Meloni incontra Macron: «Fronte comune nella Ue su gas, guerra e debito»

Il presidente francese Emmanuel Macron è intervenuto all'evento di Sant'Egidio "Il grido della pace" a Roma

Ucraina, Macron: «Una pace è possibile». Mattarella: «Guerra è sfida ai nostri valori»
di Francesco Malfetano
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Domenica 23 Ottobre 2022, 18:49 - Ultimo aggiornamento: 25 Ottobre, 11:04

Che i due siano diversi e abbiano appartenenze differenti non è un mistero. Né lo è che, in passato, si siano più volte criticati a distanza. Ora però, per l’appena proclamata premier Giorgia Meloni e il presidente francese Emmanuel Macron, è tutta un’altra storia. Da un lato c’è l’emergenza energetica che preme sul futuro di una Ue alle prese con il conflitto ucraino, dall’altro, invece, c’è l’asse Parigi-Berlino che traballa, in cui l’Italia spera di inserirsi agevolmente. Sfide e opportunità che impongono di superare qualunque diffidenza o circospezione per costruire un rapporto solido sin da subito. «Del resto - spiega una fonte ai vertici del nuovo esecutivo - se ci fosse stato un governo in carica, Macron sarebbe volato già venti giorni fa a Roma per chiudere un accordo sul gas». 


LE AGENDE
Ed ecco allora, che rompendo l’argine imposto dalle fitte agende di entrambi, i due si sono incontrati a Roma, sulla terrazza di un hotel in zona Trastevere. Un «rapido faccia a faccia» di circa un’ora per cui, nel pieno spirito del Trattato del Quirinale, si è spesa anche la presidenza della Repubblica. Non una visita istituzionale però, dato che l’inquilino dell’Eliseo era volato nella Capitale per partecipare alla Conferenza per la pace organizzata dalla Comunità di Sant’Egidio proprio assieme al presidente Sergio Mattarella (che oggi lo ospiterà per un pranzo). Più che altro un gesto di «garbo reciproco», che posiziona ancora più nettamente “l’Italia che sarà” dopo le telefonate già intercorse tra Meloni e i presidenti Ue Ursula von der Leyen, Charles Michel e Roberta Metsola. Una «visita informale» e «conoscitiva» che è un segnale di buona volontà per i prossimi mesi che si annunciano di inevitabile «stretta collaborazione».

Nel blindatissimo scambio di battute Meloni ha quindi voluto rimarcare tre dei punti principali su cui questa potrà muoversi.

Il primo, piuttosto prevedibile, ha riguardato la guerra scatenata da Vladimir Putin in Ucraina. A Macron, che ieri ha ribadito come «nulla possa giustificare il conflitto», la neo-presidente del Consiglio ha sottolineato il suo totale accordo con la posizione che è già stata di Mario Draghi.

In secondo luogo tra i due si è parlato di energia, e quindi della battaglia da condurre ancora a Bruxelles per raggiungere non solo l’agognato tetto al prezzo del gas ma soprattutto quella solidarietà europea “osteggiata” dai cosiddetti Paesi frugali e, alla luce delle ultime scelte, anche dalla Germania. Infine, trapela, tra gli altri dossier europei Meloni ha tenuto a sottolineare al collega francese come l’Italia resti totalmente d’accordo con la necessità di istituire una qualche forma di debito comune all’interno dell’Unione europea. E cioè, sull’onda lunga di quanto proposto venti giorni fa dai commissari Thierry Breton e Paolo Gentiloni, a elaborare una sorta di pacchetto Sure 2.0 che consenta ai Ventisette di far fronte al caro bollette. Il senso dell’incontro in pratica, è stato sottolineare come «superata qualche diffidenza i punti in comune siano tantissimi».

Tant’è che, a colloquio terminato, Macron ha postato su Twitter una loro foto, accompagnandola con un manifesto della collaborazione che sarà: «Come europei, come paesi vicini, come popoli amici, con l’Italia dobbiamo continuare tutto il lavoro iniziato. Riuscire, con dialogo e ambizione, lo dobbiamo ai nostri giovani e ai nostri popoli. Il nostro primo incontro a Roma, va in questa direzione». Una sintonia che FdI ha invece sintetizzato con: «Abbiamo convenuto sulla volontà di proseguire con una collaborazione sulle grandi sfide comuni a livello europeo e nel rispetto dei reciproci interessi nazionali». La sintonia è apparsa evidente. Al punto che le rispettive reti diplomatiche ora non escludono che «presto» possa tenersi un vertice bilaterale. Intanto a Roma bagno di folla per Macron che al termine della cena con i vertici della Comunità di Sant’Egidio, poco prima di mezzanotte, ha fatto una breve passeggiata per i vicoli di Trastevere. Il presidente francese, accompagnato dalla moglie Brigitte, ha stretto le mani di molti passanti e scambiato qualche battuta.


Nel frattempo ieri - sempre a margine della conferenza di Sant’Egidio - si sono incontrati anche Matteo Piantedosi e il suo omologo francese Gerald Darmanin. Un incontro che arriva all’indomani dell’insediamento del neo ministro al Viminale e che prelude ai futuri contatti con un partner importante, la Francia appunto, che ha detenuto la presidenza del Consiglio dell’Ue proprio quando è stata siglata la storica intesa di Lussemburgo il 10 giugno scorso per il ricollocamento annuo di circa 10mila migranti. Proprio questo, del resto, è stato un altro dei temi affrontati anche da Macron e Meloni. A completare il posizionamento europeista del nuovo esecutivo, ieri anche il ministro degli Esteri Antonio Tajani si è confrontato con i suoi omologhi: l’inglese James Cleverly, la tedesca Annalena Baerbock e l’alto rappresentate Ue Josepp Borrell. Infine Tajani, rispondendo a un tweet della ministra degli Esteri libica, Najla Elmangoush, ha sottolineato: «Il legame tra Italia e Libia è forte e continueremo a rafforzare la nostra cooperazione bilaterale e a sostenere la stabilità, l’unità e la prosperità della Libia».
 

 

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