2 giugno, perché Mattarella ha parlato di fuga dei cervelli? in 10 anni 337.000 i giovani espatriati

Secondo l'ultimo rapporto Istat, in più di un terzo dei casi si tratta di giovani laureati. Solo un terzo di loro rientrano

2 giugno, perché Mattarella ha parlato di fuga dei cervelli? in 10 anni 337.000 i giovani espatriati
di Andrea Bulleri
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Venerdì 2 Giugno 2023, 18:06 - Ultimo aggiornamento: 3 Giugno, 00:06

Circa 337mila partenze in dieci anni. E in un più di un caso su tre si tratta di laureati. E' un esodo che pare senza fine quello dei giovani italiani all'estero, di cui è tornato a parlare Sergio Mattarella nel suo discorso in occasione del 2 giugno trasmesso da Rai Italia, il canale dedicato agli italiani oltreconfine. «Lavorare all'estero - ha detto il Capo dello Stato -  non dovrebbe più rappresentare, per nessuno, una scelta obbligata, bensì una opportunità, specialmente per i giovani». E spetta alla Repubblica, avverte Mattarella, «far sì che si tratti di una libera scelta».

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Non una «fuga di cervelli», insomma, ma una «circolazione di talenti». Che possano tornare in Patria dopo essersi formati in altri Paesi, se lo desiderano, «alimentando un circuito, virtuoso, di capacità e di competenze». Un problema di cui il governo è consapevole, al quale sta lavorando la ministra dell'Università Annamaria Bernini. Che più volte ha espresso l'auspicio che i "cervelli", una volta emigrati all'estero per formarsi, possano rientrare in Italia.

 

I numeri della "fuga"

I numeri, però, parlano chiaro. Secondo i dati dell'ultimo rapporto Istat "Migrazioni interne e internazionali della popolazione residente", dal 2012 al 2021 è espatriato dall'Italia oltre 1 milione di residenti, di cui circa un quarto in possesso della laurea. Percentuale, quella dei laureati, che sale se si guarda alla sola fascia dei giovani. Sono stati ben 337mila, nel periodo compreso, i ragazzi e le ragazze tra i 25 e i 34 anni che hanno lasciato l'Italia. Centoventimila dei quali erano laureati.

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La situazione non migliora di molto se nel computo si considerano anche i dati dei rientri. Secondo l'Istat, infatti, i rimpatri nella stessa fascia d'età  nel periodo 2012-2021 si sono fermati a circa 94mila, di cui circa 41mila erano in possesso della laurea. La differenza tra addii e ritorni, insomma, resta negativa: sono 79mila i giovani laureati che, una volta lasciato il Paese, hanno deciso di non fare più ritorno, magari perché attratti dalle migliori condizioni opportunità lavorative trovate all'estero. 

Saldo negativo per il Mezzogiorno

Il problema della "fuga dei cervellI" però non colpisce tutto il Paese allo stesso modo. Secondo l'Istat, infatti, le regioni del Nord "recueprano" oltre 116mila ragazzi provenienti dal Sud e dalle Isole, 13mila si spostano invece verso il Centro. Il saldo negativo peggiore, insomma, è quello del Mezzogiorno. Che sommando insieme le partenze verso l'estero e verso le altre Regioni italiane, dice addio in dieci anni a oltre 150mila giovani laureati. Ecco perché Mattarella ancora una volta è tornato a accendere un faro sul tema. Consapevole, il Capo dello Stato come il governo, di quanto sia urgente intervenire per preservare i talenti del Paese.

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