Meloni a Bali per il G20 con la figlia Ginevra: per la prima volta una bambina nello staff del premier

Oggi l’incontro con Biden: il tema Ucraina. Sul tavolo crisi energetica e nodo Libia. Previsti vertici con Xi e l’indiano Modi

Meloni a Bali per il G20 con la figlia Ginevra: per la prima volta una bambina nello staff del premier
di Francesco Malfetano
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Martedì 15 Novembre 2022, 01:20 - Ultimo aggiornamento: 16 Novembre, 16:59

Prima Joe Biden, poi Xi Jinping e Narendra Modi. Cioè, escludendo l’Europa, rispettivamente la prima, la seconda e la quarta economia mondiale. In altri termini, nell’afa tropicale della stagione delle piogge indonesiana, Giorgia Meloni fa oggi il suo esordio tra i grandi della terra. Il premier è atterrato ieri sera a Bali - con lei anche la figlia Ginevra, probabilmente è la prima volta che una bambina viene inserita nello staff di un presidente del consiglio italiano - per partecipare al G20 organizzato dal presidente Widodo. E tra un intervento e l’altro alla plenaria dei lavori (sono previsti due suoi discorsi, nelle sessioni su “Sicurezza alimentare ed energetica” e “Salute globale”), si dedicherà ad un intricato susseguirsi di bilaterali, che include colloqui con il canadese Justin Trudeau, il giapponese Fumio Kishida e il turco Recep Tayyip Erdogan

Tant’è che, tra i più vicini al presidente del Consiglio, c’è chi rivendica come per Meloni questo viaggio «smentisce i detrattori» mostrando «la grande attenzione verso l’Italia» in luogo di «quell’isolamento che la sinistra sta raccontando». Il riferimento chiaro è a Emmanuel Macron e alla questione migranti che ha portato alla tensione con la Francia. Rigidità che, per ora, fonti italiane escludono possano risolversi in un incontro tra i presidenti in Indonesia

Il più atteso comunque resta il faccia a faccia con il presidente americano, sbarcato a Bali con sulle spalle la «legittimazione» della mancata sconfitta alle elezioni di midterm e alla ricerca di una stabilizzazione delle tensioni nel mar Cinese (ottenendo per ora la stretta di mano di Xi, incontrato ieri). C’è curiosità infatti sul posizionamento che terrà l’Italia nei confronti di Taiwan. Se ancora poche settimane fa è stata piuttosto netta (oltre ad alcune dichiarazioni di condanna per Pechino, il premier ha incontrato in campagna elettorale il rappresentante taiwanese in Italia), oggi Meloni potrebbe essere costretta ad ammorbidire lievemente i toni, dato il faccia a faccia seguente con Xi e la necessità di allentare la tensione. Anche perché proprio i due colossi asiatici (Cina e India) potrebbero risultare determinanti nel convincere Vladimir Putin.

E quindi, con il premier intenzionato a mettere a frutto la normale curiosità che accompagna i nuovi leader, ecco che bilaterali così serrati sono l’occasione – ne è convinto chi si confronta quotidianamente con il premier – per accreditarsi come interlocutori credibili a trecentosessanta gradi. 

Tornando al bilaterale con gli Usa, sul tavolo Meloni riporterà l’ormai acclarato posizionamento atlantista dell’Italia, ribadendo ancora la disponibilità al sostegno militare all’Ucraina, magari con i nuovi sistemi di protezione aerea chiesti da Kiev. Del resto oggi l’invio di nuovi sostegni – anche nell’ottica della ricostruzione – è considerato fondamentale da entrambi. E dato il relativo impatto del voto Usa, fonti americane non escludono che il presidente a stelle e strisce possa chiedere agli Alleati dimostrazioni sul fronte bellico dopo le velate accuse di non fare abbastanza delle settimane scorse. 

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I DOSSIER

Il dossier ucraino affrontato da Biden e Meloni si interseca con almeno altri due filoni importanti per entrambe le sponde dell’Atlantico e al centro del G20: la crisi energetica e quella alimentare. In particolare sul primo fronte, mentre gli Stati Uniti hanno tutta l’intenzione e l’interesse di continuare a rifornire il Vecchio Continente di gas naturale liquefatto (a oggi costituiscono il 44% delle importazioni), la leader italiana ribadirà anche a Biden il ruolo strategico del nord Africa per gli approvvigionamenti, auspicando - come già fatto in Egitto, durante la Cop27 - una rinnovata attenzione alla stabilizzazione libica. Un focus, quello dell’evitare la nascita e l’incancrenirsi di nuovi conflitti, che di fatto guida anche l’azione americana (oltre che dell’Onu e della Turchia) sul fronte della sicurezza alimentare, necessaria per non rendere esplosive e pericolose intere porzioni dei continenti africano e asiatico.

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