Draghi, i fan aumentano: da Giorgetti a Virginia Raggi, è pioggia di endorsement

Draghi, i fan aumentano: da Giorgetti a Virginia Raggi, è pioggia di endorsement
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Giovedì 4 Febbraio 2021, 20:48 - Ultimo aggiornamento: 5 Febbraio, 01:37

A 24 ore dall'incarico accettato al Quirinale, Mario Draghi conquista nuove 'pedine' in quel Parlamento che dovrà assegnargli la fiducia per guidare il governo. Tra i parlamentari cresce la pattuglia dei fan con aperture più o meno nette. A trainarli è soprattutto Forza Italia, che ora viene allo scoperto - più esplicitamente del giorno prima - dopo la benedizione di Silvio Berlusconi. «È una personalità di alto profilo istituzionale», rimarca l'ex premier che domani incontrerà personalmente Draghi, alle consultazioni. E va oltre: attorno all'ex presidente della Banca centrale europea, si può «tentare di realizzare l'unità sostanziale delle migliori energie del Paese».

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Quanto basta per arricchire la platea di deputati e senatori pro Draghi (non più solo quelli più vicini alla deputata Mara Carfagna), ma anche per segnare la distanza da Lega e Fratelli d'Italia. Non a caso i tre partiti del centrodestra andranno alle consultazioni divisi. Meno scontata, fra i nuovi fan, arriva pure Virginia Raggi che dal Campidoglio manda un messaggio al suo Movimento: «Rompiamo gli schemi, il M5s apra a Draghi» con un governo «politico», ammonisce la sindaca attraverso il Foglio. Parole che insieme a quelle dei vertici 5S, da Giuseppe Conte a Luigi Di Maio passando per Alfonso Bonafede, iniziano a sciogliere il gelo per convincere i più ostici a sedersi al tavolo del premier incaricato.

Dopo un inizio in salita, la strada dell'ex governatore alle prese con la sua prima sfida politica sembra assestarsi. All'orizzonte potrebbe esserci a breve una maggioranza, molto più allargata di quella del Conte bis. Oltre ai forzisti e ai 5S sulla strada della 'conversione', c'è la Lega, ancora in bilico ma segnata dall'endorsement inequivocabile di Giancarlo Giorgetti: «Draghi è un fuoriclasse come Ronaldo.

Uno come lui non può stare in panchina», è la metafora che sceglie il numero due del partito, andando oltre la stima e l'apprezzamento già noto verso il banchiere. Eppure fra i parlamentari leghisti nessuno si sbottona. Il momento è delicato e la partita è in mano al segretario, Matteo Salvini.

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Dovrebbe rompersi invece il fronte degli scettici fra i 5 Stelle. Merito del premier uscente («Non sono un ostacolo a Draghi», premette parlando fuori da Palazzo Chigi) e poi del ministro degli Esteri Di Maio che traccia la linea del Movimento, che adesso diventa «sediamoci e ascoltiamo Draghi». Da qui le parole di Giorgio Trizzino, deputato fra i primi 'aperturisti': «Forse ho anticipato i tempi - scherza - ma sono contento che si stia arrivando a condividere quella linea, la linea della logica e del buon senso» perché «il Movimento non può che prenderne atto, come vedo che inizia a fare».

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