Governo, una rete mondiale tifa per SuperMario, spread sotto i 100

Governo, una rete mondiale tifa per SuperMario, spread sotto i 100
di Andrea Bassi
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Venerdì 5 Febbraio 2021, 00:32 - Ultimo aggiornamento: 01:17

I mercati ci credono. L’uomo che ha salvato l’euro ha tutte le carte in regola per salvare l’Italia. Non hanno bisogno di attendere il programma, la squadra, i compromessi politici. Prima ancora che il presidente incaricato sciolga la riserva e si presenti in Parlamento per ottenere i voti, i capitali, soprattutto stranieri, che comprano i Btp italiani hanno già votato la fiducia a SuperMario.

Ieri lo spread, il differenziale tra i titoli italiani e quelli tedeschi, ha rotto verso il basso - per la prima volta dal dicembre 2015 - la soglia psicologica di quota 100. La Borsa italiana continua a salire: dopo il balzo di oltre il 2% della vigilia, ieri è cresciuta dell’1,6%. Draghi conosce i mercati, e i mercati conoscono Draghi. E non è solo un modo di dire. L’ex presidente della Bce nella sua lunghissima carriera ai massimi livelli ha conosciuto e costruito relazioni internazionali solide su ogni fronte che pochi in Europa possono vantare. Ha un rapporto forte e diretto con Janet Yellen, la donna scelta dal neo presidente americano Joe Biden per guidare il Tesoro nella sua amministrazione.

Yellen per anni è stata il capo della Federal Reserve, la banca centrale americana, e ha lavorato in stretto contatto con Mario Draghi per fronteggiare gli effetti della grande crisi finanziaria. Così come i contatti sono stati sempre costanti anche con Christine Lagarde, sin da quando l’attuale governatrice della Bce (ha preso il posto di Draghi), guidava il Fondo monetario. Stesso discorso anche per Mark Carney, l’uomo che guida la Banca centrale inglese e che è subentrato a SuperMario alla guida del Financial stability board, l’organismo internazionale all’interno del quale discutono i ministri delle finanze e i governatori centrali dei principali paesi del mondo.

 
Non ci sono però solo i bancheri. Draghi è una delle poche persone che può chiamare Angela Merkel o Emmanuel Macron e discutere con loro da pari. Una consuetudine e un rispetto, soprattutto quello con la cancelliera tedesca, nato durante la battaglia per il Quantitative easing e l’Omt, l’outright monetary transaction, l’applicazione pratica del famoso «whatever it takes», ossia la possibilità per la Bce di acquistare illimitatamente titoli di un Paese europeo sotto attacco della speculazione: decisioni fortemente contestate in Germania, portate fin davanti alla Corte Costituzionale.

Ieri anche Ursula von der Leyen ha plaudito all’indicazione di Draghi. 


Non manca, ovviamente, la conoscenza di chi davvero muove i mercati mondiali, come il ceo di Blackrock Larry Fink, a capo di un fondo che gestisce 8 mila miliardi di dollari, presente in moltissime società italiane dall’Eni all’Enel, passando per Mediobanca, Unicredit, Tim. Quando Draghi era a capo della Bce, suscitò qualche polemica la notizia dell’incarico di effettuare gli stress test sulle banche sistemiche proprio al fondo americano, i cui rappresentanti sono stati spesso presenti a Jackson Hole durante l’appuntamento annuale dove i governatori delle Banche centrali si ritrovano per discutere degli scenari economici. E queste sono solo le punte più elevate della straordinaria rete che compone la sua agenda telefonica.


LA FACCIA DELLA MEDAGLIA
Ciò porta a considerare l’altra faccia della medaglia delle elevatissime relazioni internazionali di Draghi. La nascita di bizzarre (per usare un eufemismo) teorie complottiste legate alla sua passata esperienza come managing director di Goldman Sachs, alla presenza alle riunioni del Bildemberg Group, l’organizzazione fondata nel 1954 da David Rockefeller che tiene riservate le discussioni, o il suo essere membro senior del Gruppo dei Trenta, un organismo consultivo che si occupa di questioni internazionali legate agli affari monetari.

Un club esclusivo dove accanto a Draghi siedono personalità come Haruhiko Kuroda, governatore della Banca centrale del Giappone e già presidente dell’Asian Development bank; o Zhou Xiaochuan, l’ex governatore della Banca Popolare Cinese. Insomma, come detto, quello dei mercati per Draghi è un mondo familiare e lui è familiare ai mercati. C’è però un rovescio della medaglia. Lo ha spiegato Elliot Hentov, responsabile Ricerca Politica di State Street Global. Per l’Italia, ha detto, «il costo di un fallimento del mandato a Draghi sarebbe enorme: non c’è limite a un peggioramento della situazione, il potenziale rialzo dello spread è senza confini». 
 

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