Mattarella: «Italia unita, uguali da Nord a Sud. La razza? Prima l’uomo»

Il capo dello Stato commemora Manzoni: non voleva tanti staterelli

Mattarella: «Italia unita, uguali da Nord a Sud. La razza? Prima l’uomo»
di Mario Ajello
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Martedì 23 Maggio 2023, 00:05 - Ultimo aggiornamento: 09:52

A 150 anni dalla morte dello scrittore milanese, Sergio Mattarella rende onore a Manzoni, nella sua abitazione dove visse dal 1813 fino alla morte il 22 maggio 1873 e dove c’è il museo, e il discorso del presidente non è rivolto al passato ma parla di presente e futuro.

Mattarella: Costituzione sbarra la strada a nefaste idee di supremazia della razza

C’è il Manzoni padre della nostra lingua, l’autore dei Promessi sposi come collante culturale di una nazione, il grande scrittore lombardo e italiano con il suo illuminismo, il suo cristianesimo riformatore con venature gianseniste, la sua apertura alla migliore cultura europea.

Ecco, il Manzoni di Mattarella è l’opposto del personaggio da piccola patria, da particolarismo territoriale, da sovranismo o da autonomismo. Ma figuriamoci: un intellettuale così diventa, oggi, per Mattarella e non solo per lui, il punto di riferimento del rilancio delle buone idee e dei progetti di un Paese che ha bisogno di stringersi intorno a se stesso e non di allentare o di rallentare. «Uguaglianza da Nord a Sud», è la linea del Capo dello Stato.

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LA CORONA
Mattarella ha deposto una corona sulla sua tomba. E ha parlato di Manzoni come di una figura esemplare, «popolare e mai populista». Un Manzoni progressista e tramite il suo esempio Mattarella elabora un’analisi critica che illumina mali e ritardi della politica attuale.  La premessa è che lo scrittore è senza dubbio «un padre della patria» e che, pur non avendo mai voluto essere un politico di politica è intrisa ogni sua opera. Egli «ambiva a un’Italia unita, che non fosse una mera espressione geografica, una addizione a freddo di diversi Stati e staterelli». E qui non si può non cogliere, ma Mattarella non esplicita altro, il riferimento a quanti stanno lavorando sulla riforma dell’autonomia e a come questa riforma non possa e non debba essere divisiva perché l’interesse della nazione chiede - per dirla mattarellianamente ma anche manzonianamente - vincoli, interscambi, coesione, sviluppo nell’unità e nella reciprocità a tutti i livelli sia territoriali sia sociali. 


Altro punto molto importante e che cade direttamente nel dibattito politico attuale e si rivela critico rispetto a certe posizioni di certi esponenti governativi: la Costituzione sbarra «espressamente la strada a nefaste concezioni di supremazia basate su razza e appartenenza». Da qui ne consegue, e Mattarella lo sottolinea sempre citando lo scrittore, che «è la persona in quanto figlia di Dio e non la stirpe, l’appartenenza a un gruppo etnico o a una comunità nazionale, a essere destinataria di diritti universali, di tutela e di protezione. È l’uomo in quanto tale, non solo in quanto appartenente a una nazione, in quanto cittadino, a essere portatore di dignità e di diritti». 


I PARTITI
Un discorso denso quello pronunciato a Milano. Rivolto ai partiti, quando Mattarella si sofferma sulla «Storia della Colonna infame». Quest’opera - chiarisce il presidente - «ci ammonisce su quanto siano perniciosi gli umori delle folle anonime, i pregiudizi, gli stereotipi; e ci indica quali rischi si corrono quando i detentori del potere - politico, legislativo o giudiziario - si adoperano per compiacere a ogni costo questi umori, cercando solo un effimero consenso. Un combinato micidiale, che invece di generare giustizia, ordine e prosperità, produce tragedie, lutti e rovine». E allora: basta «assecondare la propria base elettorale e i suoi mutevoli umori, registrati di giorno in giorno attraverso i sondaggi». Caspita quanto Manzoni, visto da un lettore così acuto come Mattarella - ma anche Giorgia Meloni ne sottolinea la modernità e la forza costruttiva per «l’identità nazionale» - riesce ad arrivare vicino a noi. 
Insomma, sembra quasi che per Mattarella sarebbe utile avere un Manzoni anche oggi. E verrebbe da aggiungere al suo elogio di questo grande scrittore: invece di fare i Bravi, facciamo i bravi e leggiamo in continuazione, oltre a tutto il resto di Manzoni, i Promessi sposi che - parola di Pietro Citati - sono anche «l’unico», o uno dei pochi, «romanzi divertenti della letteratura italiana».
 

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