Marcucci: «Lasciamo stare il contratto, porta male. Prescrizione e migranti sono due scogli»

Marcucci: «Lasciamo stare il contratto, porta male. Prescrizione e migranti sono due scogli»
di Diodato Pirone
3 Minuti di Lettura
Lunedì 25 Novembre 2019, 10:19

«No, davvero, tutto farei fra Pd e 5Stelle tranne che un nuovo contratto. Lo dico anche per i pentastellati, quella formula non ha portato fortuna all'esecutivo giallo-verde». Andrea Marcucci, capogruppo Pd in Senato, è un politico rotondo e diplomatico. Questa volta, però, non la manda a dire.
Sia Zingaretti che Grillo hanno parlato di rilancio della maggioranza rosso-gialla. Se non con il contratto, come?
«Ad agosto ho lavorato con Delrio e i capigruppo 5Stelle alla definizione del programma di governo. Quel confronto ha funzionato. Riprendiamolo».
Sicuro che abbia funzionato?
«C'era poco tempo. La priorità era mettere in sicurezza il Paese dal pasticcio combinato dalla Lega di Salvini togliendo di mezzo l'aumento di 23 miliardi dell'Iva. Sia pure fra mille difficoltà siamo rispettando l'orizzonte di quel programma».
Cosa propone ora?
«Un confronto su un programma di legislatura. La parola contratto ricorda una stagione fallimentare fatta di bandierine da piantare. Qui si tratta invece di amalgamare le esigenze rappresentate da quattro forze politiche come Pd, 5Stelle, Italia Viva e Sinistra e di trovare una sintesi unificante da qui al 2023. Ci riuscimmo ad agosto, ci riusciremo a gennaio».
Beh, senatore, però nonostante il documento comune di agosto la maggioranza Pd-5Stelle sembra muoversi senza un'anima. Perché?
«In coalizione ognuno deve rinunciare a qualcosina, l'importante è che si raggiunga un livello di maturità per cui non si sbandierino ogni giorno proposte magari irrealizzabili che però danno visibilità».
E infatti sul Fondo Salva-Stati europeo Luigi Di Maio ha assunto toni critici dal sapore anti-euro vicino a quelli di Salvini. Sicuro che la maturità sia merce disponibile?
«Ammetto che molto spesso io Di Maio non lo capisco».
Cioè?
«Sarà un mio limite oppure sarà lui che deve rispondere ad esigenze tattiche o all'evoluzione del dibattito della sua formazione. Ma il punto è un altro».
Quale?
«Badiamo alla sostanza: questo governo - e a gennaio lo certificheremo - si muove nel solco dell'europeismo e difende gli interessi italiani in questo contesto. Con qualche successo concreto. Perché lo spread è sceso e questo vuol dire meno spese e meno tasse sugli italiani».
Il caso Ilva ha però gettato sale sulle differenze nella maggioranza.
«Io penso il contrario».
Si spieghi perché obiettivamente su Taranto la maggioranza ha espresso posizioni molto diverse fra loro.
«A ottobre noi del Pd, pur non concordando, votammo l'abolizione dello scudo per evitare il rischio di un deragliamento del governo nato da pochissimo. Ricordo che anche la Lega, in precedenza, aveva votato per abolirlo. Ora, però, mi pare che il caso-Ilva sia stato rimesso sui binari giusti. Diamo al governo il tempo di operare».
Come pensate di superare le forti distanze fra Pd e 5Stelle su giustizia e migranti?
«Inutile negare che rispetto ai pentastellati noi del Pd abbiamo visioni diverse sul tema delicatissimo della libertà personale. Ma il confronto è già in atto»
E sui migranti? Di Maio dice che lo ius culturae non è prioritario.
«Se per priorità intende che non è tema da decreto concordo. In un programma di tre anni, però, il tema dell'integrazione va affrontato e come».
E poi c'è la mina della legge elettorale. Con la novità della Lega disposta al confronto e i 5Stelle già in allarme.
«L'atteggiamento della Lega è apprezzabile in sé perché la legge elettorale riguarda tutti. Il percorso però è chiaro: entro l'anno raggiungeremo un accordo di maggioranza e su questo testo ci confronteremo con l'opposizione».
Questo percorso potrebbe favorire un accordo Pd-M5S per le regionali emiliane?
«Non c'è collegamento. In Emilia-Romagna c'è un amministratore molto apprezzato dagli abitanti di quella Regione, si chiama Stefano Bonaccini. Questo dato, confermato da tutti i sondaggi, fa la differenza. Perché dire di no a uno bravo?».
 

© RIPRODUZIONE RISERVATA