Meloni-Berlusconi, la mossa di Fratelli d'Italia contro lo stallo del Cav: pronti a tornare al voto

Continuano i contatti fra i pontieri. Ieri la telefonata tra Giorgia e Matteo

La mossa contro lo stallo, tra le file di FdI lo spettro delle urne se Silvio non dovesse arretrare
di Francesco Malfetano
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Domenica 16 Ottobre 2022, 00:07 - Ultimo aggiornamento: 17 Ottobre, 11:33

«Non sono disposta a governare a metà». Giorgia Meloni lo ripete a tutti. Anche nelle ore «di polemiche infernali» che hanno seguito la sua stoccata a Silvio Berlusconi, a chiunque tra i suoi fedelissimi gli abbia chiesto indicazioni sui prossimi passi la leader di FdI ha ribadito lo stesso concetto: o si fa il governo che l’Italia merita o si va a casa. Poche chances quindi che la trattativa con Forza Italia riparta se i nomi azzurri per il governo non dovessero rispondere - «Stavolta davvero» spiega una fonte ai vertici del partito - al sempre evocato alto profilo. Ed è per questo che all’interno di FdI l’input primario in vista della prossima decisiva settimana è: «Tocca a Silvio fare la prima mossa». 

LE NECESSITÀ

L’idea è che Berlusconi debba rendersi conto che non può scaricare le necessità del partito all’interno del governo facendo un passo avanti e, magari, accogliendo il diktat di FdI che vuole fuori dall’esecutivo tutti i senatori perché «ormai inaffidabili» dopo aver disertato l’Aula durante la votazione che ha reso presidente Ignazio La Russa.

E anche se nessuno sembra aspettarsele davvero, c’è anche una grossa fetta degli eletti di via della Scrofa che vorrebbe anche delle scuse pubbliche nei confronti della loro leader. In realtà c’è pure chi è pronto a scommettere che una volta ottenuto l’incarico, se FI dovesse metterci troppo, Meloni finirebbe con il tirare dritto, con il rischio concreto che Berlusconi si ritrovi qualche “sorpresa” nella lista dei ministri, come accaduto per la formazione del governo Draghi, quando rimasero out big come Antonio Tajani e Annamaria Bernini. «Vediamo poi se non vota la fiducia» ragiona uno dei volti noti di FdI.

Non che il clima sia più disteso dalle parti di Arcore. Il sancta sanctorum brianzolo di Berlusconi è sul piede di guerra e promette di non cedere dinanzi «alle pretese di una ex ministra di Silvio». E quindi, per ora, resta in piedi l’ipotesi di andare separati da Sergio Mattarella per le consultazioni. Il mix, in tutta evidenza, è di quelli esplosivi.Non è un caso se, al netto del silenzio calato da parte dei diretti interessati sulla faccenda, le rispettive avanguardie ripetono a spron battuto che «tutto rientrerà». Del resto, come ha chiarito ieri anche Raffaele Fitto, quella con FdI, Lega ed FI è l’unica maggioranza possibile per questo Parlamento. Vale a dire che non c’è margine di errore. In una fase tanto delicata per l’economia italiana bisogna trovare la quadra, altrimenti si torna alle urne paralizzando ancora il Paese.

Perché l’impasse si sblocchi serve mettere «un po’ di tempo» tra lo scontro e la pace. Lasciare cioè che si abbassi il polverone. Ma i ritmi devono necessariamente essere serrati perché se martedì e mercoledì si completeranno le presidenze di Camera e Senato, entro il fine settimana si avvieranno le consultazioni e si procederà con l’incarico. E allora inevitabilmente, sotto traccia, i contatti ci sono eccome. Tra i più attivi il leader di Noi Moderati Maurizio Lupi. Se però da un lato il probabile futuro ministro dei Rapporti con il Parlamento (proprio per le sue capacità di mediatore) spiega che «Il governo si farà, anche con Forza Italia. Sarebbe da irresponsabili non governare», dall’altro chiarisce anche come debba appunto essere Silvio a cambiare prospettiva: «Berlusconi prenda atto che la leadership del centrodestra spetta a Giorgia. Un leader deve saper dire anche no, capisco che per Berlusconi è difficile accettarli».

 

I PONTIERI

In campo anche Roberto Occhiuto, governatore calabrese, molto vicino al Cav. «Sono convinto che si risolverà tutto tra Berlusconi e Meloni: è stato come un ceffone dato dal padre al figlio...» ha sintetizzato ieri. Idem per Antonio Tajani che guida l’ala meno ribellista del partito, detenendone nei fatti circa una metà. Il coordinatore azzurro spinge perché si torni rapidamente al dialogo ma, secondo fonti di FdI, in caso di un nuovo braccio di ferro non è escluso possa avvicinarsi ancora al partito di Meloni. 
Ad indossare i panni del mediatore però, è soprattutto Matteo Salvini. Il leghista ha ovviamente tutto l’interesse perché il governo veda la luce. Al di là delle dichiarazioni rese alla stampa («Sono sicuro che anche fra Giorgia e Silvio tornerà quell’armonia che sarà fondamentale per governare, bene e insieme, per i prossimi cinque anni»), i contatti del Capitano con i due alleati sono proseguiti fitti anche ieri. La svolta però, almeno per ora, sembra lontana. 

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