​Il diktat Ue: manovra a giugno o scatta l’infrazione per debito

Il diktat Ue: manovra a giugno o scatta l’infrazione per debito
di Marco Conti
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Mercoledì 3 Aprile 2019, 07:07 - Ultimo aggiornamento: 08:19

«Non state rispettando i patti. Dovete lavorare molto di più sulla crescita, altrimenti a giugno sarà difficile aiutarvi». Jean Claude Juncker ci va giù pesante. Il presidente della Commissione europea incontra Giuseppe Conte di prima mattina a palazzo Chigi. Al presidente del Consiglio italiano ricorda gli impegni presi dal governo a dicembre durante le trattative per il tormentato varo della manovra di bilancio. L’impetuosa frenata della crescita, che spinge il pil sotto lo zero, è per Juncker «un’anomalia tutta italiana» che non potrà non pesare sulle valutazioni che a giugno la Commissione sarà chiamata a fare.

Juncker in visita a Roma incontra Giorgio Napolitano

Sulle conseguenze Juncker non si sbilancia anche se, in assenza di una manovra correttiva, è scontata l’apertura di una procedura per debito eccessivo. Conte replica difendendo «l’impalcatura» della manovra di dicembre e fa osservare al presidente della Commissione che le due misure principali (Reddito e Quota100), «non sono ancora a regime». La convinzione del premier, e di buona parte del governo, è che Commissione e Ocse, sottovalutino l’impatto che avranno sulla crescita e, soprattutto, sui consumi. Non solo. A Juncker racconta anche i due decreti - sblocca cantieri e crescita - che dovrebbero essere licenziati in settimana dal consiglio dei ministri. Juncker, che ha una lunga esperienza con i governi italiani, apprezza ma si mostra scettico. Conte ribadisce e difende le posizioni, ma Juncker sa che nel governo e nella maggioranza a dare le carte sono i due vicepremier Di Maio e Salvini. A Bruxelles si fa poca differenza tra i due considerati entrambi euroscettici e, per Juncker, tutte e due «bugiardi» perché nascondono quanto l’Europa fa e dà all’Italia.
L’analisi che il presidente della Commissione fa di prima mattina a palazzo Chigi, la ripete poche ore dopo al Quirinale dove incontra Sergio Mattarella. I due presidenti parlano anche di Brexit, dell’Europa del dopo elezioni e di come rilanciare l’Unione.

Ma sulla tenuta dei conti pubblici italiani la preoccupazione è condivisa e il Capo dello Stato è ben consapevole che la richiesta di «sforzi supplementari» avanzata da Juncker rappresenta una sorta di benevole e “unofficial” altolà in vista del 6 giugno quando Bruxelles si pronuncerà valutando anche quanto contenuto nel Def. Conte, che dopo Juncker incontra il segretario generale dell’Ocse Angel Gurria, resta convinto di riuscire a tenere la percentuale del pil sopra lo zero soprattutto grazie all’impatto che dovrebbero produrre i due decreti attualmente in lavorazione. «Misure espansive», le definisce lo stesso Conte, ma il rischio è che non riescano a produrre effetti per giugno. I due vicepremier continuano a sostenere che le previsioni dell’Ocse, di Confindustria, e della Commissione sono inaffidabili. Il problema, per Conte e per il ministro Tria, è che i mercati invece le prendono per buone e si comportano di conseguenza, come emerge dall’andamento dello spread che continua da mesi a rimanere alto.

Dopo il voto di maggio l’insediamento della nuova Commissione è previsto per fine anno. Toccherà quindi a Juncker guidare l’attuale sino alla legge di bilancio di fine anno. Viste le parole pronunciate ieri dal presidente della Commissione e un più che probabile spostamento del nuovo Parlamento verso posizioni più sovraniste e meno condiscendenti verso i paesi ad alto debito, i problemi per l’Italia rischiano di aumentare.

Proprio per scongiurare tale esito il governo è alle prese ormai da un paio di settimane con i decreti “crescita” e “sblocca cantieri”. Quest’ultimo è stato discusso un paio settimane fa e licenziato dal consiglio dei ministri con il timbro del “salvo-intese”. Viste le forti divergenze nella maggioranza - note solo a chi legge i giornali - il testo è stato rimandato di giorno in giorno e potrebbe arrivare domani in consiglio dei ministri, ammesso che si riesca a trovare l’intesa.

Non meno per aria è il decreto “crescita” con i due ministeri, Mef e Mit, che non riescono a trovare la quadra tra pir, rottamazione di cartelle esattoriali e rimborsi ai truffati delle banche. Visto lo stato della trattativa interna alla maggioranza, le assenze del presidente del Consiglio impegnato in Qatar e del vicepremier Salvini in missione a Parigi, il Consiglio dei ministri slitta a domani alle 18, come comunica lo stesso Conte.
 

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