Le strane campagne elettorali sotto l'ombrellone e l'albero

Altra stranezza di stagione è quella del Lazio. Il voto dopo Natale non ha ancora il suo presepe del tutto composto

Le strane campagne elettorali sotto l'ombrellone e l'albero
di Mario Ajello
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Venerdì 16 Dicembre 2022, 16:05 - Ultimo aggiornamento: 16:18

Sembrano le partite amichevoli che di solito si giocano d’estate. Ed ecco allora, oggi, Liverpool-Milan e poi, a seguire, stasera la Roma contro il Cadice. Ma estate non è. E non è estate quella dei Mondiali di calcio che si stanno disputando d’inverno, in un calendario impazzito. Ma impazzito non solo nel pallone. La stagione delle sfide fuori tempo è anche quella della politica, con tutta la sequela scombinata delle elezioni cronologicamente pazzerelle tra 2022 e inizio 2023. S’era mai vista - la risposta è no! - una campagna elettorale d’estate, sotto la canicola e il terrore di andare a rompere le scatole agli italiani sotto l’ombrellone (Enrico Letta aveva detto presagendo la sconfitta del Pd: «Non andiamo a importunarli nei lidi balneari perché quelli ci mandano a quel paese...»)? E non s’è mai visto neppure una chiamata nelle cabine (quelle appunto del voto e non quelle delle spiagge) il giorno 25 settembre, oltretutto di un settembre caldissimo come non accadeva da chissà quanto tempo. Si morirà di caldo anche il 12 e 13 febbraio, data per le regionali nel Lazio e in Lombardia, appuntamenti a loro volta da calendario impazzito perché non in primavera, come sarebbe normale, si voterà ma prima? 

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Le precipitazioni elettorali

Così come non esistono più le stagioni, e tantomeno le mezze stagioni, in metereologia, anche in politica è la stessa cosa.

E le precipitazioni elettorali, come quelle della pioggia, a volte sono improvvise - come appunto nel caso delle ultime politiche del settembre scorso e quelle del prossimo febbraio - e altre volte sono invece largamente preannunciate. Come nel caso del voto europeo del 2024, che - nello sfasamento totale dei tempi - è come se fosse già adesso e che pur tenendosi nella primavera di quell’anno (come da prassi) è in questo attuale inverno che già di combattono. Più che tra destra contro sinistra e viceversa, soprattutto in due derby fuori stagione e perciò davvero pazzi tra destra contro destra e sinistra contro sinistra. 

La lotta di Berlusconi contro Meloni

La lotta di Berlusconi contro Meloni, le sue continue critiche alla premier che vuole fare tutta da sola e «neanche mi chiama per informarmi prima dei consigli dei ministri o subito dopo» e gli smarcamenti del super-berlusconiana e capogruppo Ronzulli pronta a non votare pezzi di provvedimenti del governo in cui fa parte Forza Italia, sono proprio un anticipo natalizio della contesta elettorale 2024 nella quale il partito azzurro ha paura di essere fagocitato dai meloniani e dunque occorre, molto prematuramente, distinguersi e darsi da fare. Idem per Salvini: perché è così bulimico e invadente nella comunicazione da ministro delle Infrastrutture? Per lo stesso motivo: esistere e contare, per non perdere nella conta dei voti quando ci sarà. A sinistra la morale della favola risponde alla medesima logica. Sotto l’Albero di  Natale 2022, Conte sta combattendo la guerra 2024 contro il Pd. Per divorarselo alle europee. 

Il non rispetto delle stagioni elettorali

L’impazzimento della cronologia politica, il non rispetto delle stagioni elettorali, devono essere evidentemente anche la ragione per cui si verificano strane cose in vista delle elezioni fuori tempo. L’esempio lombardo valga per tutte. Il Pd aveva la vittoria in tasca, alleandosi con la Moratti e puntando a una coalizione allargata al centro che per la prima volte dopo decenni avrebbe quasi certamente tolto il Pirellone alla destra con la conseguenza di far crollare la leadership di Salvini e forse anche di terremotare il governo romano. E invece? 
Sarà il fattore climatico - in inverno si è meno caldi per fare le scelte coraggiose? - o chissà che cos’altro ma di fatto il Pd ha scelto di allearsi con un alleato in Lombardia inesistente, M5S che oltretutto è quello che predica l’inimicizia più totale verso i dem e vuole azzerarli nel voto 2024, invece che virare verso la Moratti e una molto possibile vittoria. 

Il presepe incompiuto del Lazio

Altra stranezza di stagione è quella del Lazio. Il voto dopo Natale non ha ancora il suo presepe del tutto composto. Chi è il bambinello del centrodestra? Il voto è già quasi qui, ma niente: manca il candidato favorito, quello che deve indicare Fratelli d’Italia. Viene scelto domani alla kermesse di FdI ma probabilmente anche no. E allora, Natale, Santo Stefano e magari pure la Befana si svolgeranno aprendo i pacchi e la calza e dentro potrebbe esserci il nome giusto. Comunque le regionali nel Lazio (e in Lombardia) s’intrecciano in maniera inedita con il carnevale. E potrebbero risentire di questa strana coincidenza.

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