Meloni in Libia, Alden (Atlantic Council): «L'Italia un alleato chiave degli Usa nell'area»

L'ex sottosegretario al Dipartimento di Stato Usa: l'Italia può coprire i vuoti lasciati dalla Francia nella regione

Meloni in Libia, Alden (Atlantic Council): «Gli Usa apprezzano il protagonismo italiano»
di Francesco Bechis
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Sabato 28 Gennaio 2023, 19:14 - Ultimo aggiornamento: 19:35

Una scommessa italiana. C'è il benestare degli Stati Uniti sull'attivismo del governo Meloni in Libia e nel Mediterraneo, spiega al Messaggero Alexander Alden, già membro del Consiglio di Sicurezza nazionale americano ed ex sottosegretario al Dipartimento di Stato. La missione della premier Giorgia Meloni in Libia, dice l'esperto oggi Senior Fellow dell'Atlantic Council, è un tassello chiave di una "visione geo-energetica" italiana "necessaria a tutta l'Alleanza". 

L’Italia è considerata un alleato affidabile nel Mediterraneo per Washington DC?

«Assolutamente sì.

L’Italia è un alleato chiave per gli Stati Uniti nell'area. Non solo perché ospita le basi americane più importanti nel Mediterraneo, ma anche perché il nuovo governo sta sviluppando una visione per stabilizzare la regione proprio mentre gli Stati Uniti sono sempre più concentrati sull'Europa dell'Est e l’Indo-Pacifico».

Quali sono le principali preoccupazioni degli Usa nella regione?

«Dal punto di vista strategico, inizialmente la principale preoccupazione degli Stati Uniti in Libia risiedeva nell'espansione dell'estremismo islamico e la lotta all'Isis. Con il passare del tempo questa minaccia ha lasciato spazio a un'altra: la presenza della Russia in Libia che come in Siria offre a Mosca un affaccio sul Mediterraneo e l'opportunità di un'escalation orizzontale contro l'Occidente». 

Ultimamente il governo italiano ha riallacciato i rapporti con la Turchia. Con Ankara bisogna parlare per trovare una soluzione in Libia?

«La politica estera di Erdogan ha fatto diventare la Turchia un protagonista geopolitico in Ucraina, Balcani, Siria, Golfo Persiano, Mediterraneo dell'Est, e molto evidentemente in Libia. Essendo la Turchia un alleato Nato è giusto parlare e collaborare in generale, quindi anche su Libya. Però bisogna anche essere molto cauti e realistici».

 

L’Italia può sostituire l’attivismo francese e diventare primo riferimento europeo per il Nord Africa?

«L’attivismo francese non è stato un fattore di stabilità per la regione e quindi anche per l’Europa. Sarebbe giusto che l’Italia provi una sua strategia anche perché è la prima a soffrire delle conseguenze».

L’energia è in cima all’agenda libica di Meloni. L’Italia è stata tra i Paesi più veloci a diversificare le forniture dal gas russo e ha puntato le sue fiche sull’Africa, di cui vuole diventare un hub europeo. E' un processo visto con favore da Washington?

«La visione geo-energetica del governo Meloni è necessaria non solo per l’Italia, ma per tutta l’alleanza. L'iniziativa “Three Seas” della Polonia, ad esempio, si presuppone di rafforzare l’asse Nord-Sud in Europa dell’Est. Ecco, l'iniziativa italiana potrebbe fare lo stesso per l’Europa occidentale»

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