Manovra, le larghe intese per Roma: «Più soldi e poteri speciali»

Manovra, le larghe intese per Roma: «Più soldi e poteri speciali»
di Francesco Pacifico e Diodato Pirone
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Domenica 27 Dicembre 2020, 00:06 - Ultimo aggiornamento: 00:20

Le polemiche per gli emendamenti cassati - con annessi miliardi per le opere pubbliche e i nuovi poteri - non sono ancora sopite. Ma oggi o domani Roma Capitale incasserà un ordine del giorno alla manovra trasversale - cioè lo voteranno tutti i partiti di maggioranza e opposizione - per «impegnare» il governo a garantire più competenze e più fondi al Campidoglio. Nell’ottica di quel trasferimento di poteri iniziato con la legge 42 del 2009 e mai davvero andato avanti. Il testo, presentato da Fratelli d’Italia (primi firmatari Giorgia Meloni e il vicepresidente della Camera Fabio Rampelli), sarà approvato anche dalle forze di maggioranza (M5S, Partito democratico, Italia Viva e Liberi e uguali) e da quelle di opposizione (Forza Italia e Lega).

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RIMPIANTI

E proprio Rampelli, sforzandosi, parla di «bicchiere mezzo pieno.

Quanto meno possiamo immaginare di avere finalmente un manifesto per Roma, del quale risponderanno tutti i partiti del Parlamento. Ma è solo un manifesto. Anche perché i contenuti dell’atto, che votiamo oggi, dovevano passare con un emendamento alla manovra, stanziando dei fondi. Dall’inizio della legislatura si è fatto quasi nulla per la Capitale e forse le cose sarebbero andate diversamente se, all’interno dell’Intergruppo parlamentare per Roma, si fosse spesa anche la sindaca Raggi». Proprio Virginia Raggi, quattro giorni fa, aveva sbottato con il suo staff - «Ora basta!» - quando aveva saputo che nelle trattative sulle finanziaria erano stati cancellati tutti gli emendamenti per la Capitale di M5S, Pd, Italia Viva, Forza Italia e Fratelli d’Italia, salvando soltanto quello che garantisce due milioni di euro per la cabina di regia per il Giubileo del 2025. Per la precisione, si chiedevano 4,6 miliardi per il prolungamento della Metro C, 3,9 miliardi per le future tramvie, ma soprattutto un fondo da un miliardo all’anno per la Città eterna e la possibilità per il Campidoglio di attingere direttamente ai fondi strutturali.

Tutte proposte che secondo il governo erano da bocciare perché riguardavano tematiche di natura costituzionale oppure perché contraddistinte da impegni finanziari troppo onerosi. Soldi che, comunque, presto bisognerà trovare. Da qui l’attivismo di Fratelli d’Italia che, dopo la bocciatura, ha spinto per trasformare i suoi emendamenti in un ordine del giorno, poi appoggiato con qualche modifica dai partiti di maggioranza. Il testo - firmato anche da Patrizia Prestipino (Pd), Roberto Giachetti e Luciano Nobili (Iv) e Stefano Fassina (LeU) - parte dal chiedere «uno status amministrativo speciale», con «il completamento del trasferimento dei poteri», per rispondere alle esigenze di una città che è sede del governo e ospita anche le rappresentanze diplomatiche (comprese quelle del Vaticano) e istituzioni internazionali come la Fao.

LE RICHIESTE

Tra le altre richieste all’esecutivo, «nuove infrastrutture materiali e immateriali» per venire incontro alle esigenze dell’economia locale, turismo in testa; avviare almeno nel 2021 celebrazioni degne di questo nome per il 150mo anniversario di Roma Capitale; spalmare meglio gli introiti dei biglietti per musei e monumenti storici (dei 50 milioni di euro all’anno incassati dal Colosseo, per esempio, il Campidoglio non vede un quattrino); un piano strategico per il Giubileo del 2025, fino a potenziare l’ordine pubblico, efficientare dal punto di vista energetico il patrimonio edilizio e rilanciare i piccoli comuni della Città Metropolitana.

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