dettami dell’armocromia si presenta in tailleur pantalone tra il rosso e il porpora. I compagni dicono alla leader dem prima del match, scherzando: «Perché non ti presenti con la tuta blu che ti ha regalato l’altro giorno l’operaio della Fincantieri a Castellammare di Stabia? Così, Meloni capisce subito per noi quali sono le priorità: non certo le riforme di Palazzo ma il lavoro-lavoro-lavoro». 

L’altra foto, quella in cui l’operaio la prende tra le braccia, come se Elly fosse l’Enrico Berlinguer in grembo a Benigni nel 1983, Schlein l’ha postata su Facebook prima di questo faccia a faccia. Nel quale Schlein pone una condizione («Fermatevi sulla riforma dell’autonomia differenziata, serve una moratoria su questo») e sospetta che Meloni usi il tema istituzionale come «arma di distrazione di massa». E Giorgia - fatto salvo il fair play - ha il dubbio - che l’altra voglia parlare di tutto per non parlare di niente e fare «manovre dilatorie». Vedersi è già qualcosa, ma capirsi sarebbe molto meglio. Però, alla fine, le due donne hanno parlato per un po’ da sole - dicendosi probabilmente che continueranno a non andare d’accordo ma senza esagerare mai nello stile cattivista - e prima di salutarsi, e di darsi appuntamento al prossimo incontro-scontro, si sono abbracciate. 

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