Patto di stabilità, Meloni sfida Bruxelles: «No a una riforma miope»

Il premier: «Tenere in considerazione gli investimenti su green, digitale e difesa»

Patto di stabilità, Meloni sfida Bruxelles: «No a una riforma miope»
di Francesco Bechis
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Mercoledì 3 Maggio 2023, 00:37

 No a un ritorno al rigorismo europeo su deficit e debito e a una «riforma miope» del Patto di Stabilità. Sì a una gestione comune del fenomeno migratorio per «difendere i confini esterni» dell’Europa. Giorgia Meloni cerca un punto di caduta con Karl Nehammer, il cancelliere austriaco ricevuto ieri a Palazzo Chigi.

Meloni: scommettiamo su vittoria Ucraina e futuro di libertà e pace

Archiviate le polemiche sul primo maggio e il Cdm che lunedì ha licenziato il decreto lavoro fra le proteste dei sindacati, lo sguardo della premier torna rivolto a Bruxelles.

Meloni sfida di nuovo la Commissione Ue nei giorni in cui l’Europa si divide sulla revisione delle regole finanziarie.


LA SFIDA A BRUXELLES
«Rispetto alla proposta che abbiamo visto pensiamo che non si possano non tenere in considerazione gli investimenti necessari alle strategie» europee, spiega a margine del bilaterale, «sarebbe una scelta miope puntare su transizione verde, digitale e difesa e poi non tener conto di queste priorità nel calcolo del rapporto deficit /Pil e nelle nuove regole della governance europea». Resta dunque la ruggine tra il governo conservatore e l’Ue che non ha accolto la richiesta italiana di scorporare le spese di investimento nei settori digitale, difesa e green. La pandemia e la guerra «hanno cambiato lo scenario» insiste Meloni e «questo non può non essere tenuto in considerazione nel momento in cui andiamo a definire le nuove regole del Patto di stabilità». Il cancelliere ospite a Palazzo Chigi ascolta, non è l’interlocutore più semplice per un’Italia che chiede flessibilità, dal Pnrr alle regole sul debito, e a Bruxelles trova l’Austria su sponde opposte. Ovvero in prima fila con i rigoristi che vedono di cattivo occhio l’allentamento dei paletti Ue e considerano inamovibili i due obiettivi iniziali del Patto: il rapporto deficit/ Pil del 3 per cento e il target di un debito inferiore al 60 per cento del Pil.

IL MES
E così anche sul Mes, il meccanismo salva-Stati di cui l’Italia, unica in Ue, non ha ancora ratificato l’accordo istitutivo. Convergenze però non mancano a partire dal fronte migratorio. Meloni trova una sponda al di fuori dell’angolo dei Paesi mediterranei e incassa dall’austriaco un assist per riformare le regole europee sui flussi. «L’Italia è sotto scacco» riconosce Nehammer strappando un sorriso alla padrona di casa e aggiunge che «bisogna portare avanti nuovi metodi, nuovi paradigmi». Priorità dunque alla «lotta all’immigrazione illegale» così come all’«approvvigionamento energetico» spiega il cancelliere con un plauso al “Piano Mattei” del governo italiano, la roadmap per aumentare le forniture dai Paesi africani e fare dell’Italia, ricorda Meloni, «l’hub energetico europeo». Insomma, conti e regole Ue a parte, Italia e Austria si intendono e fanno fronte comune. Piace a Meloni, questo sì, il rigorismo austriaco nel sostegno all’Ucraina aggredita, «scommettiamo sulla vittoria di Kiev» promette la premier italiana. Schiarite in vista anche su un’annosa questione che divide Roma e Vienna, la circolazione di mezzi pesanti attraverso il Brennero. Meloni sospira: «Lavoriamo per una soluzione condivisa. Sono contenta delle aperture del Cancelliere». 
 

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