Mario Draghi a Città della Pieve, dove il premier «è un cittadino come tutti gli altri». L'incontro con Renzi in dicembre

Mario Draghi a Città della Pieve, dove il premier «è un cittadino come tutti gli altri». L'incontro con Renzi in dicembre
di Italo Carmignani
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Venerdì 5 Febbraio 2021, 00:46 - Ultimo aggiornamento: 01:18

dal nostro inviato
CITTÀ DELLA PIEVE (Perugia) In piazzetta, tra i tavolini della Caffetteria Matucci, la raccontano così: «Era il 20 dicembre e verso casa del presidente c’era una fila di auto blu. Una era dell’ex premier toscano. Davvero? Sì, davvero».

Il presidente è Mario Draghi, l’abitazione è un delizioso casolare di mattoncini rossi circondato di cipressi sulla collina di fronte allo stadio di Città della Pieve. Mentre l’ex premier toscano, manco a dirlo, è Matteo Renzi. La storia del presunto incontro appena qualche settimana prima della crisi arriva all’indomani dell’incarico conferito all’ex presidente della Bce, la banca europea, ma la storia d’amore tra Draghi e la cittadina piazzata dove l’Umbria incrocia la Toscana - già scelta da Colin Firth e comparsa nella scenografia dell’ultimo video di Ed Sheeran, la pop star pronta a pagare tanti dollari per una villa vista lago Trasimeno, più famoso per la battaglia di Annibale che per le sue acque - è lunga. E ora piace l’idea che tra le colline umbre ci sia la Camp David del presidente Draghi. E più che l’accordo tra palestinesi e israeliani, ci sia quello tra la destra e la sinistra italiana. 


«UN UOMO ALLA MANO»


La città e il professore, come lo chiamano qui, si sono incontrati alla fine del suo mandato europeo.

Qui è arrivato con sua moglie Serena e sempre qui, a 508 metri sopra il livello del mare sulla collina già cara agli etruschi, ha trascorso tutta la pandemia. «Noi lo chiamiamo presidente, ma lui non vuole. Ci dice: per voi sono Mario. Un uomo alla mano, mai con la scorta, sempre gentile, gli vogliamo tutti bene», raccontano al negozio di pasta fresca il Mattarello, in cui professa la sua passione per pici, lunghi spaghettoni di acqua e farina deliziosi con i funghi e che nel nome suonano quasi profetici. Spesso in tenuta di campagna, gira in Fiat Panda e, spiegano i pochi che lo conoscono molto bene, dall’Umbria si sposta solo per andare a palazzo Koch, sede di Bankitalia, dove ha ancora un ufficio in virtù del suo ruolo di governatore emerito.

Don Aldo Gattobigio conosce Draghi fin dai primi giorni umbri. E lui che ha celebrato il matrimonio del figlio Giacomo e adesso spiega: «Scriverò un messaggio di auguri per lui e la sua famiglia. Sono convinto sia l’uomo giusto al momento giusto. In chiesa? Lo vedevo spesso prima che andassi in pensione». 


Tutti pronti a parlare di Draghi, tutti entusiasti del suo incarico. Fausto Risini, sindaco transfuga del Pd, lo vuole nominare cittadino onorario. In farmacia lo chiamano Mario da un pezzo. Una confidenza figlia di un piccolo aneddoto: «La prima volta che lo abbiamo visto non potevamo credere fosse davvero lui - ricorda il farmacista Paolo - e allora abbiamo confrontato la sua firma con quella sulle banconote. E lui si è messo a ridere». Non può mancare al Palio dei Terzieri, la tenzone di origine medievale. «Una sera lo abbiamo visto a cena in taverna durante la nostra festa - ricorda Antonio Bellini - noi felicissimi, le guardie del corpo, invece, erano disperate». 


IL NO A GOLDMAN SACHS


La politica umbra lo ha sempre rispettato, anche quella sinistra più radicale al governo, assieme a quella più moderata, fino a un anno fa. Racconta uno di loro: «Sapete da cosa si poteva intuire che non avrebbe lasciato del tutto la scena dopo il lungo e fruttuoso impegno europeo? Dal fatto che all’inizio del 2020 ha rifiutato la presidenza della Goldman Sachs. Quel posto è di uno definitivamente in pensione. E Draghi non ci si è mai sentito».

La società leader mondiale dell’investment banking è stata la prima casa professionale di ManDraghi, come lo chiamano a Strasburgo. E non poteva essere l’ultima. Almeno non ora. E così torna il racconto dell’incontro con Renzi a fine 2020, quando era già nell’aria l’insofferenza del capo di Italia Viva.

Ma Renzi, interpellato sul presunto incontro di fine anno, smentisce in modo molto deciso: «L’ultima volta che sono andato da Draghi a Città della Pieve è di molti mesi fa», assicura. E chissà com’è andata davvero. Di certo, una visita di Renzi nella cittadina che domina dall’alto la Val di Chiana non rimase anonima.

«Arrivò con l’elicottero sopra all’erba dello stadio, mi pareva d’essere tornato in guerra», ricorda il custode del campetto, Guido. Allora, siamo nel 2014, Renzi era premier e Draghi tesseva ancora il vestito economico all’Europa. 


Tifo e preghiera per Draghi dalle colline umbre. Il primo dei cittadini, l’altro delle Clarisse. Suor Barbara Agnese ha gli occhi sorridenti: «Il presidente viene spesso da noi a pregare. Ora noi lo facciamo per lui perché abbia una grande collaborazione di tutti». E così sia. 
 

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