Governo proroga l'ecobonus e scongela la digital tax. M5S: stretta sui grandi evasori

Il governo proroga l'ecobonus e scongela la digital tax. M5S: stretta sui grandi evasori
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Giovedì 10 Ottobre 2019, 21:41 - Ultimo aggiornamento: 11 Ottobre, 07:41

Una digital tax sui giganti del Web che può portare mezzo miliardo l'anno e un piano per la casa del valore di circa un miliardo. Il governo scopre una ad una le sue carte, in vista dell'approvazione della legge di bilancio. Sarà una manovra «snella», viste le poche risorse. Ma il premier Giuseppe Conte promette che sarà anche «coraggiosa», soprattutto nella lotta all'evasione fiscale, perché «essere onesti conviene». Venerdì sera un vertice di maggioranza dovrebbe fare il punto sul mix di misure per ricavare 7 miliardi e cercare una prima intesa sulle norme da portare lunedì in Consiglio dei ministri.

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M5S: stretta sui grandi evasori. Un pacchetto di norme per una stretta sui grandi evasori. È questo, a quanto si apprende da fonti M5s, la proposta che il M5s punta a inserire nel decreto sul fisco in dirittura d'arrivo al prossimo Cdm. La proposta segue la scia di quanto affermato oggi dal premier Giuseppe Conte che ha invitato il governo ad avere «coraggio» contro l'evasione. La bozza prevederebbe di abbassare le soglie già esistenti di punibilità e aumentare le pene fino a otto anni, in modo da aprire le porte del carcere ai grandi evasori.

Rapporti tesi. Ma i rapporti con Italia viva sono ancora tesi e alla Camera fanno fibrillare i giallorossi le tante assenze nel M5s: il Def passa solo per tre voti, si sfiora la crisi di governo. Prova a distillare gocce di tranquillità il ministro dell'Economia Roberto Gualtieri da Lussemburgo, dove ha preso parte ad Eurogruppo ed Ecofin. Si dice «ottimista» sul giudizio della Commissione, che dovrà dare il via libera a 14 miliardi di flessibilità: «La nostra impostazione è apprezzata. Voglio rendere noioso il confronto», dichiara. Poi annuncia che dal 2020 verrà diventare finalmente operativa la tassa sui giganti della Rete, di cui si discute dal 2013.

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Si dovrebbe ripartire, salvo correzioni del Parlamento, dal prelievo previsto - ma mai attuato - dal governo M5s-Lega del 3% per le grandi società con almeno 750 milioni di ricavi (almeno 5,5 in Italia). Si punta a incassare 150 milioni nel 2020 e 600 milioni l'anno a regime. Il governo festeggia anche l'intesa con le Regioni, a partire dalle risorse per la sanità (2 miliardi il prossimo anno) e annuncia che la legge di bilancio confermerà il sisma bonus e prorogherà la cedolare secca e l'ecobonus, che sarà modificato - annuncia Stefano Patuanelli - per non penalizzare troppo piccole e medie imprese. Sul piede di guerra sono però i Comuni, che minacciano di scendere in piazza se saranno ridotte le loro risorse. E annuncia fin d'ora una manifestazione il Forum delle famiglie, visto che l'assegno per i figli non sarà in manovra.

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In Consiglio dei ministri viene approvato intanto il decreto clima ma si discute fino all'ultimo per la scelta del ministero dell'Economia di stralciare dal testo, per inserirla in manovra, la riduzione dei sussidi dannosi per l'ambiente. Mentre arriverà con un mix di misure tra legge di bilancio e decreto fiscale il piano casa «Rinascita urbana» annunciato dalla ministra Paola De Micheli. Si tratta di un miliardo di interventi che vanno dagli assegni per sostenere gli affitti delle famiglie disagiate fino a progetti di riqualificazione urbana da massimo 20 milioni l'uno. Negli intenti ci sono il recuperare di aree ed edifici abbandonati di città medie e grandi, co-housing, spazi in comune, edifici «verdi», domotica e anche nuovi studentati.

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Fin d'ora i partiti sono preoccupati però dal percorso parlamentare di decreto fiscale e manovra. Non solo perché la Lega, che in Aula scatena la bagarre contro gli ex alleati M5s al grido di «elezioni», ha la presidenza di due commissioni cruciali. Ma anche perché i numeri di maggioranza sono stretti. A Montecitorio passa solo per tre voti, con 319 sì, la nota di aggiornamento al Def che deve essere approvata con maggioranza assoluta. Mancano 5 Dem («Giustificati»), 1 di Leu e 1 di Iv, ma soprattutto 14 M5s: la visione del tabellone in Aula provoca un brivido tra i membri del governo, dal Pd e da Iv trapelano malumori. «Riflettete», dice Simone Baldelli da FI. «Se tutti facessero come i Cinque stelle adesso era crisi di governo», si irritano Dem e renziani. I Cinque stelle assicurano che si è trattato di una distrazione: assenze per ragioni diverse, non una fronda organizzata. Ma un sottosegretario M5s ammette che nel gruppo ci sono tensioni e sulla manovra i malpancisti potrebbero farsi sentire. «Oggi è più evidente che non siamo noi i fattori di destabilizzazione della maggioranza», osservano i renziani, ricevuti nel pomeriggio al Colle. Ma non celano il loro nervosismo: «Non ci convocano alle riunioni e Conte non si è degnato di riceverci, poi però diremo la nostra».

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