Meloni attacca Macron: «La Ue non è il Titanic con Paesi di serie A e B». Sostegno a Zelensky: «Sì all’invio dei Samp-T»

Il premier a Bruxelles: «Alla cena di Parigi assenti 25 leader europei»

Meloni attacca Macron: «La Ue non è il Titanic con Paesi di serie A e B»
di Francesco Malfetano, inviato a Bruxelles
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Venerdì 10 Febbraio 2023, 23:57

«Se fossi stata invitata all’Eliseo per l’incontro con Zelensky avrei consigliato di non fare quella riunione perché a noi sull’Ucraina interessa soprattutto dare un messaggio di compattezza». Giorgia Meloni non ci sta. E alla conferenza stampa per la chiusura del Consiglio Ue di Bruxelles - che coincide soprattutto con il day after delle polemiche con Emmanuel Macron - prova a smentire imbarazzi e ipotetici isolamenti italiani. Al punto che non fatica a definire «bambinesche» o «provinciali» alcune interpretazioni fornite dai media. Secondo il premier i rapporti con l’inquilino dell’Eliseo sono normalissimi, «politici»: «Andiamo d’accordo su alcune cose meno su altre, ma lavoriamo insieme». Del resto le sue critiche per l’invito alla cena di mercoledì sera riservato da Macron a Zelensky e Olaf Scholz sono dovute ad un istintiva difesa dei Ventisette: «l’Europa non è un club, non ci sono la prima e la terza classe, altrimenti rischiamo di finire come il Titanic». Il tentativo è quello di normalizzare uno scontro che resterà sotterraneo, Meloni ne fa una questione di postura internazionale della Penisola. «A me non interessa stare in una foto che non condivido. A Parigi c’erano due presidenti europei, ne mancavano 25», commenta. «Quello che era giusto era la foto dei 27 con Zelensky, anticipare la compattezza con una riunione a Parigi era politicamente sbagliato».

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LA COMPATTEZZA

Accantonata quindi la polemica francese e schivate la questione ratifica del Mes («Non ne abbiamo parlato) e la querelle su Sanremo («Non è mai facile far entrare la politica in una manifestazione come Sanremo – dice – io ovviamente avrei preferito che Zelensky ci fosse»), Meloni passa all’incasso dicendosi «estremamente soddisfatta» per le conclusioni del vertice sia sul tema delle migrazioni sia sul tema degli aiuti di Stato.

Nel testo, spiega con tanto di documento sottolineato di suo pugno tra le mani, «ci sono almeno sette o otto nostre proposte».

In primis però il premier rivendica l’azione comunitaria a favore di Kiev e la stima del presidente ucraino per Roma. Così se da un lato conferma «l’impegno a trecentosessanta gradi» dell’Italia, compreso l’invio congiunto con la Francia del sistema di difesa aereo Samp-T, dall’altro racconta del breve faccia a faccia con il leader della resistenza anti-Mosca. «Il presidente Zelensky ci teneva a ringraziare l’Italia» e «mi ha invitato nuovamente a Kiev, stiamo lavorando per capire come organizzare il viaggio. Ovviamente abbiamo discusso anche di altre necessità che l’Ucraina ha e che riguardano non solo la situazione militare ma anche civile», ha aggiunto alludendo alla ricostruzione e ai generatori elettrici già forniti dall’Italia per risolvere l’emergenza delle ultime settimane.

Sugli altri capitoli affrontati durante i lavori del Consiglio, per Meloni è andata anche meglio. Alla discussione sull’allargamento delle maglie degli aiuti di Stato richiesta «da nazioni che hanno spazio fiscale» fa infatti da contraltare la flessibilità sui fondi già stanziati dall’Europa, compreso il Pnrr di cui l’Italia è il principale beneficiario. Questa partita però è solo cominciata. Ora c’è da capire con quali modalità la Commissione tradurrà la «cornice» definita nella notte tra giovedì e venerdì, se davvero, come sostiene il premier, verrà garantita «parità di condizioni», ad esempio concedendo l’uso delle risorse comunitarie per introdurre sconti fiscali nelle produzioni green, così come farà la Germania grazie alle nuove regole sugli aiuti (e come fanno gli Stati Uniti con l’Inflaction reduction act). Non solo. Secondo Meloni «La posizione italiana sulla materia economica è pienamente entrata nelle conclusioni del vertice» anche per quanto riguarda il fondo sovrano europeo. Posto che è un’iniziativa realizzabile solo sul lungo periodo: «Abbiamo chiesto che la Commissione faccia una proposta». E ancora: «Si tratta di dare una soluzione europea a un problema europeo».

I FLUSSI

Il fronte più caldo dell’azione meloniana a Bruxelles è però il dossier migranti. Sul punto il premier rivendica risultati inediti, come il riconoscimento della specificità dei confini marittimi, l’impegno a dare concretezza - da parte della Commissione - all’atteso piano d’azione, la priorità del Mediterraneo e l’obiettivo di spendere maggiori risorse nel difendere i confini esterni dell’Ue e combattere movimenti primari dei migranti e traffico di clandestini: «La Turchia ha ricevuto 6 miliardi di euro negli anni passati per contenere le migrazioni sul proprio territorio, non vedo perché non possiamo aspirare ad investimenti di uguale portata sulle rotte del Mediterraneo». 

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