L'Italia che vuole il Draghi II: Matteo Ricci, Gabriele Muccino, Massimo Andreoni ed Enrico Carraro

L'Italia che vuole il Draghi II: Matteo Ricci, Gabriele Muccino, Massimo Andreoni ed Enrico Carraro
di Mauro Evangelisti, Jacopo Orsini e Ilaria Ravarino
7 Minuti di Lettura
Lunedì 18 Luglio 2022, 01:43 - Ultimo aggiornamento: 19 Luglio, 08:59

La società civile chiede a Mario Draghi di restare. Ci sono gli imprenditori che affrontano una fase di drammatiche turbolenze dell’economia; gli amministratori locali che temono lo stop ai progetti e ai cantieri perché senza riforme si fermerà il flusso dei fondi del Pnrr; gli operatori sanitari che da due anni e mezzo combattono contro il Covid; e il mondo della cultura che vede deluse le speranze di un periodo di stabilità. Abbiamo intervistato un rappresentante di ciascuna categoria.

Matteo Ricci: «Mille sindaci chiedono il bis per non fermare progetti e lavori»

«Da quello che sappiamo il presidente Draghi è molto colpito dai vari appelli che gli sono arrivati e in particolare da quello bipartisan dei sindaci. Stiamo superando quota mille firme. Ciò che sta avvenendo è incredibile. Solitamente quando scrivi questi appelli, devi inseguire le persone per avere adesioni. In questo caso, invece, da tutta Italia ci stanno cercando. Sindaci di tutti gli schieramenti. Città grandi, medie, piccole. Del Nord, del Centro e del Sud. Una cosa davvero spontanea». Matteo Ricci, sindaco di Pesaro, Pd, è presidente di Ali (autonomie locali italiane).


Perché voi sindaci vi state mobilitando?
«Siamo in contatto con la realtà, con chi lavora, con chi produce. Ascoltiamo le ansie e le preoccupazioni delle persone. E non possiamo che chiedere a Draghi di restare. Siamo in una fase troppo delicata dal punto di vista geopolitico e socioeconomico. E siamo solo a sei mesi dalla fine della legislatura. Perché interrompere l’operato di un governo che è garante con l’Europa del Pnrr? Noi sindaci parliamo con le persone vere, non con gli addetti ai lavori».
Se si andrà ad elezioni anticipate cosa succederà?
«Vorrei fare una premessa, perché ho visto che Giorgia Meloni ci attacca. Secondo me non si deve permettere di tappare la bocca ai sindaci. Hanno il diritto e il dovere di esprimere la propria opinione in un momento così delicato per il Paese. Devono prendere gli ordini da qualcuno? In realtà anche tanti sindaci di destra hanno firmato l’appello».
Dal punto di vista pratico cosa succede se il governo Draghi si dimette?
«Siamo il Paese che sconta una lentezza strutturale. Noi dobbiamo complementare le riforme, se non lo facciamo le altre tranche del Pnrr non arrivano. Se non c’è più Draghi che fa da garante, l’Europa blocca i nuovi flussi. E i progetti non vengono finanziati. Un problema enorme che si aggiunge all’instabilità generale. Noi non abbiamo bisogno di decreti di scioglimento delle camere, ma di decreti che aumentino i salari degli italiani».

Gabriele Muccino: «Se si dimette il Paese finirà in una fase di caos molto pericolosa» 

Gabriele Muccino, secondo lei Mario Draghi deve restare? 
«In un momento come questo, con la guerra, la crisi energetica, la pandemia e un’emergenza sociale come non ne ho viste mai in 50 anni, non possiamo permetterci di perdere un presidente del Consiglio come lui, rispettato e ascoltato da tutta Europa.

E temuto da Mosca».


Quali conseguenze prevede nel caso lasciasse?
«Se cade Draghi, Mosca ci entra dentro. Non con i carri armati, ma con la disinformazione e la manipolazione delle coscienze. Perdere un governo forte apre a scenari pericolosissimi: il Paese può finire nel caos, e nel caos si può infilare chiunque. Abbiamo il demonio alle porte, un uomo che odia l’Occidente e l’Europa».
Conte può ravvedersi?
«Se non lo farà, oltre a fare malissimo al Paese distruggerà il Movimento 5 stelle. Al momento possiamo contare solo su una persona: il Presidente Mattarella. È l’unico, un salvatore della Patria. Gli dobbiamo tantissimo, Si sta facendo in dieci per rimettere sul solco un’Italia che, per il tornaconto di pochi individui sta deragliando drammaticamente. Grazie ai fondi europei, e grazie a Draghi, stavamo ripartendo. Non possiamo permetterci una crisi al buio. Dobbiamo essere italiani, e pensare alla salvaguardia del paese».

