Meloni-Macron, il saluto in Islanda. Il presidente francese: «Sui migranti l'Italia non può restare sola, costruire soluzioni comuni»

La mossa del presidente francese per archiviare le polemiche: lavoriamo insieme

Saluto Meloni-Macron in Islanda, il presidente francese: «Sui migranti l'Italia non può restare sola, costruire soluzioni comuni»
di Francesco Bechis
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Martedì 16 Maggio 2023, 20:18 - Ultimo aggiornamento: 23:39

Segna otto gradi il termometro di Reykjavik quando nella capitale islandese arriva la premier Giorgia Meloni. Bastano per dare il via al disgelo tra Italia e Francia dopo l’ennesimo incidente diplomatico sul fronte migranti. 

L’INCONTRO

Nel Centro Congressi con vista sul Mar di Groenlandia che ospita il summit del Consiglio d’Europa va in scena infine il tanto atteso incontro tra i due capi di governo che si sorridono e salutano prima dell’assemblea generale «in un clima di grande serenità», fanno sapere da Palazzo Chigi. Entrambi, Meloni e Macron, si danno da fare per distendere gli animi nelle ore che precedono il vertice del Consiglio alla presenza dei principali capi di Stato e governo europei, la prima riunione plenaria dal 2005. «Macron? Sono giornate lunghe, avremo modo di vederci tutti» risponde serafica ai cronisti la premier italiana al suo arrivo sottraendosi alle polemiche come nei giorni scorsi: «Mi interessano le questioni che la comunità internazionale deve avere la forza di affrontare senza tentennare - spiega - il resto sono questioni di politica interna e le lasciamo alla politica interna».

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Lui, il presidente francese, si spinge oltre e sembra mettere un macigno sull’ultimo incidente diplomatico tra Roma e Parigi: «Vedrò Meloni, avremo occasione di continuare a confrontarci».

E sulla gestione dei flussi migratori, il vero pomo della discordia: «Spero di poter cooperare con il governo italiano, non si può lasciare l’Italia da sola davanti a questa pressione». Finisce in sordina per un attimo lo scontro politico, il tiro al bersaglio francese contro il governo Meloni e le sue «politiche disumane» che ha già aperto le danze della campagna per le europee. Così sembra a sentire Macron in Islanda: «Dobbiamo poter accogliere chi viene da Paesi in guerra e contro i trafficanti serve la solidarietà europea e l’efficacia delle nostre frontiere comuni», predica l’inquilino dell’Eliseo consapevole, aggiunge, che l’Italia «è un Paese di primo approdo».

E se in Francia le stilettate proseguono, «critico Meloni da cinque anni e continuerò a farlo» ha rincarato ieri il leader del macroniano Rénaissance Stéphane Sejourné, Meloni e Macron tornano a parlarsi. E a vedersi, anche se per un vero bilaterale bisognerà attendere il G7 di Hiroshima dove i due leader arriveranno oggi. In Islanda e Giappone si può dunque ricucire la tela diplomatica italo-francese e farà altrettanto il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani incontrando l’omologa Catherine Colonna a fine maggio dopo il vertice saltato due settimane fa. L’agenda dei due appuntamenti internazionali ha però al centro la crisi ucraina e i suoi effetti sull’ordine internazionale. Pronuncia di nuovo parole nette Meloni prendendo la parola all’assemblea generale dove incontra e saluta il premier inglese Rishi Sunak, il cancelliere Olaf Scholz e il primo ministro ucraino Denis Shmyhal, c’è anche il cardinale e segretario di Stato vaticano Pietro Parolin. «Faremo la nostra parte per garantire all’Ucraina un futuro europeo», scandisce la premier tornando sulla promessa di adesione all’Ue fatta a Volodymyr Zelensky nella sua visita a Roma, poi si rivolge al presidente ucraino videocollegato: «L’intera Europa e tutto il mondo libero vi sono debitori». Non manca una postilla che sembra più rivolta a Roma che a Reykjavik e cioè lo sdegno per «una propaganda cinica che scambia l’invasione con la parola pace». 
 

L’ASSE ANTI-RUSSO

Due i risultati del Consiglio d’Europa riunito in Islanda entrambi rivendicati da Meloni. Un registro internazionale dei danni dell’invasione russa, utile a costruire una base legale per finanziare la ricostruzione del Paese est-europeo con i fondi congelati agli oligarchi russi (in Italia ammontano a 2,3 miliardi di euro). E un Tribunale speciale contro i crimini di aggressione, aperto all’adesione di Paesi terzi, anche questo con lo scopo di perseguire i crimini di guerra russi in Ucraina. Di entrambe le iniziative aveva accennato Meloni a Zelensky a Roma. «Sono contenta che abbiamo avuto un ruolo in questo momento, che diventa plasticamente importante per dire che non accetteremo che la forza del diritto venga soppiantata dal diritto del più forte».
 

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