Stallo centrodestra in Calabria, in FI scoppia il caso Carfagna

Mara Carfagna verso Renzi, scoppia il caso. Gelmini la attacca: «O dentro, o fuori»
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Sabato 14 Dicembre 2019, 20:27 - Ultimo aggiornamento: 15 Dicembre, 02:04

Il persistente stallo del centrodestra, sinora incapace di trovare un candidato governatore unitario in Calabria, sta facendo deflagrare la tensione interna a Forza Italia. Il veto posto dalla Lega ai fratelli Occhiuto e le resistenze interne al partito azzurro su altre soluzioni, stanno acuendo il caos, tanto che nelle ultime ore si torna a parlare con insistenza di scissioni e nuove ricomposizioni. La deadline per la presentazione delle candidature calabresi è il 28 dicembre ed il rischio, se non di dovesse ricomporre la frattura interna, è che alla fine a correre per la presidenza della Regione possano essere in due: il candidato ufficiale del centrodestra (in pole Jole Santelli) e Mario Occhiuto, attuale sindaco di Cosenza e fino a poco tempo fa il nome sui cui puntava il Cavaliere. Ma ad alzare la tensione dentro un partito, Forza Italia, ormai in perenne lotta interna è la decisione della vicepresidente della Camera Mara Carfagna di rompere gli indugi e dar vita ad una sua fondazione.

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Nessun prologo alla nascita di un nuovo partito (almeno nell'immediato), fanno sapere i fedelissimi dell'ex ministro, ma una fondazione a cui aderiranno non solo esponenti di Forza Italia ma anche personaggi provenienti da altri partiti del centrodestra e più in generale della vasta aerea dei moderati a cui guarda il progetto. Una 'mossa' che ovviamente non piace agli azzurri filo Salvini che puntano il dito contro il «tradimento» dell'ex ministro delle Pari Opportunità.

Ma a sentire chi conosce bene la vice presidente della Camera, il progetto di una fondazione in realtà non dispiace affatto a Berlusconi: Gianni Letta gli ha spiegato l'obiettivo - fanno sapere dall'inner circle dalla Carfagna - e il Cav è interessato, il problema è cosa gli racconta chi gli è vicino. E non è un caso che la vicepresidente della Camera abbia consegnato a più di qualche parlamentare il sogno di volere il Cavaliere come presidente onorario della sua fondazione.

In realtà in serata è giunta una nota dello stesso Berlusconi"Contrariamente a quanto riferisce una agenzia di stampa, non ho mai dato il mio assenso ad alcuna iniziativa volta alla fondazione di nuovi movimenti o di nuove associazioni promosse da dirigenti ed eletti di Forza Italia. Non è questo il momento di nuove iniziative esterne, ma, al contrario, di concentrarsi con impegno ed energia sui temi e sulle proposte di Forza Italia, che è oggi impegnata in una importante campagna elettorale per le elezioni Regionali e prosegue la sua forte opposizione ad un governo che sta trascinando il Paese in una crisi irreversibile".

 

 

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Il nuovo think tank non ha nulla a che vedere con un nuovo partito come invece vorrebbe Paolo Romani che esplicitamente coltiva l'idea di una «Forza Italia 2.0», in cui la vicepresidente della Camera potrebbe avere un ruolo centrale. Quello che è certo è che i movimenti dentro Forza Italia allarmano in quartier generale di Arcore. A lanciare un ultimatum ci pensa la capogruppo alla Camera, Maristella Gelmini: «Siamo con il centrodestra, con Berlusconi alleato a Salvini. Se qualcuno pensa che ci sia una strada diversa da percorrere, crede che il nostro orizzonte non sia più questo, ma inseguire le sirene renziane, dico che non abbiamo più tempo per tergiversare. Di qui ai prossimi mesi si decide il destino dell'Italia. O dentro o fuori. Basta polemiche e mal di pancia».



Una presa di posizione a cui la vice presidente della Camera replica netta: «Un aut aut che non si riferiva a me. Fi ha dato vita a decine di associazioni e fondazioni, non credo che costituiscano un problema semmai sono una risorsa». E come affrontare il dissenso interno, sarà il piatto forte dell'incontro che si dovrebbe tenere domani ad Arcore, tra il Cavaliere e i massimi dirigenti del partito. La linea resta quella ribadita da Silvio Berlusconi, un partito alleato ma indipendente dalla Lega e lontano da Italia Viva di Matteo Renzi. Una doppia strategia quella dell'ex premier che come al solito è abituato a giocare su più tavoli in attesa di capire le sorti del governo.


 

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