Il meloniano «non faremo da soli» vale, e tantissimo, per i ministeri. Ovvero: senza super-burocrati iper-competenti non si governa e non si manda avanti un paese. Quindi? La nuova destra li sta cercando. E ci si informa qua e là su cui, tra i cosiddetti mandarini del potere, che talvolta contano anche più di un ministro, può dare una preziosa mano tecnico-amministrativa all’esecutivo che verrà. E’ un mondo, quello del cosiddetto deep state, in cui Fratelli d’Italia finora ha avuto pochissimi contatti e tantomeno può vantare affiliazioni. E così, si cercano lumi anche presso Franco Frattini, presidente di quel Consiglio di Stato da cui solitamente vengono attinti i capi di gabinetto dei ministeri e altre figure strategiche.
Meloni e la squadra di governo: «Bisogna fare presto, troppe scadenze importanti»
Come segretario generale di Palazzo Chigi, ci sarà molto probabilmente Carlo Deodato, finora capo del Dipartimento affari legislativi a Palazzo Chigi dove arrivò portato da Enrico Letta. È un moderato (e cattolico tradizionalista) che ha lavorato già nei ministeri con Brunetta e nella breve stagione di Paolo Savona, è stato alla Consob, è molto apprezzato da Meloni e anche da Crosetto e FdI punta forte su di lui.
E comunque è stata molto apprezzata a destra la sua posizione a favore di una riforma dello Stato in senso presidenziale. A Palazzo Chigi potrebbe restare e contare ancora di più, dicono in FdI, l’attuale capo di gabinetto del sottosegretario Garofoli: Daria Perrotta, magistrata alla Corte dei Conti. Stimata trasversalmente, ha anche lavorato con Giorgetti. Occhi puntati su Gino Scaccia, costituzionalista: è stato capo del legislativo con Gelmini agli Affari Regionali e i talent scout del melonismo hanno buone referenze e aspettative su di lui.
SCOUTING
Due dirigenti che la leader di FdI stima molto e avranno un ruolo sono Gaetano Caputi, ex Consob e ora capo di gabinetto al Turismo con Garavaglia, e Massimiliano Atelli, stimatissimo consigliere di Stato, capo segreteria e capo del legislativo all’Ambiente con Prestigiacomo, Clini, Orlando. Ora in quel ministero Atelli è presidente della commissione Via, ruolo cruciale perché dalle sue mani passano le autorizzazioni per le grandi opere.
Come segretario generale al Mef, resterà probabilmente Giuseppe Chiné, anche perché i dossier Pnrr ha bisogno di continuità e del resto tra melonismo e draghismo il vero trait d’union sembrerebbe essere proprio quello del mantenere l’apparato tecnico del governo precedente in quello successivo e non interrompere la filiera. Si fa largo tra i papabilissimi per posti pesanti - in gran parte provenienti appunto dal Consiglio di Stato dove è poco presente la destra e molto il mondo di Gianni Letta e quello degli allievi di Sabino Cassese - il napoletano Luigi Carbone che è stato capo di gabinetto al Mef nel primo governo Conte e aveva lo stesso ruolo con Calderoli al ministero delle Riforme.
Si passano in rassegna figure come Simonetta Saporito, dirigente della Presidenza del Consiglio, oggi all’Agenzia del Demanio; Andrea Venanzoni, giurista ed esperto di digitalizzazione; la costituzionalista Giovanna Pistorio; Marco Rossi, già segretario generale al Lavoro. E ancora: in cima ai desiderata dei FdI c’è Luigi Fiorentino, figura di lunga esperienza e ora capo di gabinetto al ministero dell’Istruzione.
E insomma, nessuna pregiudiziale politica e caccia ai migliori, da parte della nuova destra, in quel campo dei civil servant che non esternano su Twitter, non pontificano sui giornali, non battibeccano nei talk show e si applicano, concretamente, a portare avanti l’Italia.