Governo Meloni, già stasera l'incarico. Centrodestra oggi al Colle da Mattarella, sabato la lista dei ministri. Poi il giuramento

«Alleati uniti, parlerà la leader». Le opposizioni da Matterella, Letta: da noi niente sconti

Sabato la lista dei ministri, poi il giuramento
di Francesco Bechis
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Venerdì 21 Ottobre 2022, 00:08 - Ultimo aggiornamento: 22 Ottobre, 12:16

Oggi è il giorno. Questa sera Giorgia Meloni riceverà l’incarico di formare un governo. E lo accetterà senza riserva. Cioè presentando, al massimo domattina, una lista dei ministri da sottoporre al presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Ci tiene al galateo, la premier in pectore, a non scavalcare le prerogative costituzionali del Colle. Al tempo stesso però vuole accelerare. Consapevole che ogni minuto perso può lasciare campo per altre polemiche o riaprire le trattative, come qualcuno degli alleati ha provato a fare ieri. 

L’AGENDA

La scaletta, anzitutto. Questa mattina la presidente di Fratelli d’Italia è attesa al Quirinale alle 10.30 per le consultazioni insieme agli altri leader del centrodestra: Silvio Berlusconi, Matteo Salvini e Maurizio Lupi, con loro potrebbe esserci Antonio Tajani. Andranno insieme - nessun dubbio - ma sarà lei a parlare con il Capo dello Stato e a garantire per la coalizione. Sciogliendo gli ultimi nodi rimasti, a partire dalla politica estera che, ribadirà ancora una volta, sarà fermamente atlantista e a fianco dell’Ucraina aggredita dalla Russia («Dimostra quali sono i veri principi e la comprensione delle sfide globali» ha detto di lei ieri il consigliere di Zelensky Podolyak). 

Anche per questo Giorgia sarà l’unica a parlare nel camminamento che va dalla Loggia d’Onore (sala stampa) alla Sala delle Vetrate. Scongiurando così blitz del Cavaliere a favore di telecamere, come quando quattro anni fa ha rubato la scena all’allora capofila della coalizione Salvini. 
Subito dopo è previsto un passaggio alla Camera e al Senato per comunicare l’incarico ricevuto e poi il ritorno al Colle con la lista dei ministri pronta, già domani mattina.

A seguire, il giuramento: nel pomeriggio di sabato, o al massimo nella giornata di domenica. In ogni caso dopo che il premier uscente Mario Draghi sarà rientrato dalla sua ultima missione da Bruxelles, al Consiglio europeo. A quel punto si riunirà anche il primo Consiglio dei ministri. Per inizio settimana (lunedì e martedì, o martedì e mercoledì al massimo) è atteso il discorso di Meloni alle Camere e il voto di fiducia in entrambi i rami del Parlamento. 

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LE OPPOSIZIONI

Ieri, invece, dopo una visita dei presidenti di Senato e Camera Ignazio La Russa e Lorenzo Fontana, è iniziata la processione al Colle delle opposizioni. Partendo dai gruppi più piccoli - Autonomie, Misto, Verdi-SI - fino ai tre maggiorenti, Azione-IV, Cinque Stelle e in serata il Pd. Fronte ampio ma non compatto, a giudicare dalle dichiarazioni post-vertice. Letta si dice «preoccupato per il Paese: come opposizione non faremo sconti, saremo rigorosi e fermi. Il governo o è europeista e atlantista o non dura. Il Colle farà da garante dell’unità nazionale».

 

Di opposizione unitaria non vuole sentir parlare Giuseppe Conte, «non è nell’ordine delle cose», chiosa il presidente del M5S. A dividere è anche l’approccio che le minoranze promettono nei confronti del futuro governo Meloni. «Opposizione rigorosa, non è il momento del consociativismo», tuona ancora l’ex premier. Mentre Carlo Calenda sembra aprire uno spiraglio. Niente sconti, avvisa, ma neanche pregiudizi e comunque c’è disponibilità a «ingaggiare il governo su tematiche concrete». Enrico Letta sceglie un’altra parola, «ferma», per descrivere l’opposizione a un governo «che è maggioranza in Parlamento e non nel Paese».

Su un fronte Calenda, Conte e Letta sembrano serrare i ranghi. La dura reprimenda contro una linea di politica estera che dalle premesse - questa la tesi - rischia di deragliare dai binari atlantici ed europei. Con una richiesta precisa all’indomani degli audio filo-russi di Berlusconi diffusi dalla stampa: impedire che Forza Italia ottenga il ministero degli Esteri. «Abbiamo espresso al presidente le nostre perplessità», rivela un accigliato Conte uscito dal colloquio con Mattarella. Che ascolterà tutti ma poi avrà l’ultima parola, come Costituzione prevede.

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