Meloni-Letta, il nuovo bipolarismo ​da Atreju al Quirinale

Il segretario dem alla kermesse FdI. Sullo sfondo, la sfida per Palazzo Chigi

Da Atreju al Quirinale, il nuovo bipolarismo sull'asse Meloni-Letta
di Mario Ajello
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Giovedì 2 Dicembre 2021, 06:51

Preparano il duello tra possibili sfidanti per Palazzo Chigi, quando sarà. Si annusano continuamente. Ora una presentazione in tandem di un libro (l'ultimo appuntamento per il nuovo volume di Bruno Vespa al Tempio di Adriano), altre volte una comparsata televisiva di coppia oppure eventi di qualsiasi tipo. Come quello assai importante di Atreju versione invernale, in cui i due Letta e Meloni, il capo del centrosinistra e la leader del centrodestra se verrà confermato anche l'ultimo sondaggio di ieri a cura Demopolis con FdI al 20,3 prima della Lega e secondo partito dopo il Pd al 21 per cento saranno ancora sul palco insieme perché Giorgia ha scelto Enrico come sparring partner nella kermesse a cui lei tiene tantissimo e che è la vera sonda per capire che cos'è e che cosa vuole essere FdI.

Ovvero un partito conservatore di massima affidabilità istituzionale, e questo evento dei giovani meloniani dal 6 al 12 dicembre in un luogo storico della destra romana, Piazza Risorgimento, lì dove venne ucciso lo studente missino Mikis Mantakas nel 75 non a caso s'intitola il Natale dei conservatori perché è il conservatorismo e non il sovranismo il quid politico-culturale a cui si fa riferimento anche a costo di strappare con l'idea della grande destra europea cara invece a Salvini con la compagnia lepenista che non è la tazza di thé di Giorgia.

Non lo è neppure, ideologicamente, Letta, questo è ovvio.

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Ma in vista del Colle, e con la comune intenzione che «per l'elezione del presidente della Repubblica serve una maggioranza larga», Enrico dice e Meloni condivide, i due non fanno che annusarsi, dialogare, vedere un possibile asse che è poi quello temuto dai due Mattei, il leghista e il renziano basato sulla reciproca voglia del capo dem e del capo conservatore di riconoscersi, di legittimarsi, di incarnare non solo a colpi di continui convenevoli del tipo «Come ha detto bene Enrico...» e «Ho ascoltato con attenzione le parole di Giorgia...» il ritorno alla dicotomia destra-sinistra alle prossime elezioni. S'inserisce in questo contesto l'invito a Letta ad Atreju (ci saranno tra gli altri anche Giorgetti, che è cosa diversa da Salvini, e i ministri Cartabia e Cingolani) e non è un caso che la coppia del nuovo bipolarismo sia vicendevolmente convinta, proprio in ossequio a questo schema, che la legge elettorale che c'è non vada cambiata, mentre venti di neo-proporzionale infuriano dappertutto.

Il pattinaggio

Ecco, preparano il duello per Palazzo Chigi i due, ma in uno schema da carissimi avversari, al punto che c'è già chi ha inventato una nuova formula politichese: il melonlettismo. Che si respira a pieni polmoni al Nazareno: «Giorgia? È interlocutrice affidabile, mica come Salvini...». Letta, oltretutto, non da ora sa relazionarsi con la destra di origine missina e segue da tempo, da contraltare interessato, l'evoluzione non semplice (si veda lo scontro tra i due quando Giorgia, ma poi ha rettificato, disse: «Non conosco la matrice» dell'assalto alla sede Cgil) di quella destra meno anti-sistema e meno anti-europeista e in linea con la normalizzazione necessaria a FdI per governare se, tra Enrico e Giorgia, le elezioni le vince quest'ultima. Ma per ora c'è il Natale dei conservatori (lo illustra alla stampa la Meloni oggi), e intorno alla pista di pattinaggio montata a Piazza Risorgimento non ci sarà il gelo tra i due leader.

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