Massimo Andreoni: «Sulla pandemia servono le risposte di un governo stabile e affidabile»

«Ci aspetta un autunno difficile sia per la pandemia sia per la necessità di rafforzare il sistema sanitario. Medici e infermieri non vogliono una fase di instabilità». Il professor Massimo Andreoni è primario di infettivologia al Policlinico Tor Vergata di Roma e direttore scientifico della Società italiana di malattie infettive. In prima linea nella guerra al Covid, teme la fine del governo Draghi.
Condivide l’appello degli operatori sanitari che chiedono a Draghi di restare?
«Totalmente. In questa fase di pandemia c’è l’esigenza di un governo stabile. Vanno prese delle decisioni. Rapidamente. I prossimi mesi non saranno semplici».


Draghi sulla pandemia ha abbandonato la strategia delle chiusure e incentivato le vaccinazioni.
«Scelte basilari. Per questo è fondamentale dare l’opportunità al governo di proseguire con le risposte alla pandemia che non saranno più il lockdwon, ma decisioni strategiche come l’ampliamento della platea per le quarte dosi».
La sanità ha opportunità di grandi investimenti. Ed è urgente rafforzare il sistema.
«Certo. Presto scadranno i contratti di molti precari che stanno contribuendo al funzionamento degli ospedali».

Enrico Carraro: «Votare è un rischio, rimanga alla guida. Ma ora giù il cuneo»

«Siamo molto, molto preoccupati. È stato un fulmine a ciel sereno perché sapevamo che c’era qualche problemino ma pensavano che poi il senso di responsabilità avrebbe portato il governo almeno fino al termine della legislatura». Enrico Carraro, presidente della Confindustria del Veneto, alla guida dell’azienda di famiglia, multinazionale dei trattori con oltre 600 milioni di fatturato annuo e 3.500 dipendenti, si unisce agli appelli arrivati in queste ore da più parti per convincere il premier Mario Draghi a restare alla guida del governo.
Anche per voi imprenditori il presidente del Consiglio deve andare avanti?
«Assolutamente sì, secondo me deve rimanere alla guida del Paese. Ha uno standing che ci sta aiutando, che sta aiutando il Paese e l’ha aiutato negli ultimi mesi. E poi abbiamo da completare ancora molte partite, a cominciare dal cuneo fiscale. Quindi noi siamo i primi a dire che deve restare ma poi ha bisogno anche di una maggioranza. Il nostro quindi è un appello a Draghi ma soprattutto alla politica affinché ritrovi quelle condizioni che c’erano al momento della formazione del governo per portare a termine la legislatura».


Non sarebbe meglio andare a votare al più presto?
«Premesso che in democrazia non c’è nulla di più sano delle elezioni, il voto dopo l’estate potrebbe essere pericoloso. Mancano solo pochi mesi alla fine della legislatura, ci sono ancora da sistemare diverse cose, stanno arrivando i fondi del Pnrr, c’è il cuneo fiscale da tagliare, la legge di bilancio da fare e va evitato l’esercizio provvisorio. Bisogna tenere conto di questo».
Se Draghi si convincerà a restare quali sono le cose le cose più urgenti da fare?
«C’è una questione energetica impellente. Si sta già parlando di razionamento, di riserve molto sottili per l’inverno, quindi c’è da intervenire su questa emergenza». 
Poi c’è il cuneo fiscale.
«Certo, su questo ormai sembrava che ci fosse disponibilità da parte di tutti a intervenire. Il taglio del cuneo ricordo che serve alle imprese ma serve molto di più anche ai lavoratori. Oggi con l’inflazione che abbiamo rischiamo di avere un autunno pesante per tutti. Poi ci sono da mettere a terra ancora molti cantieri del Pnrr e c’è la legge di bilancio per l’anno prossimo. Tutte cose importanti da portare a termine». 
Insomma è necessario che il premier continui il suo lavoro. 
«Sì l’appello a Draghi perché resti deve essere forte. E la politica del fare, quella degli amministratori, dei governatori e dei sindaci, di tutte le aree, è favorevole a Draghi. Fra chi lavora per la comunità l’esigenza che il premier rimanga è diffusa: il sindaco di Padova, la mia città, Sergio Giordani, del centrosinistra, è favorevole, e anche il presidente Zaia, della Lega, è favorevole. Il sostegno è trasversale».

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